Proprio ieri ho chiesto a mio fratello, che è avvocato, se potessi fare causa a coloro che mi scrivono “pu**ana” sotto i post sui social. Lui mi ha risposto sostanzialmente di no, perché se uso il corpo, quella definizione è una loro libera interpretazione del mio lavoro, vero o falso che sia, è un’interpretazione della fenomenologia di questo mondo. Ci sarebbe secondo me da fare una distinzione tra interpretazione e libera espressione: credo che ci si possa esprimere liberamente su una tematica, ma un po’ meno liberamente su una persona, però questa è un’altra storia. Nello sport, come nella vita e nella giurisprudenza, non tutto può essere controllato o può avere delle regole, molti casi sono a sé stanti, e non sempre esiste un giusto o sbagliato. Esiste la casistica che rende prezioso ogni frammento di essenza. Essere sessualizzati o lasciare che il pubblico ti sessualizzi, ha dei pro e dei contro, come in ogni cosa nella vita. Io, per esempio, lo sfrutto come creazione di personal brand, e operazioni simili sono state fatte anche da giornaliste o conduttrici sportive, e anche da alcuni sportivi famosi. I lati negativi sono certamente la probabile svalutazione del professionista in questione o lo spostamento del focus dalla sua performance al suo corpo. Che poi se il corpo c’è, perché non utilizzarlo al meglio? E, se è bello, come nel caso dei nuotatori inglesi, che guadagnano attraverso i loro account Of, perché non mostrarlo e monetizzarci? Vi spiego, se non si è dipendenti di azienda, ma si è imprenditori di sé stessi, come i talent liberi professionisti o gli atleti delle olimpiadi, il lavoro funziona così: crea un bisogno, crea un desiderio, e vendi la soluzione per soddisfarlo. Ce lo insegna pure di Caprio in the Wolf of Wall Street. Chi siamo noi per non attuarlo?
A parte che non c’è nulla di male ad essere fregni, e non c’è nulla di male anche ad essere soltanto belli, e questo potrà far rodere il cu*o a qualcuno, ma qualcuno doveva pur dirlo. Preferisco i boni e le bone scemi come la merda, che un intelligente che usa la testa per truffare, rubare e arrecare danni a persone o cose. Qui mi sembra di vivere in un mondo dove si ghettizza la sessualizzazione del corpo, e si è più clementi nei confronti delle brutture sociali. Se si ostracizzasse la maleducazione, la prevaricazione, la mancanza di rispetto, le bugie e la mancanza di chiarezza, in questo mondo, soltanto la metà di quanto viene ostracizzato un individuo sessualizzato o ritenuto tale, vivremmo decisamente in un contesto migliore. Qualche giorno fa mentre mi allenavo col mio personal trainer, mi ha chiesto spontaneamente se mi piacesse più Martinenghi o Ceccon. Io ho detto Martinenghi, mentre a lui piace molto di più Ceccon. Entrambi seguiamo benissimo lo sport, infatti parliamo di olimpiadi, europei, calcio in generale, ma è anche ok esprimere un giudizio soltanto sulla base estetica. Questo non toglie nulla agli atleti, né a chi fa questi discorsi.
È come dire che quando guardavo Holly e Benji sessualizzavo il cartone perché preferivo Julian Ross che mi ispirava di fare l’amore in maniera profonda vista la sua malattia al cuore. Poi, certo, qualche volta guardavo con occhi maliziosi anche le corse interminabili sul manto erboso di Mark Lenders con le sue maniche rivoltate, e provavo delle pulsioni, ma erano più sessuali che romantiche. Certamente i gemelli Derrick mi facevano cag*re, così come Mello, Denver e il chiattone Teo Sellers che erano inchiavabili, e quindi? Che c’è di male? Avevo sei anni e ragionavo così in termini di emozioni primordiali, senza classificare o dare un nome a ciò che sentivo. All’epoca non esistevano neanche i termini che utilizziamo ora, come “sessualizzazione”. Ma è certo che la sessualità è un impulso ancestrale, che lo vogliate o no, è qualcosa che, se si reprime, ci porterà all’estinzione della specie, alla fine della creatività. Ho studiato che alla base degli istinti sessuali c’è un’atavica esigenza di riproduzione e di perpetrazione della specie, ma poi taaac vengono i moralisti e vogliono appiattire le opinioni sessuamifere, boh, mi sembra un’idea che mi ricorda le bombe di Hiroshima e Nagasaki in termini di distruzione. Poi come funzionerebbe? Le donne non possono essere sessualizzate ma sugli uomini la sessualizzazione è meno umiliante? E per quanto riguarda Imane Khelif, perché non si parla di sessualizzazione?
La Khelif è stata ampiamente sessualizzata, ma nessuno ha letto il trattamento a lei riservato sotto la chiave della sessualizzazione? Perché forse non rispetta i criteri di donna attraente? Mi auguro che tutti coloro che hanno insinuato che la Khelif fosse uomo, si ritrovino nella stessa condizione del papà di Imane (costretto in tv a dover autentificare il sesso biologico di sua figlia) a dover parlare pubblicamente della sessualità dei loro adorati e desiderati figli maschi che immaginavano dover essere super machi e invece si ritrovano ad essere delle super chec*he, così lo capiscono una volta per tutte come ci sente ad affrontare reali problematiche di sessualizzazione. Resto dell’opinione che quando qualcuno dal vivo o per iscritto valica quello che per noi è il limite della nostra sessualizzazione, ci si può sempre avvalere di un sonoro vaffancu*o, indipendentemente dalla nostra posizione o professione. I buoni vecchi metodi per mettere a posto gli invadenti, non sbagliano mai. Quindi, come rimaniamo? Rimaniamo così: è giusto che un figo o una figa vengano apprezzati per il loro corpo, e questo con uno piccolo slancio di intelligenza base, non dovrebbe interferire con le capacità di essi di saper svolgere il loro lavoro di atleti o altro. Rimaniamo che se qualcuno ci tratta in un modo che per noi non è appropriato possiamo farlo presente assertivamente, ma se continuano il vaffa è d’obbligo. Rimaniamo che molti apprezzamenti non sono sessualizzazione e che in caso la sessualizzazione è un affare serio fatto di abuso, come il caso di Imane Khelif, di cui nessuno ha parlato in chiave di sessualizzazione. E rimaniamo anche che essere fregni è cosa buona e giusta ma che la sessualizzazione non fa sconti sulla mancata figaggine o presunta tale, e rimaniamo pure che potete sessualizzarci quanto volete, ma se uno ha davvero da dire o fare qualcosa, la sessualizzazione non sarà mai un limite, e in caso potrebbe essere anche un’esperienza per fare comunicazione e costruire un personal brand. Ecco a voi un altro tutorialino della Maestra Paolina Saulino, quando una sessualizzazione vista l’ora è già finita (sto scrivendo di notte) una nuova sessualizzazione è appena cominciata, si può trovare un modo per capire, per insegnare.