L’Italia è il paese della moda, dell’eleganza, del buon gusto. L’italiano è così abituato all’eleganza che ha tutto il diritto a sovvertirla. Ci si veste bene anche vestendosi male. Avrà pensato questo, il ministro Francesco Lollobrigida, quando si è presentato al G7 dell’agricoltura con una tamarraggine impietosa. Bermuda militari, scarpe tricolore e camicia bianca in lino. Come se fosse appena uscito dal chiringuito, o appena tornato da una giornata in spiaggia. Tanto siamo a Siracusa, meta vacanziera per eccellenza della Sicilia orientale, e poco importa se devi presenziare a un evento politico internazionale. Il completo e la cravatta lasciamoli agli stranieri, convinti che in Italia ci si vesta sempre di tutto punto. Lo stile è altro. Anzi, ci auguriamo che il look di Lollobrigida apra un varco nel formalismo istituzionale, e che magari il ministro tedesco si presenti in bermuda tecnici, con sandalo e calzino d’ordinanza. La classe non è acqua, purtroppo per il ministro che era stato al centro delle polemiche proprio sul caso delle carenze idriche in Sicilia, quando aveva detto che per fortuna la siccità non aveva colpito il Nord. Diciamolo: siamo nel 2024, e ognuno non avrebbe diritto a vestirsi come gli pare, quando gli pare? Davvero dobbiamo sostenere un formalismo a oltranza? Hanno ragione i bigotti della moda a sostenere che non si può andare a un G7 in pantaloncini mimetici? Il ministro ha fatto fare una figura da zoticoni a tutti gli italiani o ha fatto la cosa giusta?
Lollobrigida è comparso con questo look informale durante un’intervista ai microfoni di FM Italia e Siracusa News. C’è da dire che non era un incontro formale, anche se in molti hanno sottolineato la mancanza di stile del ministro. Enrico Mentana ha ricondiviso un frame dell’intervista sulla sua pagina Instagram, commentando nella caption: “Non è un fotomontaggio”. Qualcuno ha aggiunto che se si presentasse a scuola così gli darebbero 5 in condotta, un altro ha ipotizzato che il look mimetico sia per sfuggire all’ex moglie ma soprattutto alla ex cognata. La verità è che Lollobrigida ha preso un concetto rubandolo al suo avversario politico Aboubakar Soumahoro, che lo aveva formulato per difendere la moglie dalle accuse di bancarotta, frode e autoriciclaggio: “Il diritto all'eleganza, il diritto alla moda è una libertà”. Poi l’eleganza è soggettiva, si dirà, ma a questo punto non è di destra nè di sinistra la difesa della libertà di vestirsi come Pio e Amedeo a Emigratis per apparire in un’intervista nel contesto di un G7. E non è la prima volta che Lollobrigida si presenta in pubblico in maniera inelegante. Sarà l’aria del Sud, ma già in passato si era fatto fotografare in Puglia, con il suo ex cognato Andrea Giambruno, in pantaloncini, fuori da un discount e in palestra. Certo, lì era in vacanza e non al G7, sempre ammesso che tutti questi eventi non siano una sorta di vacanza per i politici, tutti.
E fortuna che, per citare Lollobrigida, la siccità ha colpito soltanto il Sud. Perché se avesse piovuto il ministro non avrebbe potuto sfoggiare la sua eleganza a pieno. Comunque non potranno accusarlo i fautori della sostenibilità, visto che compare vestito in maniera identica in una foto pubblicata sul suo Facebook nel 2020. Niente fast fashion, i vestiti si tengono finché durano, anche se fanno schifo. Poi, insomma, con tutte le gaffe che ha fatto Lollobrigida, è il caso di criticarlo per l'abbigliamento? Sul web è spuntato anche un collage con la sua foto e la locandina di Ma come ti vesti, con un Enzo Miccio inorridito che prende le distanze dal ministro. Ma non cadiamo nel bullismo: la commedia di Lollobrigida è la tragedia dell'uomo divorziato che si lascia andare, senza più il buon gusto della moglie che gli spiega come vestirsi. Al ministro non serve uno stilista, ma una donna. E le scarpe tricolore non si possono vedere, anche se le ha firmate uno come Armani che, tra l'altro, si è sempre espresso contro i bermuda, e non ci sarebbe da stupirsi se Arianna Meloni avesse lasciato il suo Lollo proprio a causa del suo pessimo gusto nel vestire.
