Il grosso del lavoro lo fanno le mamme e i padri stanno sempre un po’ un passetto indietro. E poi la Festa del Papà non se la fila mai nessuno e non va mica bene. Su MOW è il caso di non farla passare inosservata, magari intervistando ogni anno il babbo di qualche pilota, magari proprio il babbo del campione del mondo. L’anno scorso l’avevamo pensata così prima di mettere mano a smartphone e registratore per chiamare Pietro Bagnaia. Ci aveva raccontato delle sfide in cucina con Pecco, di come non fosse cambiata la vita dopo la vittoria del titolo e del gran parlare che si faceva 12 mesi fa su una inesistente rivalità con Enea Bastianini. Tanto che poi avevamo intervistato pure il babbo di Bastianini, che ci aveva detto sostanzialmente le stesse cose, raccontandoci altri aneddoti del rapporto tra lui e suo figlio Enea. Format che aveva funzionato, quindi, da ripetere per l’anno successivo. Solo che non avevamo tenuto conto di una possibilità: avremmo rischiato di dover chiamare di nuovo Pietro Bagnaia. E è così che è andata, perché oggi, 19 marzo, Festa del Papà, abbiamo fatto la stessa identica cosa che abbiamo fatto 12 mesi esatti fa: rompere le scatole al babbo di Pecco. Che di cose ce ne ha raccontate già tante in questi anni, ma che comunque uno spunto nuovo lo trova sempre.
“L’anno scorso – ci ha detto col solito piglio ironico – vi avevo detto che con Pecco ci sfidavamo in cucina e che l’avrei battuto. Ecco, la prima notizia da dare è che invece m’ha battuto. Anzi, mi sono arreso perché è così competitivo da alzare sempre l’asticella. Ogni tanto mi manda foto di cose che cucina e niente: non c’è partita, mi tocca ammetterlo”.
E’ stato sempre così competitivo?
Dire che è competitivo è riduttivo. Però se fai il pilota di moto da corsa non è un gran difetto, dai
Non fa solo il pilota, ma da due anni è il migliore del mondo…
A volte mica mi sembra vero. E’ bellissimo tutto questo e per un padre è ancora più bello vedere che suo figlio ha realizzato il suo sogno e che ha la forza di spostare sempre un po’ più in là quel sogno.
Il famoso “appagamento del campione” è qualcosa che Pecco non rischia?
Ma va là: Pecco vuole vincere sempre
Diventare campione del mondo della MotoGP ti cambia un po’ la vita, esserlo due volte?
In verità non è cambiato molto. E’ il Pecco di sempre, almeno con noi in famiglia. Quello che è cambiato è che forse lo vediamo un po’ di meno, ma tutti questi impegni che ha fanno parte del gioco. Non è uno di quelli che correrebbe e basta, gli piace anche tutto il contorno. Tanti, soprattutto in passato, si lamentavano di interviste, eventi con gli sponsor, zero tempo libero e cose così.
Ci sono campioni che non hanno sopportato tutto questo...
Ognuno è come è. Magari a tanti altri tutto il contorno dava fastidio e avranno avuto le loro buone ragioni per lamentarsi. Io parlo di Pecco: lo vedo sempre entusiasta anche di tutto questo e dei vari impegni. C’è da dire, però, che forse rispetto al passato sono cambiate molte cose
Tipo?
Tipo che adesso i piloti hanno intorno persone che magari fanno un po’ da filtro, che selezionano gli impegni e che pianificano agende e orari. Sono persone molto capaci e figure importantissime
Da fuori, in effetti, si vede un ragazzo che sembra aver trovato una armonia perfetta su tutto…
E’ così. Fa le sue cose, si allena tantissimo, sta attento all’alimentazione e, chiaramente, ha sempre tutto molto organizzato, ma è quello che gli piace fare. Ci starà pure qualcosa che magari gradisce un po’ di meno, ma non me ne ha mai parlato. Di sicuro a non garbati affatto c'é l'atteggiamento che tanti hanno sui social, i classici leoni da tastiera.
Da poche settimane ha rinnovato il contratto con Ducati. Tu sei un uomo che viene dall’imprenditoria, ti ha coinvolto nelle decisioni, oppure il babbo fa “solo” il babbo?
Come in tutti i rapporti tra padre e figlio un confronto c’è stato. Ma non è un confronto su cifre, numeri o comunque legato alla parte più materiale. Semplicemente si è parlato, m’ha raccontato qualcosa e io avrò detto la mia, ma in ogni caso credo che mi abbia parlato della questione contratto quando tutto era già sostanzialmente definito.
Hai mai pensato che potesse non rinnovare?
Sinceramente no. La stessa Ducati ha dimostrato di avere entusiasmo ad andare avanti insieme. Poi sicuramente immagino che qualcosa da definire ci sarà stato. Limature, dettagli più o meno significativi. Dietro ogni contratto c’è sempre una trattativa e nessuna trattativa è mai facilissima perché comunque parliamo di accordi molto complessi e che devono tenere conto di tantissime questioni, accordi paralleli e cose così. Non sono stato al dentro della trattativa e non ne conosco i particolari, però. Il confronto che c’è stato è più sul genere “papà, ho deciso e voglio continuare con Ducati”. E io ho solo potuto dire che condividevo in pieno la cosa, perché quella tra Pecco e Ducati è una storia bella davvero. Lui sognava la Ducati anche da piccolino.
Ha avuto altre proposte?
E’ un due volte campione del mondo, sarebbe assurdo pensare che non le abbia avute. Ma dovresti chiederlo a lui, non a me.
