Il Tar del Lazio ha annullato ieri sabato 12 luglio il decreto del governo che applicava il golden power su UniCredit nella scalata per l’acquisizione di Banco Bpm via ops. Della decisione di Palazzo Chigi avevano parlato in molti, da Antonio Tajani a Matteo Renzi. Il provvedimento era stato emanato dal Consiglio dei ministri il 18 aprile scorso, imponeva pesanti condizioni a UniCredit per ottenere l'autorizzazione. Un risultato che rappresenta una vittoria parziale per tutti i protagonisti, permettendo a ciascuno di rivendicarla senza che nessuno risulti completamente sconfitto. Tuttavia, il dato concreto è che l'esecutivo dovrà riformulare il decreto o impugnarlo al Consiglio di Stato. La scalata di Andrea Orcel aveva scatenato l'ira del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e della Lega. Il Carroccio secondo molti coltivava il sogno di fondere l'istituto milanese, storicamente legato al partito, con il Monte dei Paschi così da creare un terzo polo bancario vicino all'esecutivo e radicato nel Centro-nord. La reazione di Giorgetti ha spinto il governo ad applicare condizioni estremamente severe, scatenando la reazione di Forza Italia, contraria alla decisione. Il decreto prevedeva che UniCredit, in caso di conquista di Banco Bpm, dovesse uscire dal mercato russo entro 9 mesi e mantenere per 5 anni il rapporto tra impieghi e depositi. Inoltre, sempre per un quinquennio, doveva conservare il portafoglio di project finance e il peso dei titoli italiani nel portafoglio di Anima, la controllata di Bpm per il risparmio gestito.

I giudici amministrativi hanno respinto le prescrizioni sul project finance, considerate eccessive per durata e prive di limiti temporali, e quelle sui rapporti depositi/impieghi, ritenendo eccessivo il periodo di cinque anni. Secondo UniCredit, anche la condizione su Anima risulta ridimensionata perché il Tesoro ha chiarito al Tar che non ha carattere vincolante. La bocciatura di due condizioni su quattro consente a Giorgetti di proclamare vittoria. Fonti del Tesoro citate dal Fatto Quotidiano sostengono che la sentenza è “legittima in larga parte” per quanto riguarda l'impianto del golden power. Tuttavia, si tratta della prima volta che un decreto viene annullato. L'esecutivo dovrà ora scegliere se riformularlo o ricorrere al Consiglio di Stato. Nel primo caso, sarà necessario un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri, dove si scontrerà nuovamente con Forza Italia, mentre Giorgetti ha già minacciato le dimissioni. Nel secondo caso, i tempi si dilateranno. L'Ops di UniCredit dovrebbe concludersi il 23 luglio, ma ora l'incertezza regna sovrana. Orcel aveva dichiarato che, senza modifiche alle prescrizioni, avrebbe rinunciato a Bpm. Intanto, la francese Crédit Agricole, ostile a Unicredit, salirà oltre il 20% in Bpm con l'approvazione del Tesoro.
