“La saletta”: così si chiamava la chat Instagram in cui erano stati aggiunti i ragazzi molestati a Castellammare di Stabia. A creare il gruppo è stata la loro professoressa della scuola Catello-Salvati (che poche settimane fa era stata aggredita da alcuni genitori): “Facciamo questo gruppo, così facciamo le cose por*o”, la spiegazione. I minori hanno raccontato tutto alla psicologa, ai pm e anche al gip. Una delle testimonianze è stata rilasciata da un dodicenne che, stando alla cugina, l’insegnante preferiva (minacciandolo però di sospensione dopo averlo sorpreso in bagno a fumare). “Era particolarmente interessata. Voleva stare con lui e fare cose con lui”. E il giovane ha raccontato di un’occasione in cui la donna avrebbe cercato di avere un rapporto sessuale. “Mi sentivo immobilizzato, non sapevo cosa fare, ha dichiarato, “L’ho fatta allontanare perché non volevo”. Un’altra volta, invece, la professoressa avrebbe proposto il dodicenne e la cugina a compiere atti sessuali insieme: “Voi potete fare le cose sporche, siete cugini”.
Gli alunni, però, avevano rifiutato le attenzioni dell’insegnante: “Gesù, vi posso dire una cosa seria? State accis (uccisi, ndr). Cioè sembrate tutti degli scemi, ho degli alunni stupidi”, le parole della donna. Le minacce di bocciatura, le intimidazioni e le offese per chi si rifiutava di parlare di temi a sfondo erotico erano diventate quotidiane. La professoressa, infatti, non avrebbe accettato i rifiuti dei giovani. Nei confronti del dodicenne “preferito” i toni erano particolarmente pesanti: “Possibilmente non fare cicciobello, padre Pio. Fai la persona seria, che quest’anno mi sembri un addormuto, non lo so che ti è successo. L’anno scorso eri bello sveglio e quest’anno mi sembri un addormentato con il biberon”. “Ti prego fallo per me. Dillo a tua mamma, non avere vergogna, diglielo che ti ha toccato”, lo aveva implorato la cugina. E per fortuna il giovane ha trovato la forza di parlare della tentata violenza sessuale. La professoressa, in seguito alle testimonianze, è stata condotta in carcere.