Ivan Grieco è un content creator con un canale Twitch da oltre 200mila follower, in cui affronta temi di attualità, mantenendo spesso il focus delle sue dirette sulla politica. Noi, però, l’abbiamo intervistato per porgli alcune domande su un argomento che è anche (ma non solo) politico: quello dei balneari e dello sciopero: “È una protesta che sa molto di pagliacciata”, ha detto, dato che “due ore di serrata, dalle 7:30 alle 9:30 di mattina, significa non rinunciare praticamente a nulla”. Anche se, ammette, “li capisco anche, perché stanno difendendo un loro privilegio, il loro lavoro, i loro stipendi”. Grieco ha raccontato il perché delle sue battaglie, al fianco dei Radicali e del giovane segretario Matteo Hallissey, per le concessioni degli stabilimenti balneari e le licenze dei taxi: “Questo paese è stato fin troppo bloccato a livello concorrenziale, da poche lobby”. Non manca però un riferimento al suo passato, da telecronista di esport, anche se, dice, la politica ha sempre fatto parte della sua vita. E senza essere pagato da nessuno. Poi la scelta di Uber per protesta e un pensiero su quella corsa rifiutata a Alessandro Cecchi Paone.
Ivan Grieco, ci tolga una curiosità: come le è venuta l’idea di passare dalla telecronaca degli esport all’attualità e poi alle proteste in prima persona?
Grazie per la domanda, perché uno degli insulti che ricevo è: “Torna a giocare e a commentare i tornei di videogiochi”. Ma io faccio attivismo quando ho diciott’anni e seguo il mondo della politica, quindi anche da prima di fare contenuti sul web legati al mondo dei videogiochi. A vent’anni sono stato candidato al comune di Roma. Poi, che io non abbia portato contenuti sul web e sui social legati alla politica è un altro discorso, io sempre avuto una passione per l’attivismo e per la politica è un dato di fatto. Semplicemente prima non lo mostravo sui social.
Pochi giorni fa c’è stato lo sciopero dei balneari: possiamo definirlo un flop? Anche in quell’occasione abbiamo visto lei e Matteo scendere in campo direttamente per protestare contro l’ennesima proroga alle concessioni. Ci racconta bene questa lotta?
Sì, diciamo che più che uno sciopero molti l’hanno definita una serrata, perché non sono stati i dipendenti degli stabilimenti a scioperare, è stata più una dimostrazione da parte dei balneari, gli imprenditori che gestiscono le concessioni. Però fa ridere: due ore di serrata, dalle 7:30 alle 9:30 di mattina, significa non rinunciare praticamente a nulla perché la maggior parte delle persone arriva comunque verso le 10, immagino. È una protesta che sa molto di pagliacciata. Da una parte li capisco anche, perché stanno difendendo un loro privilegio, il loro lavoro, i loro stipendi e tutto quello che si sono costruiti intorno, che sia lecito o meno, quindi capisco da una parte la loro arrabbiatura, dall’altra però è importante che la politica assuma un ruolo di responsabilità e oggettività in questa storia. La politica non deve lasciarsi condizionare dal sentimento popolare. È vero che molti di loro avranno dei danni, ma è anche vero che per la collettività la politica deve assolutamente intervenire, perché è giusto che dopo 20 o 30 anni queste concessioni vengano messe a gara per dare l’opportunità anche ad altri imprenditori di partecipare e di investire dei soldi, magari anche migliorando i servizi. In più c’è il fatto che ora per le concessioni si pagano cifre irrisorie allo stato e questo va assolutamente rivisto.
Si è pronunciato anche l’Antitrust in merito alle concessioni: si parla di gare quanto prima, assegnazioni entro il 2024 e al massimo una proroga per il 2025.
Va detto che questa proroga per il 2025 ci porterebbe verso una procedura di infrazione che significherebbe una bella multa per tutti noi contribuenti, che pagheremmo noi cittadini italiani. L’Unione europea è stata chiara in questo. Io non so più questo governo dove voglia arrivare perché si sono espressi il Consiglio di Stato, la Corte Costituzionale, l’Antitrust, l’Unione europea: voglio dire stiamo rasentando il ridicolo, non si possono più prorogare queste concessioni. Adesso pare che il governo, secondo una bozza che è stata diffusa dal Sole 24 Ore, voglia fare nuove proroghe, una nuova mappatura (cosa che avevano già fatto l'anno scorso). Insomma, vogliono prendere ancora tempo, ma io credo proprio che questa volta l'Europa ci manderà a quel paese, e farà bene a farlo, e prenderemo questa multa se non ci sbrighiamo.
Sarebbe forse la volta buona che qualcuno ai piani alti decidesse di cambiare qualcosa, smettendola di cercare proroghe?
Io mi auguro che si prenda la multa e, una volta chiarito che saranno i cittadini a pagarla, questi scenderanno in piazza e trarranno le loro conclusioni sulla politica che sta difendendo questa categoria, questa corporazione. Mi chiedo perché stiamo parlando di poche migliaia di persone, un po' come i tassisti. Non credo neanche sia soltanto una questione di voti, perché stiamo veramente parlando di poche migliaia di persone. Quindi mi chiedo quali tipi di interessi ci siano al di là di scopi elettorali.
