Lorenzo Sonego ha perso contro Ben Shelton ai quarti di finale degli Australian Open, eppure forse è stato lui la vera sorpresa dello Slam. Nessuno si aspettava che arrivasse fin qui: “Mi sono divertito. E sono felice”, ha detto Lorenzo che ha lottato, come sempre. E, soprattutto sempre con il sorriso spontaneo che non lo abbandona mai. La tenacia è la caratteristica che tutti gli riconoscono, e tra loro c’è anche Gipo Arbino, colui che per 18 anni lo ha allenato, prima che il coach dell’azzurro diventasse Fabio Colangelo. Con Arbino però non abbiamo parlato solo del tennista, ma anche di Sinner, del malore e del rapporto con il coah Cahill (lascerà davvero?), delle due semifinali (Sinner contro Shelton e Djokovic contro Zverev), del medical time out chiesto da Nole ai quarti contro Alcaraz che sta facendo discutere e non poco. Ecco tutto quello che ci ha detto uno dei veterani del nostro tennis.
Gipo, tu che lo conosci così bene, come hai visto Sonego? Ti aspettavi che arrivasse fino ai quarti? Forse è più una vittoria che una sconfitta quella di Lorenzo.
L'ho visto molto bene, l'avevo già seguito in altri tornei, e l'ho visto piano piano riacquistare sempre di più il suo livello. Non dimentichiamoci che lui è stato 21° del mondo e altre volte era entrato nei primi 16 battendo top 10 e top 20. Mi ha fatto piacere rivederlo ben motivato e in forma. Mi aspettavo che questa partita se la giocasse come l'ha giocata. Conoscendo entrambi i giocatori, ero sicuro che poteva essere una partita dove la soluzione sarebbe stata su poche palle. Secondo me ha giocato molto bene, tatticamente studiata benissimo per togliere la possibilità a Shelton di spingere con il dritto. Gli ha rubato il tempo, quando aveva la palla di dritto è andato molto vicino al rimbalzo e ha giocato spesso il contropiede sul diritto di Shelton, dove lui è abituato ad aspettarsi l'accelerazione sul rovescio. Quindi molto bene. Anche nella fase di palleggio da dietro è stato più solido, poi purtroppo ci sono state delle sbavature nel gioco al volo e qualche errore di troppo che gli sono costati la sconfitta.
Tu ha trascorso 18 anni con Sonego, è davvero sempre così sorridente? Quel sorriso spiazza.
Lui è un bravo ragazzo, solare, ha proprio facilità al sorriso. Anche quando è in difficoltà, lui sorride per stemperare la tensione. È ovvio che negli ultimi anni è maturato, è diventato più uomo, però non ha perso questa serenità che ha di natura. Poi è sempre stato un grande lottatore e continua a dimostrarlo.
Forse è lui la vera sorpresa degli Australian Open? Le grandi aspettative erano su Berrettini e Musetti.
Bisogna considerare anche le caratteristiche degli avversari. Se hai la sfortuna di incontrare un giocatore che patisci, rischi anche, pur essendo testa di serie, di perdere al primo turno. Mi riferisco a Berrettini, ma anche a Musetti. Schelton non gli dà ritmo, e anche lì ha vinto perché ha giocato bene quattro o cinque punti nei momenti importanti, non ti fa palleggiare, fa delle cose straordinarie, ma fa anche tanti errori. È difficile entrare nel suo gioco. La sorpresa è stata sicuramente Lorenzo più di tutti, che ha saputo anche approfittare della mancanza di giocatori stellati come Medvedev. Però ha vinto delle partite difficili con giocatori emergenti e di qualità.
I quarti di finale tra Alcaraz e Djokovic stanno destando una certa polemica per il medical timeout chiesto da Nole. Cosa ne pensi?
Djokovic è un giocatore con grandissima esperienza e sa usare queste tattiche. Probabilmente avrà avuto un problema, ma l'ha un po' amplificato. È ovvio che con quel comportamento si può destabilizzare l'avversario, però penso che Alcaraz debba ormai avere il livello mentale e comportamentale per reggere anche questi momenti. Anche se pensi che non fosse del tutto infortunato, devi comunque trovare delle soluzioni. Io ho visto la partita, e secondo me Djokovic ha giocato veramente bene. Alcaraz invece sul cemento fa delle scelte troppo rischiose, un po' come Shelton.
Non ha giocato in modo frettoloso rispetto al solito?
Decisamente. È un giocatore che deve ancora mettere a punto la tattica sul cemento. Secondo me, in questo momento, i più forti su questa superficie sono Djokovic, Sinner e Zverev.
Si è parlato di tenuta mentale per Sinner, in relazione a un possibile attacco di panico durante la partita.
Il tremore alle mani può avvenire per vari motivi. È ovvio che un ragazzo come lui, così preparato, quando ha qualcosa di particolare o strano, può essere un po' spaventato. Anche la doppia interruzione, con il gancio della rete che si è staccato, lo ha aiutato a ritrovare la tranquillità. Penso anche che il medico che è andato in campo l'abbia aiutato, almeno questo è quello che ha detto lui, perché dava l'idea di essere molto preoccupato. Poi, rilassandosi, è rientrato in partita. Sono cose che possono capitare, soprattutto per il caldo e la tensione insieme. Era stupito che gli stesse capitando questa cosa. Lui è un ragazzo super preparato, non aveva certo timore di questa partita. È stato bravissimo, come sempre, a mantenere la calma, a farsi aiutare e a gestire bene i suoi colpi. È riuscito a venirne fuori. Perché in quei momenti puoi anche spaventarti e dire basta, invece lui ha retto.
C'è stata subito la battuta infelice di Rune.
Quello che dice Rune non è da prendere in considerazione. Purtroppo, in campo non è certo l'emblema della correttezza, e poteva risparmiarsela.
È come se da quando si è saputo del doping, tutti possano permettersi certe battute su Sinner.
Sì, quella cavolata della pomata, se ne parla sempre. Io mi sono subito schierato dalla parte di Sinner perché lo conosco benissimo e conosco anche l'integrità sua e di tutto il team. C'è stato un errore, ma lui non c'entra niente. Poi hanno dimostrato che, per quanto riguarda la prestazione, la percentuale di quella sostanza era ridicola.
Le due semifinali, cosa ti aspetti?
Secondo me Sinner è sicuro. Vedo bene Zverev, perché sta giocando alla grande. Con quel servizio e i campi veloci, è una partita dove c'è un 55% Zverev e un 45% Djokovic.
Un'ultima cosa, il rapporto tra Sinner e Cahill. Lui con grande innocenza si è lasciato sfuggire quella frase, e da lì si evince anche la genuinità del ragazzo. Ma come impatta sapere che il tuo allenatore a fine anno non sarà più al tuo fianco?
A me è piaciuto come ha reagito, ha detto che sì, gli è scappata quella cosa, però un anno è lungo e staremo a vedere. C'è un rapporto talmente favoloso tra loro, tra Cahill, che è una grandissima persona che ho avuto la fortuna di conoscere bene, e tutto il team che conosco altrettanto bene. Mi auguro che riescano a convincerlo a rimanere. Io penso che cercheranno di fare questo e me lo auguro, perché è un gruppo che funziona e Cahill ha un'importanza fondamentale. È molto presto per dirle se rimarrà o no. Lui è stato super corretto, l'ha voluto avvisare con anticipo. Però, come ha detto Sinner, l'anno è lungo, e io penso che vorrà fare di tutto per tenerlo.