Daniele Scardina è un ex pugile milanese. Ha 32 anni. È stato campione europeo silver dei pesi supermedi (categoria al limite dei 76.2 chilogrammi), campione Wbo intercontinentale e IBF internazionale, ma soprattutto è l'uomo grazie al quale il pugilato ha avuto una, seppur lenta, crescita mediatica in Italia negli ultimi 6 anni, da quando insieme al suo management Opi Since 82 la nobile arte è approdata su Dazn, con il supporto iniziale della promotion inglese Matchroom Boxing di Eddie Hearn, tra le più influenti a livello mondiale. Abbiamo scritto di Daniele in due occasioni su MOW: quando conquistò il titolo europeo silver contro Nunez nel febbraio 2021, e quando ha perso contro Giovanni De Carolis a maggio 2022, in un incontro clamoroso e cruciale per la boxe italiana, che ha riempito l’Allianz Cloud di Milano con 5mila spettatori, tutti avvolti dall'adrenalinico confronto tra “King Toretto” Scardina e il romano De Carolis, vincitore per Ko tecnico alla quinta ripresa. Daniele è un bel ragazzo. Tatuaggi, lineamenti decisi un filo sudamericani (forse sono le sue origini, mezze tarantine e mezze siciliane), spalle possenti da pugile. Ha sudato ogni centimetro di successo ottenuto. Ha mollato l'Italia per gli Usa alla ricerca dell'american dream fatto di guantoni e bende sudate, vivendo al limite della soglia di povertà prima a New York e poi a Miami, dove si allenava presso la 5th Street Gym, che fu la palestra anche di Mohammed Ali e tanti campioni indimenticabili. Purtroppo, un anno e mezzo fa, il 28 febbraio 2023, Daniele Scardina ha subito un grave incidente durante uno sparring (allenamento propedeutico al match in cui i pugili di una palestra si allenano sul ring, simulando un vero incontro), che gli è costato una bruttissima emorragia cerebrale. Ha rischiato la morte, è rimasto in coma per settimane, si è svegliato e ha iniziato un percorso di riabilitazione. Ha abbandonato l'attività pugilistica e ha aperto un negozio di abbigliamento nella sua Rozzano, comune alle porte di Milano. Sta lentamente tornando alla vita normale, come ha raccontato in una recente intervista a Sport Mediaset.
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La storia di Daniele ci insegna tante cose, ma sostanzialmente il lascito che ci dà è uno: la boxe non è solo uno sport, ma uno stile di vita. La boxe ti insegna a non demordere. A lottare sempre. Le sconfitte che subisci in una carriera da fighter non sono come i risultati negativi di una squadra di calcio, che può rifarsi la settimana successiva: il peso dell'insuccesso è tutto sulle tue spalle, non puoi cercare la colpa all'esterno, deresponsabilizzarti, sviare, nicchiare. I pugni li prendi in faccia, ma a testa alta. Ma come diceva Alì, tutti possiamo cadere al tappeto, è ok. Solo che poi bisogna rialzarsi. E anche lì, non tutti ci riescono. Daniele Scardina ha imparato bene le parole di The Greatest e sta lottando con tutte le fibre del suo corpo e della sua mente per risollevarsi e tornare ad una vita normale. Sempre con un sorriso, perché si sente comunque benedetto da Dio per essere vivo, in una situazione in cui altrimenti sarebbe potuto morire.
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L'altra lezione, palese e impattante, che la storia di Daniele ci lascia, è che la boxe non è uno gioco. Si gioca a calcio, a tennis, a basket. Alla boxe non si gioca. È uno sport di rischio, specialmente ad alto livello. Chi sale sul ring coi guanti da dieci once fa a cazzotti per più di mezz'ora negli incontri titolati. Trentasei minuti di colpi al fegato, allo stomaco, sulla mascella, sulle tempie, sul naso. È uno sport che può portare a delle conseguenze irreversibili. Per questo è triste vedere che tanti pugili, in Italia, non riescano a godere della giusta retribuzione economica e di un'agiatezza corrispettiva ai sacrifici, alle fatiche e ai dolori che sperimentano nelle loro carriere. La dieta, la fisioterapia, gli sparring intensi, gli allenamenti al limite della resistenza umana. Io considero tutti i pugili degli eroi: dai campioni del mondo ai mestieranti che girano il paese per millecinquecento euro a match in cui sostanzialmente collaudano i prospect emergenti. Tutti, siete tutti dei fottuti eroi moderni.
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La boxe in Italia è uno sport davvero per pochi. Spesso ci si fanno guerre intestine e interne che rallentano la crescita del movimento. Il pubblico è acerbo, tanto critico quanto poco incline a supportare davvero gli atleti acquistando abbonamenti per piattaforme streaming che trasmettano i loro match e riempiendo i palazzetti negli eventi. Ma loro, i pugili, e tutti gli addetti ai lavori che gravitano intorno ad essi (manager, allenatori, cutmen, giornalisti, content creator), continuano a crederci. Perché alla fine è quella l'essenza del pugilato: avere fede e spingere al massimo, affinché ciò che desideri si trasformi in un successo concreto. E in una cintura da stringere in vita. Daniele Scardina, in tutto questo, ha solo un sogno: tornare a camminare e portare la sua famiglia in vacanza a Formentera. Sei un grande pugile, Daniele, e non vediamo l'ora di rivederti nel pieno delle forze.
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