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Marc Marquez “fit” dopo l’intervento.
Come reagiranno gli avversari?

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

23 luglio 2020

Marc Marquez “fit” dopo l’intervento. Come reagiranno gli avversari?
La battutaccia: “Se Marquez appena varcate le porte di una clinica ortopedica va a Jerez e fa podio, per tutti gli altri si apriranno le porte di una clinica psichiatrica”

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Quella nel sommario è la battuta postata da un lettore a commento di un nostro articolo. All’inizio abbiamo sorriso: freddura simpatica e chapeau! Poi, però, ci siamo messi a pensarci sul serio. E vuoi vedere che non era una battuta? E ce la siamo ripetuta: “Se Marquez appena varcate le porte di una clinica ortopedica va a Jerez e fa podio, per tutti gli altri si apriranno le porte di una clinica psichiatrica”. Perché è vero che i piloti non sono nuovi a recuperi che hanno il sapore dei mezzi miracoli, ma questa volta non ci credeva proprio nessuno. E nell’aria c’è già odore di epica. Qualcuno potrebbe obiettare che fino a martedì c’era il serio sospetto che, oltre alla frattura dell’omero, Marquez avesse riportato una lesione anche al nervo radiale e che, ora che questa eventualità è scongiurata, il 93 che scenderà in pista domani non fa nulla di più eroico di quanto già fatto, ad esempio, da Jorge Lorenzo nel 2013 ad Assen. Vero, tutto verissimo!

Ma Marc Marquez questo Mondiale ce l’ha in tasca più di quanto lo avesse Lorenzo allora, costretto a rischiare il tutto e per tutto per non perdere definitivamente le ambizioni di campionato. Qui, invece, il Cabroncito nei pochi giri compiuti domenica a Jerez ha già avuto modo di prendere coscienza di potersi permettere anche di lasciare qualche punto per strada. La matematica, come già visto, sarebbe stata dalla sua parte anche se avesse deciso di saltare il GP di Andalucia e presentarsi senza rischi eccessivi a Brno nel primo Gran Premio di agosto. Invece ha voluto esserci. Per forza. A tutti i costi. E, probabilmente, anche con grandi sofferenze fisiche. Ma allora perché una scelta così rischiosa?

Perché è un pilota ed è nato per correre, perché è un vincente ed è nato per vincere ed è l’unica cosa che conta; questa è la risposta romantica. E poi c’è pure la risposta sportiva:  per distruggere gli avversari. Ecco perché la battuta sugli altri che ambiscono al titolo che finiranno in una clinica psichiatrica non è solo una battuta. Marquez questo lo sa, vuole lanciare un messaggio chiaro a tutti: non intende lasciare alcuno spazio a nessuno. E c’era da immaginarselo da uno che recentemente ha dichiarato: mio fratello è la persona che amo di più al mondo, ma in pista sarà solo uno da battere a qualunque costo. Non è vincere il nono, con l’appuntamento che poteva anche essere rimandato, ma imporsi e minare le sicurezze di tutti gli altri. Riuscirà, dunque, a tenergli testa solo chi saprà fregarsene di una pressione psicologica così forte. In questo, forse, l’unico abbastanza esperto e freddo tra i candidati al titolo è Andrea Dovizioso. Quartararo e Vinales hanno, infatti, già dimostrato in passato di subire ancora un po’ l’emotività e dovranno saper far parlare la pista, anche con Marquez lì, a dare fastidio, pronto a stringere i denti per mostrarli feroce. Per il momento la certezza è una sola: sarà pure un mondiale condizionato, ci saranno pure poche gare e senza pubblico, ma - se alla vigilia della seconda le emozioni sono già state così tante – nel prossimo futuro avremo da godercela di brutto.

Anche perché di commento in rete ne abbiamo trovato pure un altro: “Se Marquez domenica sale sul podio è una leggenda, se finisce la gara è un eroe, se partecipa un coraggioso. Ma se si fa male cosa sarà?”

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