Per spiegare l'omicidio di Chiara Poggi, secondo Salvo Sottile, Ci vorrebbe “un trattato di sociologia. Quando c'è un delitto, si ha subito bisogno di trovare un colpevole, di darlo in pasto all'opinione pubblica. La superficialità nelle indagini, il pressappochismo, la voglia di non vedere delle cose che sono evidenti: tutto questo fa riflettere perché adesso, a distanza di anni, non sappiamo come andrà a finire. I magistrati che adesso indagano su Sempio, in pratica stanno smentendo i loro colleghi che 20 anni fa hanno mandato Stasi a Processo e lo hanno fatto condannare”. E per quanto riguarda l'allora fidanzato della ragazza uccisa a Garlasco, Sottile rivela una certa fascinazione: “Quello che mi ha colpito di Alberto Stasi è che è sempre rimasto coerente alla sua verità. Non ha mai cercato scorciatoie, si è sempre dichiarato innocente. Nonostante avesse studiato e avesse una laurea in ingegneria, era quasi rassegnato a rinunciare alla propria vita di ragazzo, perché i suoi anni migliori li ha passati in carcere. Questo mi ha colpito. E non so se riuscirà a dimostrare la sua innocenza. Quasi spero che non ci riesca perché, se ci riuscisse, significherebbe che siamo di fronte al più clamoroso errore giudiziario della storia italiana”.

La sua carriera televisiva è iniziata con la strage di Capaci. Sottile è palermitano, e appena dopo l'attentato Enrico Mentana lo ha chiamato per andare a seguire la tragedia in diretta. Il conduttore di Far West era giovanissimo, e quasi spaventato dall'idea di andare in onda. Eppure, quello è stato solo l'inizio di una lunga serie. D'altronde, come racconta a Hoara Borselli, è stato precoce in tutto. Il primo rapporto sessuale, infatti, lo ha avuto a 12 anni: “Ero già sviluppato. Anche se poi per un po' di tempo sono rimasto a secco”. Ma, tornando alla sua infanzia siciliana, racconta che la “mafia era ovunque, nelle cose di tutti i giorni. Mia mamma faceva l'analista biologica, e mentre io iniziavo a fare i primi servizi loro andavano da lei a chiederle contributi per gli ex detenuti. Era un modo di chiedere il pizzo, una maniera velata per farmi sapere che loro potevano arrivare anche a colpire mia madre, se ce ne fosse stato il bisogno. Gli altri giornalisti arrivavano a Palermo, facevano il servizio e se andavano. Io, invece, rimanevo lì, e dovevo fare i conti con l'atmosfera pesante che c'era”. Enrico Mentana? “Fortunato, perché ha la Fagnani”.

Quando ci sono state le catture di Riina e di Provenzano, l'idea dei palermitani era che “qualcuno se lo fosse venduto”. Riina, che Sottile ha incontrato di persona. “Fu una delusione. Mi aspettavo questo grande boss di Cosa Nostra, invece era tutto rannicchiato, un vecchietto che diceva di essere come Enzo Tortora, il parafulmine di tutte le cose”. La sua passione per il giornalismo nasce proprio dalla mafia, dalla sua terra: “La Sicilia è un caleidoscopio, io volevo raccontarla fino in fondo”. Ma a raccontare la mafia, non si corre il rischio di romanzarla, di creare emulazione? “Il rischio c'è, come in Gomorra. C'è stata un'immedesimazione dei ragazzi nei confronti dei cattivi. Quando fai una fiction su argomenti del genere, la gente tende a identificarsi col cattivo, non con il buono. La cronaca nera, in generale, fa molti ascolti perché tu, nel cuore, speri di essere migliore dei mostri che racconti. Poi c'è sempre il rischio di fare la pornocronaca del dolore, tutto sta nella sensibilità di ognuno”. Sensibilità verso gli spettatori, ma Sottile racconta che il conduttore di cronaca nera, per sé, non ne dovrebbe avere troppa. Quarto Grado, infatti, era nato con lui, ma dopo un po' ha dovuto abbandonarlo. “Quarto Grado era come un figlio per me, ma a un certo punto ho avuto il bisogno di staccare da tutti quei morti, quei corpi, quelle vittime che chiedevano giustizia. Me li sognavo la notte. È stata una scelta che ho pagato, perché poi ho fatto cose che non hanno avuto lo stesso successo. Soprattutto su La 7, che ha un pubblico totalmente disinteressato alla cronaca. A loro interessa soltanto la politica”. Anche per un giornalista che nasce con la Strage di Capaci, i mostri che affollano la cronaca nera sono duri da sopportare.

