Si è capito che dopo la massmedializzazione della società e di quella dell’iperconnessione nessuno si stupisce più di un nuovo algoritmo o di un nuovo social. Poi è arrivato ChatGtp, e la gente è impazzita. Quindi si pensa: d’accordo, quando si parla di tecnologia a prova di bambocci, siamo ancora capaci di stupirci. Perciò detto fatto, ecco che esce la notizia che i fondatori di Instagram creano una nuova app ed è subito fibrillazione ovunque. Kevin Systrom e Mark Krieger hanno creato Artifact, una nuova applicazione che, in poche parole, è a metà fra un social media e un newsfeed, per cui sopravvive il sistema di scrolling (che qualcuno aveva già dato per morto prima dell’arrembante arrivo di TikTok) mixato con l’intelligenza artificiale. Non si può provare ancora in quanto l’iscrizione all’app è soltanto su invito (al momento) ed è ferma alla fase beta, ma su Youtube e in rete sono già partite le recensioni di blogger, vlogger e dei media.
Il principio di base di Artifact - acronimo che unisce i tre temi dell’applicazione: articoli, fatti e intelligenza artificiale - è che l’utente possa informarsi in modo sicuro sulla piattaforma leggendo cose vere, da editori certificati e con un flusso di notizie personalizzato per argomenti e che possa scambiarsi idee con gli utenti che segue. Qui subentra il principio della sezione Per te di TikTok, ovvero che non in base a quello che guardi, ma in base all’algoritmo dell’app e quindi a un sistema interno alla piattaforma che sul tuo feed viene indirizzato il genere dei contenuti. In questo modo, si possono leggere notizie di carattere musicale se hai dimostrato di aver già letto questi articoli, e così con le notizie di politica estera e la cucina, magari. Secondo infatti quanto spiegato da The Verge, testata americana specializzata in tecnologia e a cui i creatori dell’app hanno concesso un’intervista per presentare il progetto lunedì, la tecnologia dell’IA è il vero core tecnologico dell’app, attenta a selezionare notizie certificate e quindi cercando di evitare la diffusione di news non verificate - uno dei problemi che, invece, viene attribuito da anni ai contenuti pubblicati sui social network. E appunto, posta la certificazione degli editori, l’IA tra l’altro non disegna il feed in base a quello che fanno gli utenti che segui, ma in base a quello che può risultare più interessante per te incrociando letture precedenti e altri dati che l’algoritmo elabora. In questo modo l’utente può leggere le notizie direttamente dall’app e può anche commentarle e condividerle, senza però poter aggiungere alcuna modifica. In pratica, niente post originali o video di spiegazioni, ma soltanto ricondivisioni.
In base a quanto spiegato da The Verge, gli editori presenti su Artifact sono tantissimi e internazionali. Ci sono il Washington Post, il New York Times e altre importanti testate americane e non, con cui - si presume - ci siano accordi di pubblicazione (anche questa materia molto calda, vedi le recenti vicissitudini legali di Google negli Stati Uniti e in Francia). Ma ci sono anche giornali più piccoli e blog su specifici argomenti, così da creare un roster di editori il più possibile completo e esaustivo su tutti gli argomenti. Sono ancora da chiarire altri temi molto delicati quando si parla di contenuti d’informazione e social media, come la pubblicità, la privacy e lo stesso accordo fra editori e app, ma intanto ci si chiede se Artifact possa disegnare il futuro del rapporto fra lettori e notizie e, soprattutto, sarà capace di fare meglio di altri aggregatori di notizie a portata di smartphone. Il rischio che sia l’ennesima hipsterata infatti c’è sempre, soprattutto adesso che ogni app nasce con l’etichetta “che può rivoluzionare il mondo dei social” per poi sparire. Intanto Systrom e Krieger hanno fatto il primo passo. Vediamo quando Artifact arriverà su scala globale.