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Tre anni fa moriva Vittorio Boiocchi e proprio oggi la curva Nord torna a tifare: coincidenze, voci, celebrazioni fuori da San Siro e il passato che non passa. Mentre la magistratura punta sempre più in alto

  • di Domenico Agrizzi e Moreno Pisto

  • Foto: Ansa

29 ottobre 2025

Tre anni fa moriva Vittorio Boiocchi e proprio oggi la curva Nord torna a tifare: coincidenze, voci, celebrazioni fuori da San Siro e il passato che non passa. Mentre la magistratura punta sempre più in alto
Per Inter-Fiorentina a San Siro la curva Nord ci sarà, dopo settimane di protesta causa blacklist. La partita si gioca il giorno dell’anniversario dell’omicidio di Vittorio Boiocchi. E gli Irriducibili hanno organizzato una celebrazione fuori dallo stadio. Ma a che punto siamo con gli equilibri di potere in curva? Tra ombre che si muovono dietro le quinte (e a cui punta la magistratura), droga che manca all’appello, processioni dei rapper da Tino Stefanini, nume tutelare della mala milanese, pistole vendute per un pezzo di coca, omissioni e falsità. Il passato non è ancora una terra straniera. E c’è chi dice che piano piano si calmeranno le acque e tornerà tutto come prima…

Foto: Ansa

di Domenico Agrizzi e Moreno Pisto

Stasera torna anche la curva Nord. E torna in un giorno che non ha lo stesso peso degli altri. Il 29 ottobre è il terzo anniversario della morte di Vittorio Boiocchi, fondatore dei Boys San, capo ultrà storico interista, carisma e rispetto, ucciso per volontà di Andrea Beretta, che poi, il 4 settembre 2024, ucciderà anche Antonio Bellocco. Bellocco lo finirà a coltellate, dentro una Smart. Boiocchi no. Per fare fuori Boiocchi lo Zio e continuare a fottergli i soldi ricavati dalle attività della curva ordisce un piano. Maurino Nepi gli porta Marco Ferdico, Ferdico si occupa di tutto: sopralluoghi, arma, killer e agganci. A sparare, sotto casa di Boiocchi, ormai è storia nota, sarà Daniel D’Alessandro Bellebuono accompagnato da Pietro Andrea Simoncini, padre della compagna di Ferdico. Quella sera si gioca Inter-Sampdoria. Appena la notizia della morte di Vittorio si diffonde la Nord si svuota. È la fine di un’era per la curva interista. Che proprio stasera, contro la Fiorentina, ritorna a tifare. Nel mezzo c’è stata un’epoca florida, la finale di Champions contro il City, lo scudetto, poi le inchieste della magistratura, gli arresti, le condanne, i direttivi saltati uno dopo l’altro, gli scioperi e le battaglie contro la società che ha vergato le blacklist, San Siro in silenzio. Ma oggi, proprio oggi, la curva, appunto, torna. Quindi tutto a posto, no? No, non proprio.

Vittorio Boiocchi, ucciso il 29 ottobre del 2022
Vittorio Boiocchi, ucciso il 29 ottobre del 2022 Ansa

Partiamo da stasera. Gli unici a ricordare Boiocchi saranno gli Irriducibili, che per lo Zio dovevano essere i suoi veri eredi. Una celebrazione è organizzata con la famiglia fuori dallo stadio. Dentro invece non succederà niente. Tantomeno in curva Nord, dove gli Irriducibili hanno deciso di non tornare. Restano per i fatti loro. I motivi? Non si espongono, ma è una questione - dicono - valoriale, di mentalità ultras, di appartenenza (anche) politica. Il resto della curva non farà niente. Meglio non tornare sulle vicende passate, questa è la linea del nuovo direttivo, soprattutto ora che i rapporti con la società non sono più tesi come qualche settimana fa. Soprattutto ora che è stato diffuso un comunicato in cui è stata resa nota la “volontà di ripartire con una ritrovata unità”, rimettendo al centro “la nostra maglia, quella casacca nerazzurra per cui da sempre combattiamo a testa alta, con fierezza, a San Siro, in Italia e in Europa”. Soprattutto ora che ormai non ci sono più segreti e si sa praticamente tutto delle vicende Boiocchi e Bellocco, grazie a Ferdico e alle sue dichiarazioni riportate dai giornali, in particolare da Davide Milosa sul Fatto Quotidiano.

