Due vittorie. Tanto basta, ora, per entrare nella storia. Lorenzo Musetti è in semifinale agli Internazionali d’Italia e sogna il suo primo titolo Masters 1000 dopo una stagione sulla terra battuta che lo ha consacrato. Finale a Montecarlo, semifinale a Madrid, e adesso una Roma che lo acclama come mai prima. “Mi sto godendo ogni partita. Finalmente sento di appartenere a questo livello”, ha detto Lorenzo dopo la vittoria su Daniil Medvedev, battuto 7-5, 6-4 con classe e coraggio. Una prestazione che lo ha portato a quota 13 successi sul rosso nel 2025, più di chiunque altro sul circuito Atp. Ora c’è Carlos Alcaraz, ancora lui. Lo spagnolo lo ha già battuto quattro volte su cinque, compresa la recente finale del Montecarlo Masters. Ma Musetti è cambiato: “Mi sento più centrato, più continuo. So che con Carlos sarà durissima, ma sono pronto a giocarmela fino in fondo”. A crederci, però, non è solo lui. Anche Riccardo Piatti, ospite alla Tennis Channel, ha detto la sua: “Lorenzo è un talento italiano puro. Ha bisogno della famiglia, dell’equilibrio. Ora deve porsi l’obiettivo di vincere uno Slam. E ha tutto per farlo”.

L’equilibrio, appunto. Quello trovato fuori dal campo, con una famiglia giovane ma già fortissima. A Montecarlo le lacrime dopo la vittoria erano per loro. Per Veronica Confalonieri, sua compagna, e per Ludovico, il figlio di 14 mesi che Lorenzo coccola nella players lounge subito dopo gli allenamenti. “Finalmente ha imparato a credere in sé stesso”, racconta Veronica. “Per anni si è sentito dire che era bravo ma incostante, che mancava qualcosa. Adesso ha capito che è tra i migliori, e lo vive con serenità”. La loro è una famiglia che si muove con il tennis. “Lui non pensa solo a me e al bambino. Si interessa ai miei genitori, a mia sorella, ai nipoti. È generoso, è uno che ha bisogno degli affetti per stare bene”. Quando seppero che sarebbe diventato padre, Lorenzo aveva 21 anni. “Gli ho parlato chiaramente, non volevo che pensasse fosse un obbligo. Gli dissi: ‘Solo se lo vuoi davvero’. E lui mi ha risposto: ‘Io voglio stare con te per sempre. E un figlio lo desideravo da prima di sapere che lo stavamo aspettando’”. Veronica ha sei anni più di lui, ma il loro rapporto è paritario. “Non mi sono mai sentita la ‘più grande’ in senso gerarchico. Non gli do sempre ragione, ma ci confrontiamo. Lui è testardo, e un po’ permaloso. Ma è anche un papà dolcissimo. Ludovico ha preso da lui il sorriso”.

Accanto a Musetti, nella famiglia allargata, c’è Simone Tartarini, il coach di sempre. “Tutte le volte che qualcuno lo ha sminuito, Lorenzo ne ha sofferto. Nessuno lo conosce come Simone. Ora con loro c’è anche Corrado Barazzutti, e magari un domani ci sarà anche un altro coach. Ma la base resta: Lorenzo e Simone”. Il confronto con Jannik Sinner non lo disturba, anzi. “È il primo a gioire per Jannik”, spiega Veronica. “E allo stesso tempo, lo stimola a fare meglio, a salire anche lui. Con i suoi tempi, con i suoi equilibri. Ma oggi, per la prima volta, lo vedo davvero convinto di potercela fare”. Venerdì 16 maggio, sul Centrale del Foro Italico, sarà di nuovo sfida con Alcaraz. “È una partita che tutti aspettano. Ma io penso solo a dare il massimo, come ho fatto finora. Se riuscirò a esprimere il mio tennis, potrà succedere di tutto”, dice Lorenzo. La finale a Roma è lì, a un passo. “Sarebbe un sogno. Giocare davanti a questa gente, con questo affetto... me lo ricorderò per sempre”, racconta ancora. “Se lo merita. Perché con il suo tennis non ti annoi mai. Il rovescio, le smorzate, i colpi fuori dal copione. È uno spettacolo”.