Pure più a Nord, oltre il canale della Manica, le richieste dei tifosi sono le stesse. Cambiano le latitudini, ma non il nucleo delle contestazioni: vedere le partite di calcio costa troppo, seguire la propria squadra rischia di diventare un privilegio. In Inghilterra, 116 gruppi di tifosi, attraverso un’iniziativa promossa dalla Football Supporters’ Association, hanno firmato una lettera alla Premier League per chiedere il “freezing” del costo dei biglietti delle partite casalinghe per due anni. Come riporta Miguel Delaney sul The Independent, si tratta di una delle manifestazioni di dissenso più partecipate della storia del calcio inglese. È l’altra faccia della moneta. La Premier è di gran lunga il campionato più ricco del mondo, nel 2023 circa 4,3 miliardi di sterline erano spesi dai club solo per gli stipendi, per non parlare delle commissioni prese da agenti e mediatori. Ma l’Inghilterra è anche terra del calcio spettacolare, degli stadi pieni, del pungo duro con gli hooligan. Un modello anche stereotipato. Nella lettera i tifosi parlano di valori: “energia allo stadio (‘atmosphere’), lealtà, devozione”. La direzione verso cui sta andando il calcio inglese, potrebbe sacrificare proprio questi valori. Da qui la richiesta di apertura di un tavolo a cui siedono sia tifosi che società, mettendo al centro la tutela dei supporters e rendendoli partecipi e informati sulla gestione dei biglietti. Sempre il The Independent ha condotto uno studio che ha calcolato che più del 50% dei ricavi viene speso in stipendi. Tanti soldi, in pochissime tasche.
“Ci si aspetta che i tifosi siano disponibili per molteplici possibili fasce orarie televisive, distribuite su più giorni, senza alcun riconoscimento dei costi extra o dei disagi che ciò comporta per i sostenitori”, si legge ancora nella lettera. A questo si aggiunge “l’impatto su coloro che hanno esigenze di accessibilità è ancora maggiore, dato il bisogno di pianificare trasporti e assistenza”. I tifosi inglesi, quindi, non ci stanno a rimanere schiacciati dagli ingranaggi di una macchina che punta ad andare sempre più veloce. Il costo medio dei biglietti, 37 sterline (42 euro circa), è troppo alto e rende “più difficile per i tifosi comuni, soprattutto le giovani generazioni e le ‘working-class’, assistere alle partite”.
In estate, quando l’Inter ha lanciato la campagna abbonamenti sui social, tantissimi tifosi hanno contestato l’ennesimo aumento dei costi per ogni settore dello stadio, dalla curva alla tribuna. Al crescere delle spese del club, crescono anche i prezzi dei biglietti. Un circolo vizioso inevitabile, se le società vogliono competere ai massimi livelli. Il problema è che a farne le spese sono coloro che la squadra la seguono da sempre, o le famiglie che non si possono permettere una giornata allo stadio. Serve scegliere: chi vogliamo allo stadio? Affezionati, consumatori o turisti? È stato uno dei messaggi più duri mandati dagli ultras. I membri della curva Sud del Milan qualche settimana fa hanno denunciato via social l’aumento ingiustificato del prezzo del biglietto per la curva ospiti allo stadio di Parma, sottolineando anche l’inadeguatezza delle modalità di vendita. Tifare costa. L’organizzazione di trasferte e coreografie non sono cose scontate. Il supporto e la passione non si svendono. Lo dicono in Italia, lo ripetono in Inghilterra.