Il grande ex pugile Francesco Damiani è intervenuto sulla questione di Imane Khelif, la pugile presunta intersex che sta facendo discutere da prima ancora che battesse l’azzurra Angela Carini sul ring alle Olimpiadi di Parigi. Ma che cosa ne pensa “il gigante buono” del pugilato italiano? Impietoso e senza alcun dubbio dice che “abbiamo fallito. Inutile nascondersi dietro un dito. Non solo, le nostre punte di diamante sono uscite al primo turno, sono stati match equilibrati, ma il sistema di votazione è iniquo”. Anche sul caso Carini sembra non avere incertezze: “Pessima figura. Non so che cosa le sia scattato in testa, ma non puoi salire sul ring e abbandonare al primo cazzotto preso. E dire: “Mi ha fatto malissimo”. E quando mai i pugni in faccia sono carezze? C’è stato intorno al caso dell’algerina un polverone mediatico e politico che non ha aiutato. Angela era condizionata, ma so per certo che il suo allenatore le aveva consigliato di non farlo quel match, proprio perché non era tranquilla. Ma lei ha insistito e si è consegnata a quella figuraccia. Siamo all’Olimpiade, devi dare tutto. Come ha fatto l’ungherese nel match successivo. Spero che la Carini riparta cancellando questa pagina nera”.
Dopo aver annientato l’azzurra, sostenendo una tesi che in molti avanzano, ovvero che salendo sul ring si è consci di dover combattere e di non poter mollare dopo così poco, Damiani analizza anche il discorso dell’intesessualità della Khelif. Sulle pagine della Gazzetta dello Sport, infatti, aggiunge che “ha il testosterone sballato dalla nascita, che colpa può essere? L’ho vista combattere, non vedo questi vantaggi. Ha fame, cattiveria e voglia di emergere. Doti fondamentali nella boxe. Senza non vai da nessuna parte. Ha preso la medaglia, ma in semifinale può perdere dalla thailandese. Parte sfavorita”. Resta il fatto che le polemiche attorno al Cio non si plachino, che le evidenze scientifiche potrebbero esserci e che, come su MOW abbiamo sottolineato, basterebbe fare un un semplice test del dna, normalmente fatto in modo innocuo con un tampone salivare. Ma lo screening genetico è stato considerato discriminatorio e invasivo nel 1999, quando il Cio ha definitivamente abbandonato questo genere di analisi. E i risultati sono questi: tutti parlano, pochi sanno (o forse nessuno sa davvero) e nel frattempo una competizione potrebbe essere falsata (o, di contro, un'atleta potrebbe essere ingiustamente discriminata). Nel frattempo anche nel caso del nuoto nella Senna i francesi preferiscono andare "a sentimento" piuttosto che basarsi sulle evidenze scientifiche, ed ecco quindi i casi di Escherichia Coli proprio a causa delle gare di nuoto nella Senna...