Adriano Panatta non le manda a dire e si scaglia con decisione contro la Wada per la squalifica di tre mesi inflitta a Jannik Sinner nel caso Clostebol. “È fuori di dubbio che sia stata la scelta migliore perché con la Wada non sai mai cosa può succedere e, soprattutto, quanto sarebbe potuta durare la vicenda” ha dichiarato alla Domenica Sportiva. L’ex campione azzurro non nasconde il suo sdegno: “Trovo questa vicenda una cosa orrenda. Non ne hanno fatta una giusta. Sinner era stato dichiarato innocente dall’Itia, che è l’ente più preparato per giudicare, e la Wada che fa? Ricorso per negligenza. Secondo loro, Jannik avrebbe dovuto controllare il suo team come un investigatore, ispezionare i bagagli, evitare di bere dalla stessa bottiglia del preparatore, ma vi rendete conto? È ridicolo”. Panatta poi rincara la dose, sottolineando l’assurdità della situazione: “Siamo tutti d’accordo che almeno i tre mesi gli abbiano evitato guai peggiori, ma la cosa fuori dal mondo è che nel 2027 questi ‘reati’ non saranno più punibili. E allora perché perseguitarlo adesso? Cosa cambia da qui a due anni?”. L’ex tennista azzurro attacca anche le limitazioni imposte a Sinner durante la sospensione: “Non si può allenare nei campi federali. E perché? Perché può contagiare gli altri? Ma che razza di regola è questa?”.
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Infine, l’affondo definitivo contro la Wada: “Andrebbe eliminata, ha fatto solo danni. Dopo il disastro con i nuotatori cinesi alle Olimpiadi, ha dimostrato di essere un’organizzazione incapace e inaffidabile”. Però la chiosa di Panatta è sui veri vincitori di questa vicenda: “Lo sai chi sono? Gli avvocati di Sinner perché hanno fatto un lavoro straordinario. Molti giocatori meno famosi e con meno disponibilità di Sinner non si possono permettersi questo tipo di difesa. E questo è sbagliato: la vita è così perché chi non c’ha una lira si prende avvocati meno preparati, chi è ricco si può permettere i principi del Foro. Servirebbe che almeno nello sport questo assunto non esistesse: magari si potrebbe scegliere un team di avvocati di primo piano per tutti i tennisti e non solo a disposizione dei campioni più ricchi”, ha concluso.
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Daniil Medvedev, dal canto suo, ha espresso una speranza: che il caso Sinner possa aprire una strada affinché altri giocatori possano difendersi con più strumenti in futuro. “Spero che le prossime volte i giocatori saranno in grado di fare altrettanto” ha detto il russo. “Spero che ciò crei un precedente grazie al quale tutti avranno l'opportunità di difendersi meglio di prima. Altrimenti, se non sarà possibile, sarà bizzarro”. Medvedev sottolinea come la possibilità di raggiungere un accordo con la Wada sia stata possibile anche grazie alla potenza economica e legale del team di Sinner: “È un brutto segno se lui è l'unico a poterlo fare, ma è un ottimo segno se, dopo, tutti saranno in grado di farlo”. In risposta a queste problematiche, la Professional Tennis Players Association (Ptpa) ha annunciato un nuovo programma per garantire supporto legale gratuito ai giocatori accusati di doping o corruzione, per evitare che solo chi ha grandi risorse possa difendersi adeguatamente. Intanto, Sinner resterà fermo fino al 4 maggio, data in cui potrà tornare a competere, con l’Open di Francia all’orizzonte. Ma la vicenda lascia più di un interrogativo aperto sul sistema antidoping nel tennis.