Porta il marchio Ducati tatuato sul cuore…
Non è solo questione di marchio sul cuore, ma di rapporti con le persone. Pecco è innamorato del gruppo di lavoro che ha, di ogni singola persona con cui lavora in Ducati. Poi, per carità, magari non saranno mancati e non mancheranno momenti di tensione: comunque ci si gioca tanto. Quindi qualche discussione ci sarà pure stata e ci starà, qualche diversità di vedute, ma come c’è in ogni rapporto. Quello che conta è il confronto e lì, da quello che mi racconta, il confronto non manca mai. E’ super orgoglioso di stare dove sta. Un tempo si diceva “Ducati mangia piloti” e frasi così si sentivano in continuazione, ma io questo sinceramente non l’ho mai visto. C’è complicità totale e forse certe frasi in passato sono state figlie dell’aver ascoltato una campana sola.
In questo anno che è passato dall’ultima intervista per la Festa del Papà il momento più brutto sarà sicuramente stato l’incidente di Barcellona. E’ quasi banale anche chiederlo…
Momenti che sono duranti una eternità. Terribili. Non ne parlo volentieri, anzi, cerco di non parlarne mai, anche perché non ero lì e seguivo il GP in TV, quindi tutti i tempi si sono un po’ dilatati, sei lontano e totalmente impotente. Però se sei il padre di uno che per lavoro corre con le moto più veloci del mondo diventi necessariamente un fatalista. E’ quasi un modo per proteggersi e per mettere una corazza che annienti un minimo la paura. Ho voluto dimenticare e evito in ogni modo di parlarne.
Però è quasi banale pure chiedere quale è stato il momento più bello…
Ovviamente Valencia, quando è arrivata la certezza della vittoria del titolo
La certezza è arrivata dopo la caduta di Martin a Valencia, ma tu da padre hai mai pensato che potesse non vincere?
In verità no. Fino a Barcellona le cose s’erano incanalate in un modo assolutamente positivo e, pur avendo il massimo rispetto per gli avversari e per lo sport, tutto lasciava credere che avrebbe vinto nuovamente il titolo. E’ stata comunque una lotta fantastica, ma a volte mi rendo conto che la gente ha una percezione un po’ diversa di quello che accade in pista. I vecchi nostalgici sono, appunto, solo nostalgici, mentre molti giovani non hanno mai visto una gara dal vero. Se devo trovare un difetto a questo sport è proprio questo: da fuori non si percepisce mai davvero quanto è alto il livello, anche solo dal mero punto di vista atletico, e di quanto impegno, quanta determinazione e quanta fatica c’è dietro. Questi ragazzi fanno cose pazzesche, con moto che sono incredibili, superando anche i limiti umani a volte. Quindi da un lato ti dico che ho sempre pensato che avrebbe vinto, almeno fino a Barcellona, ma dall’altro che ho pure sempre saputo che non sarebbe stato facile. Barcellona, come ho detto, ha cambiato un po’ le carte in tavola. Pecco è sceso subito in pista e s’è messo a lavorare per andare a prendersi il mondiale, come se non fosse successo niente, ma è chiaro che un episodio come quello qualche segno te lo lascia, almeno sull’immediato.
Non solo segni interiori…
In Giappone sanguinava ancora. Quella gamba gli ha dato fastidio per un sacco di tempo, a guardarla faceva impressione. Ogni turno doveva fermarsi e rimedicare il taglio, non poteva fare niente. La ferita si apriva sempre. Anche se te lo vuoi dimenticare quello che è successo, il dolore e il sangue te lo ricordano ogni momento. A volte mi chiedevo come facesse a guidare in quelle condizioni, poi lo guardavo negli occhi e smettevo di chiedermelo. E non mi va nemmeno di stare troppo a dire perché se lui ha ritenuto di non raccontare nei dettagli non è giusto che lo faccia io.
E quest’anno come lo vedi?
Contento e sereno. Che è sempre la cosa più importante per un padre.
Vi vedrete per la Festa del Papà?
Non lo so, ma non credo. Di sicuro ci vedremo tra massimo due giorni a Portimao, perché ci sarò. Sono stato anche a Losail, ma per il Texas s’è già prenotata la mamma e quindi io non andrò negli USA e resterò a fare il babbo con il piccolo di casa.
Quindi a Portimao ti aspetti anche un regalo?
Non lo so (ride, ndr). Il regalo in verità me lo fa ogni giorno, lui come gli altri figli, ogni volta che li guardo negli occhi e li vedo contenti, sereni e soddisfatti di quello che fanno. Il vero dono che un figlio ti fa è questo e è l’unico dono che conta veramente. Comunque anche un regalo di quelli materiali Pecco me l’ha già fatto e sono molto orgoglioso anche di quello.
Ha le ruote e un motore?
Sì. E’ la BMW M che ogni anno viene messa in palio per il pilota che conquista più pole. Pecco aveva vinto la macchina anche nel 2022 e ce l’ha Domizia, la sua fidanzata e tra poco moglie. Quella che ha vinto nel 2023, invece, l’ha regalata a me. Cosa vuoi che ti dica? Sono contentissimo di questo gesto e fiero. Fiero proprio. Non ho ancora avuto modo di guidarla, ma non vedo l’ora di farlo, magari insieme a tutta la famiglia come le domeniche di tanti anni fa. Come si dice: aspetto con ansia. Però di una cosa sono già sicuro: a sfidarlo al volante non ci penso minimamente. M’arrendo prima, come avrei dovuto fare quando invece mi sono messo in testa di competere con lui ai fornelli.