Lorenzo Musetti “ci ricasca”. Ma stavolta il deja-vu non è sinonimo di caduta, è la conferma di una risalita che ormai fa rumore. Ai quarti degli Internazionali di Roma torna ad affrontare Alexander Zverev, uno di quei nomi che fino a poco fa sembravano troppo grandi, troppo strutturati, troppo solidi per il suo tennis elegante, rischioso, sfrontato. Ma adesso no. Adesso Musetti è uno che ci arriva con tredici vittorie sulla terra nel 2025. Uno che ha battuto Medvedev senza perdere un set. Uno che, soprattutto, comincia a far vacillare anche le definizioni. È o non è un top player? Daniil Medvedev, dopo aver perso 7-5, 6-4 contro di lui, ha risposto con franchezza: “Gioca molto bene sulla terra, e penso che lo abbia sempre fatto. La vera domanda è perché prima non sia mai arrivato in fondo a un torneo importante. Ma io non lo avevo ancora affrontato sulla terra, quindi difficile rispondere. Quello che posso dire è che adesso è un top player. Bravo a lui”. L’elogio non è scontato, soprattutto se arriva da uno che sul cemento lo aveva già battuto due volte, ma che ora ammette di non saperlo più mettere in difficoltà quando la superficie diventa rossa.

Medvedev ha provato a spiegarlo così: “Sul cemento sento di avere le armi per infastidirlo. Sulla terra no. Cerco di cambiare strategia, ma questo significa che ci saranno momenti in cui io calo e lui no. E lì la partita la perdi”. Nessun dramma, nessuna scusa. Solo la constatazione che Musetti non è più il talento intermittente di ieri. È un giocatore cresciuto, più solido, più presente. Uno che ha già giocato una finale a Montecarlo, una semifinale a Madrid e che a Roma si è presentato con la stessa sicurezza di chi sa che può fare strada. Fino in fondo. Anche perché nei precedenti con Zverev, è avanti 2-1. Lo ha battuto alle Olimpiadi nei quarti di finale, in due set tiratissimi, e poi di nuovo a Vienna, in rimonta. Due vittorie pesanti, entrambe nel 2024, che raccontano più di mille ranking. L’unico successo del tedesco risale al 2022, a Madrid, in un match mai davvero giocato (ritiro di Musetti sull’1-0). Adesso Zverev sembra in ripresa, ha vinto tre match convincenti a Roma, ha ritrovato potenza e pulizia, ma resta vulnerabile. E Musetti lo sa.

Intanto il mondo del tennis comincia a fare i conti con questa nuova versione di Lorenzo. Un giocatore che non ha più solo il rovescio a una mano da manuale, ma una tenuta mentale finalmente degna dei suoi colpi. Un giocatore che ha imparato a scegliere quando rischiare, che sbaglia meno, che sta dentro il match anche quando il punteggio si fa sporco. Uno che Medvedev guarda e dice: “Può arrivare in finale. Forse anche vincere il torneo”. Il punto è che non ci crede solo Medvedev. Ci crede il pubblico del Foro, che lo spinge come mai prima. Ci crede Musetti stesso, che non ha più paura di stare là, tra i grandi. E adesso tocca a Zverev, di nuovo. Ma stavolta, il campo dice che non è più solo una prova per Musetti. È un’occasione per dimostrare che la domanda, forse, non ha più senso. Perché il top player, a questo punto, lo è già.