Ha menzionato i tassisti: un'altra delle grandi proteste che sta facendo insieme a Matteo è proprio quella per le licenze del taxi, per la liberalizzazione, appunto, dei tassisti, del noleggio con conducente, e anche per spingere un ingresso dei servizi Uber Pop in Italia, no?
Sì, questa è un'altra delle battaglie che abbiamo deciso di portare avanti. Poi spesso vengo accusato di essere pagato da qualcuno per fare queste proteste o di far parte di un partito. Mi chiedono perché lo faccio: lo faccio a titolo personale, perché credo in queste battaglie e le porto avanti. Non vengo pagato da nessuno, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma, al di là di questo, che poco importa, ciò che conta è che questo paese è stato fin troppo bloccato a livello concorrenziale, anche da un punto di vista di crescita lavorativa, da poche lobby, poche corporazioni: tassisti, balneari, anche la Coldiretti stessa che si oppone, per esempio, alla coltivazione della carne coltivata. Adesso vediamo il Governo che sta facendo di tutto per bloccare la produzione e la vendita di cbd. Insomma, siamo veramente alla follia. E i giovani questo lo percepiscono, infatti i giovani più preparati se ne vanno all'estero, perché in questo paese chi ha una buona idea, chi vuole entrare a far parte di un mercato, non può farlo se non alle regole dello Stato, ovvero prendere una licenza taxi e, di fatto, entrare a far parte di un sistema malato, di un sistema illegale. Perché di questo si tratta quando parliamo di licenze taxi. C’è un mercato nero di rivendita di queste licenze, c'è un passaggio di mano di padre in figlio, la questione dei pos, delle dichiarazioni dei redditi che non corrispondono poi al tenore di vita che questi signori tengono. Poi, è ovvio, ci sono anche le mosche bianche, le persone perbene, però sono veramente poche. Vediamo anche che non vengono trattate molto bene, come per esempio il tassista di Bologna, Red Sox, che è stato sospeso e minacciato.
Nella manifestazione che vi ha visti protagonisti, quella del Free Taxi, avete praticamente offerto delle corse gratuite, togliendo del lavoro ai tassisti. Ma mettendosi nei panni di un tassista, uno che fa questo lavoro per vivere, come dovrebbe vedere una situazione del genere?
Sicuramente non bene, ma questo a me in quel momento poco importava, perché stavo facendo una protesta e una dimostrazione. Non credo di aver fatto perdere chissà quanti soldi ai tassisti prendendo due o tre persone a bordo.
C’è poi il fatto della corsa rifiutata a Alessandro Cecchi Paone, che ha commentato con quella frase sibillina: “Uber vi asfalterà”, che è abbastanza eloquente della situazione. Si può rifiutare una corsa, però fa abbastanza rumore il fatto che sia stato coinvolto uno dei principali volti per la liberalizzazione del mercato e delle licenze.
Credo che quel tassista non si sia fatto una gran pubblicità. Se fossi in Cecchi Paone, eviterei di prendere i taxi, come faccio io ormai da diversi mesi. Insomma, per mia protesta personale, non prendo più i taxi, anche a costo di spendere di più, e utilizzo solo l’app di Uber con gli Ncc.
Tornando al discorso dei balneari e delle concessioni: l’abbiamo vista in spiaggia insieme a Matteo per questa protesta, quando avete piantato l’ombrellone in spiaggia. Negli stabilimenti balneari vi hanno rivolto una valanga di insulti. Ha mai pensato alle conseguenze personali di questo gesto, alla sua incolumità?
Sinceramente no. Ci sono anche i miei genitori che si preoccupano per me, ma sto facendo qualcosa in cui credo e che quindi va al di là delle preoccupazioni per la mia incolumità. Fortunatamente sono bello grosso, un metro e novanta per novanta chili, quindi non è facile buttarmi giù, anche se ci provassero.
Qualche insulto le è arrivato e l’abbiamo visto anche nei vari video che avete pubblicato.
Ah beh, quelli sono all’ordine del giorno, ma li metti sempre in conto quando decidi di fare contenuti sul web. Quindi ormai mi sono costruito una corazza e mi rimbalzano.
Mettiamoci nei panni dei balneari: con il nuovo bando, in caso di un’azione da parte del governo, molte di queste persone rischierebbero il posto di lavoro, no?
Certo, ma tutti gli imprenditori, in tutti i settori, ogni giorno rischiano. Esiste il rischio di impresa. Anzi, loro sono anche fin troppo fortunati che per decenni hanno potuto operare indisturbati sulle spiagge italiane. Quindi, per carità, umanamente parlando a me dispiace sempre quando qualcuno perde il lavoro o va in difficoltà. Però poi penso anche al fatto che molti di questi dichiarano poco allo Stato o non mettono in regola i loro collaboratori e dipendenti. Basterebbe andare a fare un controllo in qualche stabilimento per sapere che molti dei ragazzi ci lavorano in nero. Quindi chi offre dei servizi in modo qualitativo e in modo regolar, ben venga che possa continuare a farlo e quando ci saranno le gare probabilmente le rivincerà lui o lei. Tutti gli altri che in questi anni si sono arricchiti pagando poche tasse e sfruttando i loro dipendenti, per me è giusto che vadano a casa.