Dicono di lui: Jannik Sinner è il tema dello sport italiano. Troppo forte, troppo talentuoso. Il futuro che ormai è diventato presente. Dicono di lui, sempre. Ne hanno parlato Zendaya e Fabio Fazio a Che tempo che fa e lo hanno fatto anche molti esperti ed ex campioni. Di quest’ultima categoria fa senza dubbio parte Adriano Panatta, che dopo le scazzottate verbali con Nicola Pietrangeli, il suo rivale storico, è tornato sul tema Sinner e sulla sua sconfitta al Masters 1000 di Montecarlo, complice anche un errore di valutazione dell’arbitro: “Peccato, si è trattato soltanto di un errore di percorso, del resto il primo torneo dell’anno sulla terra può nascondere delle insidie. E Stefanos Tsitsipas da queste parti ha sempre giocato bene”. Ciononostante, secondo Panatta, Sinner resta l’atleta del momento: “Jannik resta il giocatore più forte e sarà il favorito in tutti i prossimi appuntamenti, anche sul rosso. Vedo solo Carlos Alcaraz vicino a lui, ma è troppo discontinuo mentre Sinner è un treno in corsa”. Le grandi armi di Jannik, oltre al talento, sono certamente la mentalità, la freddezza e la calma: “Sembra quasi arrivare da un’altra epoca, non l’ho mai sentito pronunciare una parola fuori posto. Tra poco lo faranno santo, e lo dico con rispetto. Come testa, Jannik può fare il mental coach del suo staff e non viceversa”. Sulle stesse pagine, quelle della Gazzetta dello sport, anche qualcuno che non è del mestiere come Neri Marcorè si è espresso su Sinner: “Ci sta dando grandi soddisfazioni. Credo che Sinner sarà presto numero uno, è decisamente alla sua portata. Merito del grande impegno e del lavoro che ha sempre fatto”. Tornando agli addetti ai lavori, invece, Corrado Barazzutti, ex numero sette del mondo e capitano della Nazionale di Coppa Davis, sottolinea che anche gli errori di valutazione, come quello del punto non concesso (e non richiesto da Jannik), fanno parte del percorso di crescita: “Probabilmente, la prossima volta che avrà il dubbio che la palla sia fuori, si fermerà. Si cresce, si impara a gestire ogni situazione. Jannik è un grande campione e sa bene che non è un solo episodio a cambiare le sorti di una partita”. Anche Barazzutti, come Panatta, si è soffermato sulle qualità caratteriali di Sinner: “È un giocatore maturo, e poi ha un carattere che non lo porta a reazioni esagerate. Non significa che sia arrendevole, lui è sempre un gran combattente in campo”. La gente, infatti, è schierata (quasi) all’unanimità dalla parte del numero due del mondo: “È un ragazzo umile, non mette distanza tra lui e le persone. È sempre gentile, educato. Piace perché è il campione della gente”.
L’esperta di sport del Corriere della sera, Gaia Piccardi, ha scritto che una reazione violenta di Sinner alla svista arbitrale sarebbe stato incoerente nei confronti di sé stesso: “Jannik ha fatto bene a non fermare lo scambio per sollecitare alla giudice Aurelie Tourte la verifica del segno e una buona visita oculistica. Sarebbe stato un auto-tradimento”. Una protesta avrebbe significato smentire la propria essenza per Jannik. “Fermare quello scambio sarebbe stato contro natura per Sinner, sestese rigoroso: di qua l’Italia, di là l’Austria, in mezzo lui, piantato al centro del tennis a 1285 punti di distanza dal numero uno Novak Djokovic. Semplicemente, non si fa”, ha concluso Piccardi. Di diverso parere è Marco Imarisio, il quale, sempre sul Corriere, evidenzia l’ingenuità dell’azzurro: “Gli è mancata la presenza di spirito per fermare il gioco davanti a una palla che per primo aveva giudicato correttamente, ovvero fuori”. Niente di grave, comunque, al massimo un “peccato veniale”. Non condivide la posizione moderata, invece, “Mimmozzo”. Se molti hanno elogiato la pacatezza di Sinner, il blogger, che ha già attaccato Jannik in passato, vorrebbe qualcosa di diverso dal campione: “Sto crucco, il classico secchione della classe, quello che non sbaglia mai nulla e va a dormire alle ventuno e non fa niente di sbagliato”, aggiungendo che “a noi piacciono i ragazzi come Fabio Fognini”. Il riferimento, in questo caso, è al quarto di finale vinto con Holger Rune (Mimmozzo era nel suo box): se il danese si era distinto per l’asprezza delle proteste, l’altoatesino aveva tenuto basso il livello di tensione. Di nuovo: Sinner è così. Non solo una mentalità disciplinata in anni di allenamenti, ma una tendenza naturale. Dicono di lui, quindi. E dicono (soprattutto) bene, in attesa che quel numero due del ranking mondiale si trasformi in quello più basso.