Oggi, 30 dicembre 2025, Vittorio Boiocchi avrebbe compiuto 73 anni. Lo hanno ricordato sui social alcuni amici e sua figlia Roberta. Lo Zio, storico capo ultras della curva Nord dell’Inter, è stato ucciso il 29 ottobre 2022, raggiunto sotto casa sua in via Fratelli Zanzottera da due killer, che lo colpiscono con due colpi di pistola. Un omicidio su cui sono state fatte ipotesi per due anni. Adesso però sappiamo come sono andate le cose e chi ha ordito l’azione. I responsabili sono Andrea Beretta, Marco Ferdico, Gianfranco Ferdico, Pietro Andrea Simoncini e Daniel D’Alessandro Bellebuono. Tutti sono a processo, la prima udienza si è celebrata il 10 dicembre scorso, le prossime saranno ad aprile. Molte cose i magistrati le hanno sapute da Beretta, ex leader della tifoseria organizzata nerazzurra e mandante dell’omicidio. Beretta voleva prendersi la curva Nord, con tutti i guadagni e i business a essa collegati. Dopo aver ucciso lo Zio però non rimane l’unico uomo al comando: viene affiancato da Ferdico e da Antonio Bellocco. Quest’ultimo verrà ucciso il 4 settembre del 2024 fuori dalla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio. Il secondo omicidio è stato decisivo per le indagini: da lì sono partiti gli arresti, le confessioni, le rivelazioni sui movimenti dietro al mondo ultras milanese. Vittorio Boiocchi in tutto questo non è stato dimenticato da una parte della tifoseria organizzata nerazzurra. Il 29 ottobre scorso, a tre anni dall’omicidio, l’Inter ospitava a San Siro la Fiorentina: quel giorno gli Irriducibili, gruppo della Nord a cui lo Zio era molto vicino, lo hanno ricordato fuori dallo stadio insieme alla famiglia. Avrebbero dovuto essere loro, pare, a prendere le redini della curva dopo il vecchio ultrà. Le cose andranno diversamente.
Vittorio Boiocchi era tornato in curva Nord nel 2018, dopo 26 anni di carcere per varie condanne dall’associazione a delinquere al narcotraffico. Si riprende la leadership del tifo interista, ma il ritorno non è del tutto pacifico: un anno dopo, nel 2019, Boiocchi si scontra con Franco Caravita, grande vecchio della Nord, a causa di un coro intonato dagli ultras durante la partita contro l’Udinese. Boiocchi finisce in ospedale, dove viene poi scattata la foto insieme a Caravita, segno che la questione è risolta. Nel 2021 viene nuovamente arrestato e viene stabilita la sorveglianza speciale. Tra le limitazioni c’è quella che gli impedisce di entrare a San Siro. Per questo il 29 ottobre, quando a San Siro si gioca Inter-Sampdoria, lui in curva non può andarci e torna a casa, accompagnato in scooter da “Chiccone” de Nigris. In quel periodo Beretta si sta facendo largo ai vertici del mondo ultras: fa molti soldi con il merchandising, ha carisma, è uno di quelli sempre pronti allo scontro, non ha paura. Qualità che gli riconoscono anche Marco Ferdico, suo sodale negli anni successivi, e Bellebuono. Sarà proprio quest’ultimo ad avvertire Berro del progetto ai suoi danni studiato da Bellocco e dallo stesso Marco. Boiocchi da parte sua è ancora una figura importante. Con Vittorio in attività Beretta non può prendersi tutto. Ecco quindi che matura la decisione di uccidere il rivale.
Vittorio Boiocchi, uno dei capi dei Boys San di San Siro, per anni simbolo e riferimento degli ultras dell’Inter, avrebbe compiuto 73 anni. Lo ricordano oggi la famiglia e gli amici. Giovanna Pisu, sua moglie, e le figlie hanno rifiutato l’offerta di risarcimento di 150mila euro presentata nella prima udienza del processo. Una cifra incongrua per la gravità della perdità. Il 9 aprile prossimo si procederà con l’esame degli imputati, alcuni dei quali saranno presenti in aula. A maggio la requisitoria.