Nakagami che mette due ruote sul verde e viene penalizzato perdendo l’acceso in Q2 è l’immagine di una MotoGP che sta andando sempre di più verso la Formula 1. Ed è una deriva: pericolosa e insopportabile. Perché quando regole, regolucce, misuratori e centimetristi diventano troppi - e pure determinanti - si finisce col restituire spettacoli tutt’altro che spettacolari. Anche perché poi vengono fuori i paragoni con i precedenti (vedasi Vinales nell’ultimo giro del GP di Andalusia) e con le decisioni differenti che non fanno altro che diventare benzina sui fuochi dei complottisti.
Aveva fatto un gran giro il giapponese del team di Lucio Cecchinello e le ruote sul verde le ha messe in un punto su cui tutto sommato il verde poteva pure non stare. Per un passaggio analogo sull’infernale verde è uscito dalla prima fila anche Pol Espargarò, che si è visto posizionato al sesto posto dopo essere passato sotto al traguardo con il secondo tempo. Nessuno sostiene che i piloti debbano essere autorizzati a tagliare o a fare traiettorie non consentite per recuperare decimi di secondo e neanche che le regole non sono importanti, ma che l’estremizzazione di sacrosante rigidità (quando hanno come scopo la sicurezza e la sportività) hanno come unica destinazione la noia assoluta. Con la “pippa del verde” - e similari - nella storia della MotoGP non avremmo visto imprese epiche e fasi di gara consegnate alla storia (giusto per fare un esempio: il sorpasso di Rossi su Stoner al Cavatappi). Se la MotoGP diventa una roba da “chiediamo al notaio” e da funzionari degli uffici pubblici è la fine. E dopo le qualifiche di oggi a Brno ci siamo ancora un pochino più vicini.
DUCATI, SENZA PAROLE!
Chi invece è lontanissimo, non dalla noia, ma dalla serenità che serve ad un pilota per fare bene è Andrea Dovizioso. Il forlivese è un freddo, un ragionatore, ma l’espressione del suo viso dopo le fallimentari qualifiche di oggi ha lasciato trapelare un cedimento di nervi. Le cose non vanno bene e forse il problema non è la moto, ma più probabilmente tutti i balletti e controballetti sul rinnovo del suo contratto. Brutta storia, perché senza Marc Marquez la Ducati e Andrea Dovizioso avrebbero dovuto sentirsi quasi investiti della responsabilità di andare a vincere il Mondiale. Più facile da dire che da fare, sicuramente, ma a testa bassa per non guardarsi negli occhi nessun matrimonio va più lontano dell’oggi e le pause di riflessione (aspettiamo tre gran premi e poi decidiamo) sono da sempre la soluzione meno efficace di ogni rapporto. Se a questo aggiungiamo che davanti a tutti ha messo le ruote Joahnn Zarco, il più impensabile dei ducatisti e con la più impensabile delle Ducati, la situazione si complica ancora di più. Unica nota positiva, visto che anche Jack Miller ha deluso e che Francesco Bagnaia ha dovuto fare i conti con una tremenda sfortuna, è arrivata da Danilo Petrucci. Lui e la sua Ducati, almeno, hanno messo le ruote tra i primi dieci. Ma, certo, non può bastare.
APRILIA E KTM, LA RISCOSSA DEI CALIMERO
Se Ducati si lecca le ferite, l’altro team ufficiale italiano, invece, ha di che essere contento. L’Aprilia di Espargarò partirà dalla quarta casella della griglia e l’abbraccio (virtuale causa Covid19) tra Fausto Gresini, Massimo Rivola e gli altri nel box di Aprilia è stata l’unica vera gioia di giornata per i colori nazionali in questa giornata di Qualifiche della MotoGP. Guardando fuori dai confini nazionali, invece, molto bene anche KTM: già detto dell’altro Espargarò (sesto, ma con un tempo che gli sarebbe valso la seconda piazza), Binder è riuscito con una zampata a entrare nelle Q2, portando tra “quelle che contano” entrambe le moto del team austriaco, sempre più in crescita e sempre più preso a modello anche da chi è nel motomondiale da molto più tempo.
HONDA, L’AMBIGUITA’ CAPOVOLTA
Uno dei team che c’è praticamente da sempre è, ad esempio, la Honda. Con l’uscita di scena di Marc Marquez, costretto a finire sotto i ferri per aver aperto una finestra (dopo tutto il resto che conosciamo, però), la squadra corse della casa giapponese sta vivendo il paradosso dei paradossi. Basta pensare che il sostituto di Marquez, rispolverato in fretta e furia e da tempo lontano dalle corse, Stefan Bradl, è riuscito a qualificarsi meglio dell’altro pilota ufficiale: Alex Marquez. Praticamente in Honda il passato già archiviato fa meglio del futuro (già contrattualizzato). A risollevare il morale le prestazioni di Nakagami (che però come detto non ha raccolto quanto seminato) e di Cal Crutchlow, protagonista di una nuova caduta, ma comunque tra i primi dieci e con il dolore dovuto al recente intervento chirurgico allo scafoide che sembra cominciare ad offrire tregua. A proposito: Cal Crutchlow è il pilota che Honda ha deciso di sacrificare, non rinnovandogli il contratto per l’anno prossimo, ma paradossalmente è anche quello che ha portato più avanti in griglia una Honda.
YAMAHA, SARA’ LA PAURA DI VINCERE?
La Yamaha più avanti in griglia, invece, è quella di Fabio Quartararo, ma il francese, pur avendo centrato un gran tempo, non è sembrato lo stesso di Jerez. Meno pulizia nella guida (ma la colpa potrebbe essere anche dell’asfalto di Brno) e tanto nervosismo. Già ieri il leader della classifica mondiale aveva più volte mostrato segni di insofferenza. Poi, oggi, tutto sembrava girare per il meglio, ma a fargli perdere la pazienza ci ha pensato Aleix Espargararo, che gli stava alle costole per prendergli la scia. Un pilota che punta al mondiale non dovrebbe lasciarsi condizionare o, peggio, sentirsi provocato. Perché poi si finisce per sbagliare, come dimostra la caduta rimediata nell’ultimo giro lanciato. Non è successo niente, perché Quartararo partirà comunque dalla seconda piazza, ma chi coltiva ambizioni di iride dovrebbe avere più freddezza. Un altro che non ce l’ha è Maverick Vinales, solo quinto, beffato dai calcoli nei box e rimasto fuori dalla possibilità di fare un ulteriore giro veloce. Chi, invece, ha potuto farli tutti i giri veloci è stato Franco Morbidelli, in sella alla Yamaha Petronas, ma non sono stati abbastanza veloci. O, almeno, non quanto ci si aspettava da un pilota che ha sempre avuto il miglior passo, che aveva dominato le libere e su cui, inutile nascondersi, tutti avrebbero scommesso per la pole position. Qualcosa non è andato come avrebbe dovuto, ma per Morbidelli è comunque terza piazza. Che non è affatto male, ci mancherebbe. Stesso discorso di Franco Morbidelli si potrebbe fare per Valentino Rossi: il campione di Tavullia ha avuto un gran passo, ma è mancato sul giro secco non riuscendo a fare meglio del decimo tempo e con la MotoGP di oggi partire dalla decima piazza (quando si ha sul polso un passo da primi della classe) rischia di essere compromettente per la gara.