La Nazionale maschile di volley inizia il Mondiale delle Filippine da campione in carica. Una posizione “scomoda”, in cui la pressione è maggiore. Luigi Mastrangelo, ex centrale dell’Italia, tre volte medagliato alle Olimpiadi e tre volte campione europeo, sa di cosa stiamo parlando. Fondamentali, ci dice, saranno le riserve. Ma chi sono le Nazionali da battere? E come ci arrivano gli azzurri? Seguiranno l’esempio dell’Italia femminile?

Luigi Mastrangelo, la Nazionale femminile arrivava al mondiale dopo un’Olimpiade vinta, quella maschile, pur non essendo arrivata a medaglia a Parigi, inizia la competizione da campione in carica: come si fanno a trovare motivazioni?
Velasco l’aveva detto subito: la squadra era si era preparata a questo Mondiale come se avessero perso tutto fino ad oggi, allenandosi ogni giorno sempre al massimo. Nella loro testa non erano campionesse olimpiche, lui ha impostato il lavoro come se non avessero vinto nulla. Questo è quello che io gli ho sentito dire e credo che sia stata la chiave per mantenere alta la motivazione. Per gli azzurri difendere questo Mondiale non è semplice, soprattutto perché sono venute fuori squadre forti. È più difficile per la Nazionale maschile, ma sicuramente De Giorgi sarà lì a tenere alta la tensione, ma sempre con la consapevolezza che ci sono squadre, come Brasile e Polonia, che sono anche superiori all’Italia. Nella femminile invece la squadra da battere eravamo noi, quindi è stato diverso.
La nazionale femminile aveva la forza del gruppo, però alcune individualità sono state evidenti. Chi sono in questa nazionale maschile i capisaldi?
Il leader indiscusso è Giannelli, capitano e palleggiatore. Solitamente i leader sono quelli che fanno più punti, lui da palleggiatore gioca per gli altri e può trascinare la squadra. Insieme a lui dico sicuramente Michieletto. Peccato per Lavia che è fuori. Credo molto in Kamil Rychlicki.
La preparazione mentale a questi grandi appuntamenti è cambiata rispetto a quando giocavi tu?
L’Italia, sia maschile che femminile, le pressioni le ha sempre avute. Dai miei tempi, da quelli prima, dalla generazione dei fenomeni fino ad oggi: l’Italia si è sempre presentata con l’obiettivo di arrivare in finale o a podio. Quando vai a tutte le manifestazioni per vincere, le pressioni ci sono sempre. Credo sia cambiato poco: la preparazione è sempre stata quella. Quando sei quasi obbligato a vincere, è più difficile.
Qualcosa che nella preparazione a questi eventi il pubblico non vede ma che è fondamentale?
Ci sono aspetti che rimangono dentro lo spogliatoio, nei ritiri. Sono cose che sanno solo loro della squadra. Il pubblico vede solo il campo e le 36 partite di fila vinte dalle azzurre. Il segreto è dentro al gruppo ed è giusto che rimanga lì.

Lucchetta ci ha detto che Velasco è più come un nonno: il padre ha autorità, il nonno ha anche fascino. De Giorgi che sensazioni ti trasmette come allenatore?
Il nonno ha pure la saggezza. Ho avuto il piacere di avere De Giorgi sia come compagno che come allenatore. È una persona che, oltre a motivarti, ti trasmette la sua esperienza e il suo vissuto. Vedo in De Giorgi un nonno come Velasco (ride, ndr). Saprà sicuramente dare alla squadra ciò di cui ha bisogno.
E poi serve valorizzare il gruppo, non solo i titolari.
Soprattutto le riserve, perché hanno un ruolo decisivo nella preparazione. Negli allenamenti ci sono il sestetto base e le riserve, ma la vera fortuna dei titolari sono proprio loro: più si impegnano, più cercano di mettere in difficoltà chi parte dall’inizio, e più ne beneficia la squadra. Se il gruppo si allena bene e vince, il merito è in gran parte delle riserve, che vanno motivate persino più dei titolari.
Il futuro della nazionale femminile è in buonissime mani. Secondo te lo stesso vale per la maschile?
Assolutamente sì, la femminile ha un gruppo importante e solido, grazie anche a Velasco. La parte fondamentale l’ha portata lui. Erano già forti, poi con il ritorno di alcuni elementi e il lavoro di Julio questa squadra è diventata la più forte. Dall’altra parte, la maschile ha fatto lo stesso: appena riunito il gruppo hanno vinto un Europeo e poi un Mondiale. È una squadra giovane, con una media di 22-23 anni. Anche se ultimamente hanno vinto meno, perché la Polonia domina, hanno un futuro importante davanti. Per i prossimi anni saranno sempre in testa.

