Dopo le polemiche sulla Hermès tarocca sfoggiata da Daniela Santanchè, Selvaggia Lucarelli dedica una puntata della sua newsletter Vale Tutto al mercato delle borse false, un business che in Versilia non solo resiste, ma si è persino evoluto. Niente più venditori ambulanti che passeggiano tra gli ombrelloni con il loro campionario: oggi le vendite sono più esclusive e avvengono direttamente a domicilio. Le clienti? Non solo turiste o vacanziere in cerca di un affare, ma anche imprenditrici, conduttrici e signore di un certo livello, che accolgono i venditori in casa o organizzano veri e propri “salotti del falso”, dove insieme alle amiche scelgono i loro modelli preferiti, un po’ come si faceva con i cosmetici Avon negli anni ‘90. I nomi dei venditori sono ormai ben noti tra le habitué della zona: Alì, Francis, Bamba, Maradona, Paco. Le borse, invece, arrivano dalla Cina, dalla Turchia (dove si realizzano i falsi migliori) o da Prato, che si conferma un centro di produzione strategico. E per chi preferisce fare shopping comodamente dal divano, ci sono anche pagine social dedicate, come Cumalibag, che chiude e riapre continuamente con nomi leggermente diversi e che conta decine di migliaia di follower, tra cui anche qualche nome noto. Lucarelli, per capire meglio il fenomeno, ha deciso di testarlo in prima persona e ha provato ad acquistare una borsa falsa. Come gli è andata a finire?
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Dopo alcune ricerche, Selvaggia Lucarelli è riuscita a entrare in contatto con un venditore che le ha fornito un catalogo su WhatsApp, con modelli di Chanel, Gucci, Prada e, ovviamente, Hermès. Il prezzo? 350 euro per una Birkin tarocca. La procedura è semplice: si sceglie il modello, si effettua un pagamento su PayPal e in pochi giorni il pacco arriva direttamente a casa, senza bisogno di liste d’attesa o buoni rapporti con la boutique. Ma perché donne facoltose comprano borse false? Oltre al risparmio, ci sono ragioni più “pratiche”. Per esempio, le borse Hermès originali non si possono semplicemente comprare: bisogna essere clienti abituali della maison per avere accesso a una Birkin o a una Kelly. Così, chi non vuole sottostare a queste regole si rivolge al mercato parallelo. E poi ci sono le collezioniste che acquistano il fake della borsa originale che già possiedono per evitare di rovinarla. Una strategia che, a quanto pare, è diffusa anche nel mondo dell’orologeria e della gioielleria di lusso. Dubai è un altro centro importante per il commercio del falso. Lucarelli racconta che lì i venditori si muovono direttamente negli hotel di lusso e si presentano nelle suite di politici e vip con le loro borse contraffatte. Tra gli aneddoti più curiosi c’è quello di una celebre stilista, ormai scomparsa, che comprava falsi del suo stesso marchio per regalarli ad amici e parenti. O quello di Marta Marzotto, il cui guardaroba fu messo all’asta per beneficenza, finché qualcuno si accorse che molte borse erano tarocche. Per evitare imbarazzi, vennero restituite con una scusa diplomatica. Anche la Generazione Z ha sdoganato il mondo dei falsi, chiamandoli con un termine più trendy: dupe. Per loro non è solo una questione di risparmio, ma di estetica e status symbol. Intanto, mentre il cosiddetto HermèsGate semina il panico tra le sciure milanesi (che ora si guardano a vicenda le Birkin con sospetto), venditori come Maradona continuano a fare affari d’oro. Nessuna lista d’attesa, nessuna domanda scomoda: basta un messaggio su WhatsApp, una ricarica PayPal e la borsa dei sogni arriva direttamente a casa. Senza nemmeno andare in spiaggia.
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