Era capo ultrà interista, ma allo stadio non ci poteva andare: dal Meazza doveva stare lontano almeno due chilometri. Lo hanno ucciso a colpi di pistola sotto casa e sono fuggiti in moto, circa un’ora prima del fischio di inizio di Inter-Sampdoria a San Siro: è morto così, in strada, Vittorio Boiocchi, 69 anni, pregiudicato con dieci condanne e 26 anni di carcere per armi e rapina alle spalle. Non ci sarebbero testimoni, e in quella zona non ci sono telecamere.
L’agguato è avvenuto in via Fratelli Zanzottera, alla periferia ovest di Milano, dove Boiocchi aveva scontato i domiciliari. Era “sorvegliato speciale” e stava rientrando a casa a piedi: contro di lui sono stati esplosi almeno di cinque colpi con una pistola semiautomatica e almeno due lo avrebbero colpito tra collo e torace. Due le persone che sarebbero fuggite in moto.
Dopo aver appreso la notizia a partita in corso, gli ultrà dell’Inter hanno smesso di cantare e hanno ritirato gli striscioni e poi se ne sono andati.
E, secondo quanto denunciato, nell’uscire gli ultrà avrebbero portato con sé con le maniere forti anche altri tifosi “normali” che invece sarebbero voluti rimanere a vedere il match
“Che qualcuno racconti lo schifo che è successo in curva – si legge in un messaggio diffuso dal giornalista di Libero (e tifoso interista) Fabrizio Biasin, uno dei tanti che dice di aver ricevuto –. Gente sbattuta fuori con urla, calci e pugni perché gli ultras hanno deciso così. Famiglie con i bimbi in lacrime e impauriti. Gente che si è fatta ore e ore di auto o treni costretta contro la propria volontà a uscire dallo stadio. E le forze dell’ordine o chi per loro doveva vigilare, inermi. Io sono tanti anni che seguo l’Inter ma uno schifo così non l’avevo mai visto. Oggi in curva sono state calpestate le libertà più elementari e non è ammissibile”.
“Lo stadio – il commento di Biasin su Twitter – è di tutti, «la squadra» è di tutti, non esistono tifosi di serie A e di serie B. Tutti hanno gli stessi diritti ed è triste doverlo pure specificare. Direi che non c’è molto da aggiungere”. Per vari utenti però ci sarebbe molto da aggiungere: c’è chi si chiede se la Procura di Milano non abbia qualcosa da dire e chi la bolla come “una pagina nera del tifo interista”.
Boiocchi era stato scarcerato nel 2019: “Da quel momento – riferisce il Corriere – aveva ripreso le redini della curva Nord, tornando sul trono occupato negli anni ‘90 al momento del suo arresto in una maxi operazione. Aveva approfittato di un cambiamento alla guida del direttivo del tifo organizzato interista avvenuto in seguito alla morte del tifoso varesino Daniele Belardinelli investito da un’auto di ultrà napoletani il 26 dicembre del 2018 durante gli scontri tra la tifoseria campana è quella interista in via Novara. Boiocchi era tornato in curva nel settembre 2019, la sua presenza aveva scosso e stravolto gli equilibri del tifo”.
L’ultimo arresto di Boiocchi risaliva al marzo 2021, quando era stato fermato in auto mentre era con un altro pregiudicato: in macchina secondo quanto riferito dalle cronache ci sarebbero stati pettorine della guardia di Finanza, un taser e una pistola e secondo l’accusa i due sarebbero stati in procinto di tentare il sequestrare di un imprenditore per un’estorsione da 2 milioni di euro.
Nei mesi scorsi il suo nome era emerso in un’indagine relativa a presunti affari legati allo stadio, come il business dei parcheggi: nelle intercettazioni il capo ultrà avrebbe raccontato di prendere circa 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose, “con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui hanno fatto avere il posto che gli danno una somma ad ogni partita”. In pratica, stando alla versione del diretto interessato, gli sarebbero arrivati circa diecimila euro a partita.