Notti Europee, il programma della Rai che racconta gli Europei di calcio, ha un nuovo volto femminile che si sta facendo notare e no, non è la conduttrice Paola Ferrari. Si chiama Valeria Ciardiello ed è una giornalista di lungo corso, che non ha mai nascosto la sua fede juventina, cercando, però di rimanere obiettiva. Le abbiamo chiesto che cosa ne pensi di questi europei, chi sono le favorite per le due semifinali, quelle tra Spagna e Francia e Olanda contro Inghilterra. Chi è la vera avversaria della squadra di Luis de La Fuente? E, a proposito di europei, quanto mancherà un giocatore come Riccardo Calafiori alla Serie A, visto il suo probabile trasferimento all’Arsenal per circa 50 milioni? E Inter, Milan, Juventus e Napoli sono davvero le favorite? O c’è anche l’insidia della Roma di Daniele De Rossi? L’Inter ha l’x factor in più che si chiama Beppe Marotta? Poi non ha risparmiato dubbi sulla gestione rossonera di Fonseca, in un Milan che ha al momento anche un altro leader, non poco ingombrante: Zlatan Ibrahimovic.
Valeria, stai brillando a Notti Europee. Come è avvenuta la chiamata per essere nel parterre degli ospiti?
Devo ringraziare il direttore di Rai Sport Jacopo Volpi, è stato lui a volermi nel cast di Notti Europee. Ci conosciamo da diversi anni, ci sono sempre stati apprezzamento ed amicizia professionale tra noi. Non ha mai nascosto la sua stima nei miei confronti sostenendo che “le persone capaci vanno fatte lavorare”. Ha dato seguito al suo credo e di questo gliene sono molto grata. La mia collaborazione con Rai Sport è cominciata la scorsa stagione calcistica, quando Jacopo mi ha proposto di partecipare in qualità di ospite alla trasmissione Atuttocampo condotta da Marco Mazzocchi il venerdì in seconda serata su RaiDue. Doveva essere una tantum. Ma la complicità che si è creata fin da subito con il gruppo, insieme a me Tony Damascelli e Sebino Nela, ha fatto sì che venissi ingaggiata per l’intero campionato di calcio. Al termine della stagione calcistica, iniziando gli europei, è stato un proseguimento naturale.
Juventina dichiarata, gli esordi in tv e poi il debutto sull’emittente zembrata.
L’esordio vero per me è stato con Espn, che all’epoca gestiva il canale italiano Espn Classic. Dopo una serie di provini mi hanno scelto per condurre Protagonisti, il primo programma live per loro, dedicato alle interviste ai grandi campioni dello sport. Ho avuto la fortuna e il privilegio di intervistare uomini straordinari come Gian Luca Vialli, Marvin Hagler, Dino Meneghin e tanti altri. Da Espn sono passata a Sky Sport che acquisiva per la prima volta i diritti in toto per la trasmissione del campionato del mondo di calcio in Germania, era il 2006, anno in cui la nostra nazionale ha regalato un’emozione incredibile. È dopo questa esperienza che sono arrivata al canale della Juventus, Juventus Channel.
Come è successo?
La Juventus cercava il volto femminile per lanciare il suo canale tematico e mi hanno preso. Sono cresciuta in una famiglia di juventini, mio papà grande tifoso della Juventus, anche mio fratello. Mia mamma divideva il suo tifo tra la Juve e la Cremonese, per cui per me è stato naturale diventare juventina. Sono però orgogliosa di poter vantare amicizie sincere con tifosi interisti, milanisti, napoletani. Nell’immaginario collettivo la Juventus o la ami o la odi, ma io ho sempre cercato di andare oltre. La squadra del cuore non si cambia (è forse l’unica cosa che nella vita rimane uguale) questo però non deve limitare, anzi. Sono una fautrice del dialogo aperto tra tifoserie diverse, nel rispetto della storia e della tradizione. Per me il tifoso viene prima di tutto e di tutti. Sapete quanti sacrifici fanno i tifosi per la propria squadra?
Spagna contro Francia e Olanda contro Inghilterra. Chi vedi favorita? E che finale sogni?
Ti avrei risposto Spagna e Olanda, uso però il condizionale perché se c’è una squadra che può battere la Spagna è proprio la Francia e stasera credo che possa avere più chance di passare rispetto alla squadra di De La Fuente. Per l’altra semifinale, invece, ti dico Inghilterra. Penso che stia giocando per il proprio paese che sta attraversando una fase politica delicata (mi riferisco alla famiglia reale). Questo genere di spinte emozionali fa la differenza in tornei come un campionato europeo. Mi spiace che noi Italiani invece siamo poco toccati da questo tipo di spirito.
Dopo Notti Europee hai già dei progetti in cantiere?
Per ora no. Sono molto grata per quello che è arrivato televisivamente fino a oggi, ma rimango aperta a nuove opportunità. Sono convinta che prima o poi, con tenacia, sacrificio, lavoro ed etica, le opportunità arrivino per tutti. Siamo su questa terra per compiere una missione, a ciascuno il proprio talento ed il proprio spazio.
