La portata dell’indagine che ha portato agli arresti di 19 ultrà di Inter e Milan deve ancora essere compresa del tutto. Come reagiranno le squadre? E il resto dei tifosi? I calciatori si comporteranno diversamente? Domande che, per ora, restano sospese. Ma dalla conferenza stampa convocata dal procuratore di Milano, Marcello Viola, emerge chiaramente un fatto: non stiamo parlando di azioni volte al controllo di uno stadio o di una zona, seppur carica di valore simbolico, del capoluogo lombardo. “Si comincia da San Siro, ma si arriva ben più lontano”: questa una possibile sintesi della conferenza di questa mattina. La presenza del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo dimostra che il quadro comprende realtà anche distaccate dal mondo del calcio e dal tifo organizzato. Di mezzo, come ormai è chiaro, c’è anche la ‘ndrangheta, di cui Antonio Bellocco era membro. Nel corso di queste settimane abbiamo spesso anticipato degli sviluppi che poi si sono concretizzati nelle indagini. Sono vari, infatti, i nostri articoli in cui il rapporto tra mondo ultrà e sottobosco criminale vengono analizzati. Prima di tutto, un presupposto: i criminali coinvolti sicuramente ci sanno fare anche con politici e imprenditori. La funzione mediatrice di Mimmo Hammer, a cui avevamo accennato qui, è esemplificativa: chi meglio di lui poteva sistemare le cose tra i membri della Nord in conflitto, data la sua esperienza come pacificatore della disputa tra Casa Pound e Lealtà Azione? Tra i nomi emersi dalla conferenza c’è quello, appunto, di un consigliere regionale lombardo, Manfredi Palmeri, il quale avrebbe ricevuto un quadro da 10mila euro in cambio dell’affidamento dei parcheggi di San Siro alla società dell’imprenditore Gherardo Zaccagni, la Kiss and Fly. Palmeri, infatti, è membro della M-I Stadio srl, società di Inter e Milan che gestisce le concessioni del comune di Milano proprio per gli spazi fuori dal Meazza. Ma il consigliere di area centrodestra (a ottobre 2023 è stato candidato con la lista di Letizia Moratti) è da tempo inserito nel panorama calcistico milanese: otto anni fa, infatti, è stato Project Leader del progetto Uclf: Uefa Champions League Final 2016. In poche parole, si è occupato dell’organizzazione della finale del torneo continentale più importante del mondo. “Io a Manfredi comunque gli ho comprato già il quadro eh! Sono 10mila di quadro!”, avrebbe detto l’imprenditore Zaccagni in un’intercettazione. C’è poi un altro punto che avevamo evidenziato e che è stato ribadito più volte in conferenza.
Certo, l’aspetto economico ha sempre un peso decisivo nelle scelte delle organizzazioni criminali: parcheggi, bagarinaggio, vendita di merchandising, fino al traffico di droga (sottinteso quando si tratta di certi ambienti, seppur non sia oggetto di indagine). Tutti mercati che, in un precedente articolo, avevamo già indicato come possibili fonti di reddito per ‘ndrangheta e per i gruppi ultrà coinvolti. Ma c’è qualcosa di più del semplice flusso di denaro. Si tratta del controllo della città e di quella che il procuratore antimafia Melillo ha definito “penetrazione imprenditoriale”. Della fornitura di risorse umane. Il controllo viene esercitato, per esempio, proteggendo figure pubbliche come Fedez, fornendo servizi di sicurezza nei locali notturni (è un caso che Luca Lucci parlasse con il rapper di un ipotetico acquisto dell’Old Fashion?) e usando la violenza e l’intimidazione. Ancora in conferenza viene ricordato come questi metodi siano da tempo impiegati dalle curve e si citano, senza entrare nei dettagli, delle estorsioni che sarebbero state fatte in alcuni locali della Sardegna proprio grazie a uomini legati a gruppi ultrà. Di nuovo: molto oltre le tribune di San Siro, raccogliendo forza lavoro e risorse dall’ecosistema criminale meneghino, fino ad arrivare fuori dai confini della città. Paradigmatico un caso, utile a capire come la forza di queste organizzazioni criminali non sia solo economica: l’imprenditore che gestiva i parcheggi fuori dallo stadio inizialmente versava 4mila euro mensili, stando alle parole del procuratore Melillo, ai tifosi. Una sorta di pizzo. In seguito, avrebbe stretto un accordo con quelle stesse organizzazioni per tutelarsi dall’inserimento di altre realtà criminali. Insomma, data l’impossibilità di combatterli, conviene usarli. E usarli come braccio armato.
Infine, c’è la pressione sulle società. Già agli inizi di questa storia avevamo puntato l’attenzione sulla reazione dei calciatori. O quantomeno su quella che avrebbe potuto essere una loro auspicabile risposta. In passato, infatti, sono tanti i casi in cui la “sudditanza” di cui oggi si è parlato si è manifestata in campo. Dalla squadra di Stefano Pioli costretta a chiedere perdono alla curva, alle intercettazioni tra Simone Inzaghi e Ferdico per i biglietti per la finale di Champions, a dire del tifoso insufficienti. Una pressione che è arrivata fino ai vertici, Javier Zanetti e Beppe Marotta compresi, dato che i biglietti venduti furono effettivamente di più (1200 invece di 1000). C’è poi il caso Milan Skriniar, al tempo capitano dell’Inter. Quasi fosse un dirigente, Ferdico telefonò al difensore per capire le intenzioni del difensore, in scadenza con i nerazzurri: “Ha già deciso (di andare al Psg, ndr), hai visto che gli tremava la voce. Aveva un po' di paura”. Mercati in cui investire (parcheggi, merchandising, bagarinaggio), coinvolgimento di persone che con il tifo organizzato non c’entrano, controllo dei locali e della violenza in città. La ‘ndrangheta. Tutti elementi che avevamo già inserito nelle nostre ricostruzioni. Tutti elementi che, di certo, finiranno all’interno di un mosaico molto più complesso. E che con il calcio giocato ha ben poco a che vedere.