Ma davvero la Fiat è sempre meno italiana? Forse, anzi, probabilmente, molto probabilmente. Anche se, a dire il vero, in molti potrebbero sostenere la tesi che la Fiat non sia nemmeno più la Fiat. E anche questo potrebbe essere vero. Con la nascita del colosso Stellantis nel gennaio del 2021, tutti i brand italiani sono stati inglobati da questo gigantesco gruppo a trazione francese. Così, l’iconica azienda di Torino ha cominciato prima a diventare sempre meno torinese, perdendo il suo tipico accento sabaudo, e quanto sta accadendo in questi giorni nello storico stabilimento di Mirafiori, da mesi bloccato per la cassa integrazione, ne è una prova concreta. E poi piano piano, ma inesorabilmente, i modelli a quattro ruote hanno iniziato ad abbandonare le fabbriche del Belpaese, spostandosi in Polonia, dove la Fiat produce da oltre quarant’anni, in Serbia dove nascerà la futura Panda elettrica, e in Marocco dove viene realizzata la nuovissima Topolino. In molti la chiamano delocalizzazione, e in molti ancora hanno usato questa faccenda per attaccare John Elkann (presidente di Stellantis e nipote di Gianni Agnelli) e Carlos Tavares (Ceo del Gruppo) per le loro strategie industriali. Le auto italiane, dunque, non vengono più prodotte in loco, eppure si vantano di essere made in Italy, ma perché? La risposta più onesta (e patriottica) parlerebbe di un maggiore appeal del nome “italianeggiante”, quello che in gergo viene chiamato “Italian Sounding”, termine che riporta a una legge voluta anni fa dall’attuale ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, e che solamente poche settimane fa ha messo con le spalle al muro Stellantis, costringendola a cambiare il nome dell’ultimo modello di Alfa Romeo da Milano a Junior. Il motivo? L’auto viene prodotta a Tychy… E allora con la nuova 600 e la Topolino come la mettiamo?
Oltre ai nomi, due nomi storici per l’automobilismo nostrano, queste vetture vengono prodotte fuori dai nostri confini, la prima sempre a Tychy e la seconda in Marocco, eppure entrambe sfoggiano la bandiera italiana. Ed è proprio per questo motivo che, come riportato da Mf (riprendendo Il Tirreno) “lo scorso mercoledì 15 al porto di Livorno c’è stato un maxi-sequestro di Topolino e di Topolino Dolcevita da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: 134 mezzi elettrici sono stati bloccati e la contestazione a Stellantis è proprio che la bandiera italiana sulla fiancata fornisce una fallace indicazione sull’origine del veicolo”. Così, il produttore immediatamente si è mobilitato a eliminare qualsivoglia legame visivo con lo Stivale, dichiarando che, riporta sempre Mf, “siamo sempre stati chiari nel dire che l’auto viene prodotta in Marocco”. Comunque sia, via gli adesivi dalla piccola Topolino, ma via anche il tricolore dal paraurti posteriore della più grande 600. Insomma, adesso di italiano non c’è davvero più niente, nemmeno il simbolo…