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È grazie a Ferdico che sappiamo che Beretta doveva essere ucciso in Toscana, dove andava in vacanza, e il suo cadavere portato a Nizza per simularne la sparizione. Beretta si era fregato, solo con la finale di Champions League di Istanbul tra Inter e Manchester City, 400mila euro. Ferdico lo sapeva. Infatti dice: “Ero sostanzialmente esasperato in quanto, oltre al profilo del denaro che ci era stato sottratto, avevo paura che i Bellocco pensassero che io partecipavo con Beretta a questa sottrazione e che fossi d’accordo con quest’ultimo, o comunque loro potevano pensarlo, con tutti i rischi che questo comportava per me”, anche se “è stato un mio pensiero, Bellocco non me l’ha mai manifestato”. Era in paranoia, quindi.

Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico
Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico Ansa

Totò Bellocco sapeva, ma era contrario. “Bellocco si opponeva a questa mia volontà”, ha detto ancora Ferdico, “aveva timore che un omicidio potesse generare problemi sulla gestione dei ricavi della curva e che comunque ci potesse essere tolta la curva”. Su questo aspetto, però, in strada le voci che girano sono altre. Non è l’unica cosa di cui si parla, in realtà, ma adesso concentriamoci su questo. Perché Bellocco, nel luglio 2024, in vacanza in Calabria, aveva cercato le persone giuste per far sparire Beretta, ricevendo però solo dei no come risposta. E tutti glielo avevano sconsigliato. Allora torna a Milano e Ferdico decide che non hanno alternativa: ad agire deve essere lo scagnozzo, Danielino. C’è un problema però: Danielino è gonfio. È fatto. Si droga. Non è così affidabile. Infatti Ferdico si rivolge a tale Pinna, ma Pinna non poteva, in quel momento era sottoposto a una misura alternativa alla detenzione, il giorno lavorava in una carrozzeria, la sera tornava in carcere a Bollate. E niente, restava Bellebuono, ma dice Ferdico: “Nei progetti che manifestavo ai miei interlocutori l’esecutore dell’omicidio avrebbe dovuto essere D’Alessandro e poi, dopo l’uccisione di Beretta, D’Alessandro avrebbe dovuto sparire”. Ma chi sono questi interlocutori? Il padre e Totò. Teniamolo a mente, perché tra poco ci torniamo.

Daniel D'Alessandro, "Bellebuono"
Daniel D'Alessandro, "Bellebuono" Ansa

A Bellebuono viene data la pistola con cui compiere l’azione, ma lui la vende per comprarsi un pezzo di cocaina. Di nuovo: D’Alessandro non è affidabile, tutto finisce in farsa. E poi arriva il 4 settembre. Una cosa però risulta vera, di questa versione di Ferdico. In quei giorni Bellocco ci stava veramente ripensando, anche perché la voce dell'omicidio era arrivata anche all’ombra del Milan. La chiamiamo “ombra del Milan” e pure su di lui tra poco ci torniamo.

Marco Ferdico, uno dei volti più importanti della Curva Nord dell’Inter
Marco Ferdico, ex capo ultrà dell'Inter

Fatto sta che dopo il 4 settembre cominciano tutti a chiedersi: perché Bellebuono ha avvertito Berro? Proprio perché aveva saputo che poi sarebbe stato ucciso anche lui. E chi gliel'ha detto? La paura di Ferdico, in un primo momento, era che tutti pensassero che fosse stato lui a parlare, ma i dubbi vengono fugati in un pranzo pochi giorni dopo l’omicidio Bellocco, quando Marco viene “convocato” in un ristorante zona Brera. Ma a sapere del piano erano anche suo padre Gianfranco e Antonio, come detto. E su questo c'è da dire una cosa: i rapporti tra Totò e Daniel erano stretti, tanto che la famiglia Bellocco lo chiamava “Danielino” e Totò lo voleva far ripulire e portare in comunità. E poi c’è l’unica domanda a cui Ferdico non ha risposto a Storari: riguarda una partita da 100mila euro di droga evaporata sulla quale Ferdico è Bellocco avevano investito. Come mai parla su tutto Ferdico e non su questa vicenda? Semplice. L'onorabilità di Totò, la sua memoria, deve essere sacra. Toto è morto in maniera selvaggia, Beretta per un omicidio sta pagando solo dieci anni, l'onorabilità è qualcosa che Marco sente di dovere al suo amico Totò. Anche perché si sente in colpa per un altro errore commesso in questa storia, un errore strategico: dopo aver deciso di far fuori Beretta tramite Bellebuono per poi eliminare pure lui, invece di tenerselo vicino per evitare di insospettirlo, lo hanno allontanato. Si sa, quando trami contro qualcuno non gli devi far capire in nessun modo le tue vere intenzioni. Invece gli fanno capire qualcosa, D’Alessandro intuisce, la situazione si ribalta tragicamente e muore un rampollo della ‘ndrangheta.

