Sono le prime ore del mattino quando lunedì 30 settembre la guardia di finanza arriva a casa di diciannove ultrà delle curve di Inter e Milan. Sedici arresti più tre ai domiciliari, il conto dell’operazione voluta dal giudice delle indagini preliminari Domenico Santoro. La Procura di Milano contesta il presunto giro d’affari tra pizzo sui parcheggi, vendita di prodotti all’interno dello stadio ed estorsioni. Ma c’è di più. Già da un mese, dopo l’omicidio di Antonio Bellocco, si guarda al rapporto che intercorrerebbe tra la criminalità organizzata e la curva dell’Inter. I nomi più attenzionati, ovviamente, sono quelli di Andrea Beretta, l'assassino di Bellocco, e del possibile rivale per il controllo della Nord Marco Ferdico. Tra gli arrestati ci sono molti dei leader del tifo organizzato nerazzurro: Matteo Norrito, Renato Bosetti e Mauro Nepi, solo per dirne alcuni. I germi della guerra che sarebbe esplosa erano probabilmente già presenti nel 2018, in seguito al ritorno a San Siro di Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà nerazzurro, che aveva scontato 26 anni di carcere. Due anni fa a Figino, vicino casa, Boiocchi fu freddato con due colpi di pistola. Da quel momento vennero allontanati i membri del gruppo degli “Irriducibili”, lasciando spazio a Beretta, Ferdico e Bellocco. L’omicidio di quest’ultimo, tra i nomi di spicco del casato mafioso dei Rosarno, rappresenta un momento chiave per capire la relazione che unisce tifoseria organizzata interista e ‘ndrangheta, da tempo interessata “alla gestione degli affari allo stadio”. Un filo che tiene insieme anche altre famiglie e fazioni del sottobosco criminale milanese, come abbiamo spiegato in questo articolo. E che, come abbiamo ipotizzato ancora su MOW, riguarda anche la gestione delle scommesse, delle risorse umane (compresa la sicurezza personale di personaggi come Fedez), oltre al traffico di droga e dei business dei parcheggi e dei biglietti. Inoltre, eravamo stati tra i pochi (quasi gli unici, per dire la verità) a essere presenti alla riunione dei capi ultrà che si è tenuta giovedì 12 settembre. Nel frattempo, Beretta è stato trasferito nel carcere di San Vittore. Anche di un suo possibile trasloco avevamo parlato qui.
Non c’è l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, invece, per i reati contestati agli ultrà milanisti, per cui rimane comunque l’associazione a delinquere. Coinvolti anche Luca Lucci, noto per essersi fotografato con Matteo Salvini, suo fratello Francesco e Christian Rosiello, bodyguard di Fedez e tra i responsabili dell’aggressione a Cristiano Iovino. Dopo un litigio in discoteca, il personal trainer era stato raggiunto dai fedelissimi del rapper in via Traiano, dove era stato picchiato e minacciato. Tra gli amici dell’ex marito di Chiara Ferragni prelevati dalla guardia di finanza c’è anche Islam Hagag, noto come Alex Cologno, che era insieme al cantante lo scorso weekend in vacanza a Parigi. Fedez, va chiarito, è del tutto estraneo alle accuse che hanno portato agli arresti. Restano comunque le frequentazioni con i grandi nomi della curva del Milan, l’accordo extragiudiziale per la risoluzione del caso Iovino e, pare, un tentativo di introdurre, tramite Lucci, la bevanda Boem all’interno di San Siro. Ancora con Lucci, poi, sembra che Fedez avesse pensato di acquistare la discoteca Old Fashion per farne un “club figo”. Evidente però la difficoltà di inserire nell’affare una figura come l’ultrà è ben presente: “Come introduco la tua figura?”, chiede il rapper. “Non la introduci”, la risposta del bodyguard. Il procuratore milanese Marcello Viola ha convocato una conferenza stampa per parlare di quanto accaduto e degli arresti: cosa nascondono ancora le due curve di San Siro?