Il caso del doping Clostebol non si placa nonostante il patteggiamento di Sinner e i tre mesi di squalifica. A parare è il General Counsel della Wada, Ross Wenzel, che prende posizione e risponde alle critiche ribadendo la trasparenza del processo e smentendo qualsiasi ipotesi di favoritismo. “Il caso di Sinner era lontano un milione di miglia dal doping”, ha dichiarato in un’intervista, precisando come la documentazione scientifica raccolta dimostrasse in maniera chiara che non si trattava di “doping intenzionale, nemmeno in micro-dosaggi”. Wenzel, uno degli avvocati più esperti in materia di legislazione antidoping e protagonista di numerosi procedimenti davanti al Tas di Losanna, ha rigettato le insinuazioni di Novak Djokovic, secondo cui la vicenda sarebbe stata gestita con un trattamento di favore. Il serbo, così come Daniil Medvedev e Nick Kyrgios, ha criticato apertamente il modo in cui la Wada ha trattato il caso Sinner, accusando l’agenzia di incoerenza e sottolineando che l’esito della vicenda sia dipeso dal fatto che l’italiano potesse permettersi un team legale di altissimo livello.
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“Il messaggio che passa è che se sei un top player con grandi avvocati, puoi quasi condizionare la sentenza”, aveva detto Djokovic, mentre Medvedev aveva aggiunto che “se la Wada ti propone due anni di squalifica, puoi dire ‘No, voglio un mese’. Spero che il caso Sinner crei un precedente”. Ne abbiamo parlato con l’ex campione Daniele Bracciali, che ha analizzato con noi ogni aspetto della questione.
“Se me lo aspettavo? In questi casi molto spesso succede che le parti si incontrano per un accordo e lo fanno perché nessuno dei due in fondo è sicuro di vincere. Diciamo che è meglio un uovo oggi che una gallina domani. La Wada, in questo modo, è arrivata a una squalifica, che è quello che voleva. Sinner, invece, si è accordato sui tre mesi sapendo che un eventuale giudizio negativo gli avrebbe potuto portare una squalifica più pesante. Facendo due conti, giustamente secondo me, ha capito che così sarebbe riuscito a giocare tutti gli Slam e che sarebbe rientrato in tempo per Roma. È vero che salta quattro master 1000 però in classifica non gli cambierà granché. Almeno si toglie questo peso e credetemi se vi dico che chi non ci è passato non se lo può immaginare nemmeno lontanamente: avere questa spada di Damocle sopra la testa ogni giorno, ogni sera quando vai a letto e ti chiedi se ti squalificheranno o meno sono cose che distruggono chiunque. Per lui questo tira e molla andava avanti da circa un anno, pensate che sia facile considerando la discrepanza che c'è? A uno fanno appello, a un altro no, per cui viveva nell'incertezza. Per questo dico che ha fatto bene a trovare l'accordo”, ci ha detto Bracciali.
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E prosegue dicendo che non è d'accordo sul fatto che il patteggiamento implichi la colpevolezza: “Siamo davanti a un accordo che uno fa per convenienza, ma in realtà, come lui ha sempre detto, è responsabile per la negligenza del suo team. Qui si parla solo di responsabilità oggettiva, non di altro e parlare di colpevolezza è una follia”. Ma il patteggiamento ha amplificato le discussioni sul caso o le ha messe a tacere? “Penso che piano piano se ne parlerà sempre di meno, lui sarà sempre più tranquillo, cosa che non sarebbe successa se non avesse patteggiato, sarebbe stato un disastro da un punto di vista emotivo. Almeno tra tre mesi quando ricomincerà non avrà più problemi”.
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E Sinner lo sapeva da un po’ di tempo come su MOW ha dichiarato Paolo Canè? “Probabilmente uno dei suoi avvocati già da un po’ di tempo gli aveva proposto questo accordo, ma Jannik non ha preso la decisione finale molto tempo fa. Anche perché è da poco che avevano scelto gli arbitri del Tas, e il Tas stesso ha deciso per il presidente del trio. Quindi fino a quel momento credo che per lui non fosse in previsione l'idea di fare un accordo. Credo però che gli avvocati di Sinner poi si siano accorti che la giurisprudenza del Tas parla in un certo modo di casi simili e si sono trovati davanti a un bivio: o con il suo caso sarebbe cambiata la giurisprudenza del Tas, cosa che comunque era possibile anche vedendo che in futuro la Wada depenalizzerà queste cose, o nel caso lo avessero ritenuto colpevole la condanna sarebbe stata maggiore. Non dimentichiamoci che ci sono stati giocatori con cui la Wada non ha patteggiato e che hanno preso molto di più di squalifica. Credo che la Wada, come tutti gli altri organismi sportivi, dovrebbe cominciare a comportarsi in modo più omogeneo con tutti, qualunque sia il cognome che si porta”.
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Poi l’aspetto puramente sportivo: come si mette la classifica per Sinner ora? “Tutto ciò influisce poco, chiaramente non in classifica, nonostante le limitazioni che ha sugli allenamenti. Ma non penso faccia fatica a trovare qualcuno che gli dia un campo per allenarsi. Userà questo momento di stop per perfezionare ancora di più le pochissime cose che c'erano da migliorare e rientrerà alla grande”. E come mai i colleghi non si sono schierati tutti con lui? “Come in tutte le cose ci sono i pro e i contro. Io? Non mi sento né a favore né contro, anche se pretenderei più per il pro, perché questa vicenda l'ho sempre ritenuta una porcata, ma come tutte le porcate bisognerebbe portarle alla luce del sole, non solo quando si tratta di casi eclatanti come quello del numero 1 al mondo. Ce ne sono tanti altri di cui però nessuno parla perché in fondo non gliene frega niente. Chiaramente Kyrgios si è schierato contro di lui, ma la gente non ha capito che la colpa è del sistema che andrebbe riformato, non si tratta di Sinner. Il problema è nel sistema che non si comporta in modo omogeneo con tutti: leggete la sentenza Schwarzer del giudice di Bolzano sulla Wada e poi ne riparliamo”.