La Regione Toscana ha detto la sua sul tema della transizione ecologica e della mobilità elettrica, direttamente con l’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. In seguito al divieto europeo di vendita delle auto con motore termico per il 2035, l'ente ha evidenziato che: "Nelle fasi produttive dei veicoli elettrici l’energia necessaria proviene ancora per la maggiore da fonti non rinnovabili, mantenendo ancora alte le emissioni di anidride carbonica". Sottolinea poi come Bruxelles abbia approvato (anche se in via non definitiva) una norma con enormi conseguenze sugli assetti sociali ed occupazionali dei distretti produttivi, con risvolti che si ripercuoteranno sia sulle scelte energetiche dei Paesi, che sugli assetti geopolitici e strategici per ottenere il controllo delle aree geografiche da cui provengono le materie prime. Non solo, secondo l’Arpat toscana il passaggio alle auto elettriche non porterà a miglioramenti ambientali, in quanto nel calcolo delle emissioni di un veicolo è necessario tener conto del suo intero ciclo di vita, con particolarmente attenzione all’energia utilizzata per la sua produzione e per il riciclo delle batterie. L’Arpat ha dichiarato che: "Adottando il criterio dal pozzo alla ruota, si scopre che le auto a corrente non sono poi così pulite come si potrebbe pensare: è infatti noto che più le batterie che le alimentano sono grandi, più elevata è la loro impronta carbonica". L’Agenzia evidenzia poi come report autorevoli (in particolare quelli della Goldman Sachs) indichino quanto la produzione degli accumulatori sia concentrata oggi in Cina, Corea del Sud e Giappone, dove basano il proprio mix energetico sui combustibili fossili. Per questo, sarebbe importante una tassazione dei beni in ingresso in Europa che tenesse conto della loro reale impronta carbonica, accompagnata da un protocollo sulle emissioni dell’intero ciclo di vita del veicolo.
L’Arpat toscana ha tenuto conto anche gli aspetti sociali della transizione ecologica: "Il prezzo della decisione di Bruxelles rimarrà tutto sulle spalle dei consumatori. L’automobile tornerà a essere un privilegio, spingendo ai margini del mercato le fasce più deboli". E ancora: “Considerando gli aumenti del costo delle materie prime registrati negli ultimi anni, difficilmente il prezzo delle Ev potrà scendere in maniera così clamorosa da renderle dei prodotti di mass market nel medio periodo, mentre la catena del valore è esposta alle oscillazioni delle speculazioni. E qualsiasi iniziativa rappresentata da aiuti di stato e incentivi continuerà a essere indispensabile per spingere l'interesse nei confronti delle auto elettriche, destinato a rimanere marginale ancora a lungo". Infine ha sottolineato che: “La scelta del parlamento europeo si basa su una speranza di cambiamento suggestiva, ma che non fa i conti con la realtà. Riuscirà sicuramente a ripulire l’aria delle nostre città, ma è sproporzionata rispetto a ciò che fa il resto del mondo, al diritto alla mobilità della gente e, infine, ai limiti tecnologici: la densità energetica di un kg di gasolio non sarà mai raggiunta da una batteria. Lunga vita al diesel, soprattutto in un momento in cui la scelta della Commissione europea di puntare sull’elettrico e, quindi, sulle fonti di energia rinnovabili s’infrange al momento in cui si trova costretta a puntare sulle fonti fossili, in vari ambiti (industriali, strategici e civili) per affrancarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia".