Gli obbiettivi che il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini si è dato insieme al suo staff, riguardo il Ponte sullo Stretto, sono: superare il “modello Genova” e riesumare la vecchia società in liquidazione, chiudere i contenziosi con Eurolink e gli altri, affidare al gruppo Rfi-Anas l’aggiornamento del progetto salvando le precedenti autorizzazioni, snellire le procedure, affidare il coordinamento e i controlli di esecuzione sulla qualità e trasparenza ad un commissario e due sub commissari, uno per la Sicilia e uno per la Calabria. Un progetto condiviso anche con i governatori delle regioni Renato Schifani e Roberto Occhiuto, per riuscire a insediare a gennaio il gruppo di lavoro e completare in 5-6 anni l’opera di cui si parla dal 1885: il Ponte sullo Stretto. La Lega intende investire tantissimo su questo obiettivo. Il leghista ligure Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, che con Salvini segue tutti i dossier riaperti ha dichiarato che: “ interesse di tutti che il Sud diventi competitivo e che il Paese viaggi tutto alla stessa velocità. Oggi il Nord può crescere solo se cresce il Sud e vogliamo portare ovunque la cultura dell’impresa e del lavoro. La vera sfida del Paese sarà realizzare entro cinque-sei anni il Ponte sullo Stretto, perché questo non solo darà il necessario collegamento stabile fra Sicilia e Continente che serve ad attirare investimenti produttivi e i flussi in transito dal Mediterraneo, ma richiamerà anche la realizzazione o il completamento di tutte le infrastrutture strategiche collegate, dalla Salerno-Reggio Calabria alla Palermo-Catania-Messina fino alla viabilità secondaria. Questa diventerà la principale dorsale italiana, dalla Sicilia al Brennero. E, come tale, completerà il Corridoio Ten-T scandinavo-mediterraneo per il quale da anni l’Ue chiede l’invio del progetto e mette a disposizione risorse finanziarie che potranno arrivare a coprire oltre il 60% del costo del Ponte. A dicembre Salvini avrà incontri a Bruxelles per ottenere i fondi e per chiedere di integrarli a completamento del Corridoio con le linee ad alta velocità. Per l’Ue, infatti, trasferire buona parte del traffico su ferrovia veloce conviene, favorisce gli scambi commerciali e aiuta l’ambiente”.
E ancora: “Gli studi condotti dal ministero e da Rfi dimostrano che il Ponte a tre campate non è realizzabile: con i piloni sui fondali si avrebbe un’altezza insufficiente mettendo in difficoltà il traffico marittimo, si danneggerebbero i fondali e si metterebbe a rischio l’intera struttura a causa delle fortissime correnti. È stato invece dimostrato che il Ponte a campata unica progettato e già autorizzato dieci anni fa, con una “luce” di 76 metri, permette facilmente il passaggio delle meganavi portacontainer, è più alto dei principali ponti fra cui quello di Suez che ha 70 metri, e in ogni caso l’impalcato potrebbe essere alzato senza allungare le due torri. Rfi e Anas possono fare il restyling dell’intera opera e di tutti i sistemi di trasporto connessi. Il gruppo Rfi-Anas sarà general contractor di un progetto di cui Anas era titolare per alcune quote, altri soggetti sono falliti”. L’altro proprietario, Webuild, dopo l’intesa sul contenzioso, potrà partecipare alle gare come tutti gli altri. Del resto, finora si è aggiudicata tutte le gare di Rfi e anche il Ponte Morandi. Rixi ha così commentato: “È un problema più formale che sostanziale. Quel progetto ha autorizzazioni ambientali e geologiche definitive importanti. Per non rifare tutto daccapo, con l’impalcatura normativa che andremo a creare in Manovra puntiamo a mantenerle in vigore con una robusta copertura giuridica che consenta di aprire presto i cantieri. I ricorsi li mettiamo nel conto, il Pd ha votato no persino al Ponte Morandi, eppure si è fatto. Per il resto stiamo affrontando tutti gli aspetti con Rfi e Anas, si vedrà se gestiranno il tutto direttamente o tramite società collegate. L’importante è garantire tempi certi di realizzazione, 5-6 anni. Vogliamo portare lavoro al Sud con opere di qualità e enormi ricadute sul territorio, che uno studio di Mc Kinsey calcola arriveranno non solo dal Ponte, ma anche da tutte le opere collegate. Il Paese, insomma, dovrà scegliere fra avere un futuro sviluppo inserendosi nei traffici marittimi mediterranei o se restare indietro e fuori da tutto per seguire l’ideologia”.