"In questa campagna elettorale Giorgia detta Giorgia si è scelta quattro intervistatori: Vespa, Porro, Del Debbio e Mentana. E ora, purtroppo, abbiamo capito perché". A Marco Travaglio, così come a molti estimatori di Enrico Mentana, l'intervento di Giorgia Meloni al Tg La7 è risultato indigesto. Lo scambio di battutine, io nana lei incontinente, le domande melliflue in stile Fabio Fazio, nessun contraddittorio: tutto questo ha dato più l'impressione di una paraculata elettorale che di un'intervista. Passerella, endorsement, agiografia, chiamatela come vi pare, ma anche volendo accettare il principio per cui ognuno invita chi gli pare, trattandolo come vuole, il siparietto andato in onda è sembrato a tutti gli effetti un piccolo comizio, utlle a dare una bella immagine della Meloni e magari a convincere qualche elettore indeciso. Tutto questo non è sfuggito al direttore del Fatto Quotidiano, che non ha mancato l'occasione di farci sopra uno dei suoi articoli al veleno. "Un monologo di Giorgia Meloni intervallato da assist e battutine del conduttore a tre giorni dalle elezioni", scrive Travaglio, e "il fatto che Mentana si giustificasse ogni due per tre spiegando che era tutto normale, un atto dovuto, nessun regalo, dimostra che era imbarazzato anche lui".
Non è passato nemmeno molto tempo da quando Giorgia Meloni, in polemica con Corrado Formigli, aveva accusato l'emittente di Urbano Cairo di essere un salotto radical chic, ed è come se Enrico Mentana si fosse sentito in colpa e avesse dovuto dimostrare il contrario. Infatti Travaglio attacca: "anche perché subito dopo, a Ottoemezzo, è tornata la normalità con Salvini bersagliato da Gruber e Giannini con domande vere e, quando mentiva, con contestazioni". E rincara la dose, aggiungendo che, se anche Elly Schlein non si è sottoposta a quello che dovrebbe essere il vero giornalismo, l'ospitata della Meloni in modalità "io so' io" ha rappresentato "una violazione della par condicio ancor più smaccata di quella tentata da Meloni-Schlein chez Vespa e bloccata dall’Agcom".
"I fatti più spiacevoli sono il trono regalato alla Meloni, come se fosse più candidata degli altri", continua Marco Travaglio, poi "il silenzio sugli attacchi della premier ad altri conduttori di La7; e quel clima di complicità fra compari che avrà senz’altro stupito chi ricorda un ben altro Mentana ai tempi del Covid, quando si scagliò contro il premier Conte perché, in conferenza stampa, aveva risposto a un giornalista sull’accusa di Meloni e Salvini di aver firmato il Mes di nascosto e nottetempo e l’aveva smentita in quanto falsa". Parole di fuoco che non mancano il bersaglio, alle quali si può aggiungere il fatto che l'idillio tra Mentana e la Meloni è proseguito anche su Open, il giornale diretto dal maratoneta elettorale. Un'altra intervista, firmata da Franco Bechis, in cui la Premier espone il suo programma europeo, parla di alleanze, auto elettriche e premierato, il tutto sempre senza il minimo accenno di polemica o scomodità. Non c'è da stupirsi, a questo punto, se Marco Travaglio accomuna Enrico Mentana a personaggi come Bruno Vespa, Paolo Del Debbio e Nicola Porro.