Sogni un tuo programma? Hai avuto difficoltà ad affermarti da donna?
Sì, mi piacerebbe moltissimo un programma tutto mio. Mi rendo conto che non è qualcosa di facilmente realizzabile, ma mai dire mai. Chi è ai vertici e decide, deve avere il coraggio di cambiare, il che non significa dimenticare il passato, ma compiere un passaggio (anche generazionale) studiato con criterio e rispetto del lavoro di tutti. Questo non vale solo in ambito artistico, ma in tutti i campi professionali. Come donna certo che ho avuto ed ho ancora molte difficoltà. Siamo ben lontani dalla parità di genere, anche se molti passi avanti sono stati fatti. Personalmente, amo lavorare in ambienti dove possono coesistere personalità femminili e maschili perché è il mix vincente. All’inizio c’è sempre reticenza nel farsi conoscere e accettare ma poi professionalità, competenza ed educazione ripagano sempre. Oggi come oggi è decisamente più facile per me rispetto ad un tempo. Evidentemente ho trasferito l’idea che “con me si può lavorare”.
Da juventina sei felice dell’arrivo di Thiago Motta?
Da tifosa ti dico che sì, sono super contenta del suo arrivo. L’ho osservato, apprezzato e stimato durante la stagione sulla panchina del Bologna, non ha sbagliato un colpo. Bravissimo. Quello che mi ha colpito particolarmente di lui è l suo modo di comunicare. Nelle conferenze stampa pre e post gara, durante le interviste, si è sempre presentato con sicurezza di sé e delle sue idee, autocritico quando necessario, si è sempre rivolto alla sua squadra e ai suoi giocatori con attenzione e ascolto. Chi comunica così significa che sa esattamente cosa sta facendo in campo (e fuori dal campo), e questo è sinonimo di autorevolezza, credibilità, conoscenza. Mi auguro che riporti la Juventus dove la sua storia le chiede di essere, riaccendendo entusiasmo e passione. Mi piacerebbe veder giocare “bene” la Juve. Se la Juventus è competitiva, ne guadagna l’intero campionato e l’immagine nazionale ed internazionale del nostro calcio. Poi, vinca il migliore. Ma se rimane vivo il campionato e riusciamo a imporci all’estero, è meglio per tutti, e i tifosi soprattutto.
E il Milan di Fonseca?
Ha molta strada da fare. Ci vorranno tempo e pazienza. È in corso una vera e propria rivoluzione e non credo che potrà tornare a vincere subito. Soprattutto, mi auguro che Fonseca riesca a trovare il “suo personale ruolo”, avendo accanto Ibrahimovic. Diciamo che Ibra è una figura “ingombrante”, può rivelarsi un compagno di viaggio sostanziale per Fonseca, come anche un limite alla sua capacità di esprimersi. Non me ne vogliano i tifosi del Milan, ma al momento tra le big è la squadra che vedo più indietro. In prima linea metto ancora l’Inter, poi Juventus, Napoli e Atalanta. A seguire il Milan. Su Roma e Lazio non mi esprimo ancora. Mi piace moltissimo Daniele De Rossi, l’uomo giusto al posto giusto, ma non so se gli daranno la squadra che merita per portare la Roma in alto, suo più grande desiderio.
In base invece al calciomercato chi ti sembra si stia muovendo meglio?
L’Inter per continuità e perché ha un Presidente tra i migliori manager del calcio in senso assoluto. Poi Juventus e subito dopo il Napoli. Le scelte di Conte di rafforzare la rosa con giocatori italiani la condivido particolarmente. Occhio al Como, è vero che è una neopromossa, ma può vantare uno staff tecnico e dirigenziale con nomi di assoluto rispetto che sapranno mettere in campo una squadra che ci regalerà qualche sorpresa durante la prossima stagione.
A proposito di italiani, Calafiori all’estero non è una perdita per il nostro calcio?
Istintivamente la risposta è sì, ma la penso diversamente e provo a spiegarti perché. Se il nostro movimento calcistico funzionasse davvero, a partire dai settori giovanili e dalla ricerca dei talenti italiani, non ci sarebbe nulla di male nell’andare a fare esperienza all’estero. Anzi, militare per qualche anno in Premier League, in Bundesliga o nella Liga Spagnola significherebbe imparare a giocare un calcio totale, dove flessibilità, sviluppo fisico, tecnica e capacità di confrontarsi con realtà diverse non farebbero che accrescere il valore dell’uomo prima di tutto e del calciatore poi. Purtroppo, però, in Italia non funziona così, quindi uno come Riccardo Calafiori, un talento puro, un giocatore giovanissimo ma già leader che sceglie l’estero è una perdita, a tutto tondo.
Prima hai nominato Vialli. Il miglior ricordo che hai di lui?
Il suo sorriso gentile. Ogni volta che ho avuto modo di intervistarlo o di collaborare con lui, si è sempre posto nei miei confronti con estrema educazione e con il sorriso gentile di un uomo d’altri tempi. Un vero signore. Mancano uomini come lui, non solo nello sport.