La Smart bianca dove è stato ucciso Antonio Bellocco
La Smart bianca dove è stato ucciso Antonio Bellocco Ansa

Sarebbe bello sentire la versione di Bellebuono ora, ma Bellebuono è l'unico che non parla con i magistrati. Forse per orgoglio, forse per rinfrancarsi da quel marchio di infame che ha addosso per aver già parlato, in una prima fase delle indagini, con gli investigatori. Operazione in parte riuscita, perché il suo silenzio - in determinati ambienti - è stato apprezzato, mentre la scelta di parlare da parte di Marco Ferdico, no, tutto il contrario.

Marco Ferdico, ora in carcere
Marco Ferdico, ora in carcere

Poi, per carità, sul silenzio di Bellebuono circolano varie ipotesi: qualcuno gli ha promesso qualcosa, magari dei soldi? E questo qualcuno chi può essere? C’è la voce che porta al contatto bulgaro di Bellebuono, per esempio, da cui è andato per allontanarsi da Milano. Un contatto di Ferdico, si dice (è sempre dalla Bulgaria veniva il terzo uomo con cui D’Alessandro e Ferdico avevano organizzato la rapina da 120mila euro nel 2022, fuori da un ristorante in provincia di Cremona). Oppure a promettere qualcosa a Bellebuono sono altri.

La curva Nord dell'Inter
La curva Nord dell'Inter Ansa

In ogni caso l’interesse nei confronti delle curve di Milano c’è ancora, gli articoli sul Fatto lo attestano, e dopo la loro uscita le acque si sono agitate eccome. In quegli articoli vengono citati personaggi sicuramente di spicco della criminalità milanese, si parla di Carlo Ritrovato, già coinvolto da Maurino Nepi per risolvere lo scontro tra Boiocchi e Beretta nel luglio del 2022, c’è il nome di Carlo Zacco, altro uomo di pace nella faida tra gli uomini della curva e figlio di Nino Zacco, legato a Cosa Nostra. Ma i loro protagonismi e i loro tentativi di ricostruire relazioni e rapporti non sono proprio piaciuti e si mormora di una telefonata ricevuta proprio da Zacco e proveniente da giù. Perché, come si dice, la testa è a Milano ma il cuore è sempre in Calabria. Oltretutto lo stesso Zocca insieme a Giorgino De Stefano voleva avvicinarsi a dei rapper, ma poi anche qui è stato “limitato”. (Nota a latere: a Milano chi "governa" i rapper comanda e per sottolineare il link tra criminalità e rapper basti vedere la processione che molti stanno facendo a casa di Tino Stefanini, nume tutelare della mala milanese, di artisti come Jake La Furia, Tony Effe ed Emis Killa, quest'ultimo già indagato per associazione a delinquere nell'ambito dell'inchiesta Doppia Curva per i suoi legami con i vertici della curva Sud). I nomi fatti circolare, quindi, servivano per vedere la risposta dell’ambiente, per valutare azioni e reazioni, in attesa del passo falso di qualcuno.

Antonio Bellocco, il ricordo della famiglia
Antonio Bellocco, il ricordo della famiglia

Già, chi è l'ombra del Milan ovvero della curva Sud? Gli inquirenti lo sanno. Ed è lì che la Procura vuole arrivare. A chi sta dietro e sopra. Perché gli agenti in strada questo ti spifferano: tolti i generali di mezzo ci si affida ai colonnelli. La battuta che circola in alcuni ambienti, sibillina, per far capire che tutto cambia per non far cambiare niente alla fine è: “Non c’è bisogno di guardare il cielo per capire da che parte arriva la pioggia”. Meglio quindi investire somme di denaro per attività legali, soprattutto ora che l'attenzione dei media da questa storia è calata, senza risultare tra i beneficiari chiaro (e per questo Adolfo Gatto, il personaggio più pesante della curva Nord oggi, è stato convocato in Procura già a giugno scorso), perché se c'è una cosa che interessa a tutti, ora, è far passare le ultime tempeste. Infatti qualcuno a mezza bocca lo dice: hai visto? Se i colonnelli non fanno cazzate qua tempo un anno, un anno e mezzo tutto torna come prima. C’è una variabile: Aurora Spanò, la madre di Antonio Bellocco finirà presto di scontare la sua pena al 41bis. Tutti temono i suoi comportamenti una volta fuori. Ma anche volesse chi sarebbe disposta a tirare ancora l'attenzione su di sé? E poi l'unico su cui vendicarsi sarebbe Beretta e Beretta, per ancora un po' di tempo, sarà inavvicinabile. Nel nostro reportage in Calabria i familiari ci hanno detto più volte di no, che non vogliono vendetta. Solo giustizia. Quindi che torni la curva nord. Tutto il resto in fondo non interessa più a nessuno e più lo sguardo si alza, più la situazione si confonde

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