Di un presunto tesoro nascosto della famiglia Agnelli se n’è sempre parlato, sin dai tempi Gianni; ma forse nessuno pensava che si trattasse di questo genere di tesoro… Nelle ultime settimane, infatti, sono state scoperte numerose società off-shore con sede in paradisi fiscali e risalenti proprio all’Avvocato e alla moglie Marella Caracciolo, parte fondamentale della lunga battaglia legale riguardo alle loro dubbie eredità, che mette a confronto madre (Margherita Agnelli) e figli (John, Lapo e Ginevra Elkann) sui banchi dei tribunali. . Tutti pensavano a “semplici”, ma sospette, aziende o conti esteri, ma, secondo quanto sostiene Affari Italiani, quello della royal family torinese sarebbe un tesoro molto particolare, a mo’ di Pirati dei Caraibi. Infatti, rivela la testata online, “oltre ad aver conquistato ogni settore immaginabile, dall’industria automobilistica al calcio fino all’editoria, la famiglia ha anche accumulato un tesoro inestimabile di oro: 138 tonnellate di metallo prezioso”; e il suo valore, secondo le stime della fonte, si tradurrebbe “in una mastodontica fortuna da 10 miliardi di euro. Gran parte di questo tesoro - sottolinea - è il lascito dell’Avvocato”. La sua origine, però, risale ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, e Affari Italiani cerca in qualche modo di risalire ai passaggi fondamentali di questo presunto immenso (e ricchissimo) segreto di famiglia, che a quanto pare “venne depositato in una banca a Basilea, per poi essere spostato nel dopoguerra a Ginevra, in Svizzera. Ovviamente gli Agnelli non si accontentarono di una banca qualunque bensì scelsero l’aeroporto Cointin di Ginevra, una fortezza segreta e inaccessibile”. E come se non bastasse, continua il sito economico, “dentro, non solo lingotti d’oro, ma una collezione d’arte del valore di 10 miliardi di euro, ben celata. Un tipico stratagemma all’Agnelli”. In Svizzera, quindi, la royal family torinese nasconderebbe ricchezze per circa 20 miliardi di euro complessivi; insomma, dei risparmi niente male per gli Elkann, che comunque non piangono miseria...
A parte questo capitale “fisso”, infatti, per John Elkann e tutta la sua ciurma bisogna tenere conto anche dei ricavi dei vari business di famiglia, tutti legati alla holding Exor. Questa volta a fare i conti in tasca agli eredi dell’Avvocato è i Italia Oggi. Vengono presi in considerazione tutti i settori in cui si sono entrati gli Elkann, partendo dal calcio, quindi dalla Juventus. Un vero e proprio affare di famiglia, quasi al pari della Fiat (o della ex Fiat); di cui, riprendendo i dati della fonte, la “holding guidata da Elkann possiede il 63,8% [...] che, nel 2023, ha chiuso il bilancio con una perdita di 189 milioni di euro. Un rosso che segue quello del 2022, pari a 157 milioni, e quello ancora più gravoso del 2021, pari a 215 milioni. In totale, 561 milioni di deficit negli ultimi tre esercizi [...] dunque, il club bianconero causa agli eredi Agnelli una perdita di 358 milioni di euro”. Dal pallone alla carta, con l’editoria; e “dai 202 milioni di euro del 2021 si è passati prima ai 167 milioni del 2022 e, infine, ai 68 milioni del 2023. Tanto vale Gedi nell’universo Elkann [...] Nel 2021 ha perso 35 milioni di euro, di cui 31 hanno gravato sulle casse Exor. Nel 2022, utili per 2 milioni. Mentre nel 2023 il rosso è stato di 103 milioni, in gran parte dovuto alla svalutazione del valore delle testate iscritto a bilancio”. Comunque sia, in termini di partecipazione Jaky non ha nulla da temere, le percentuali di perdite sono irrisorie: l’1,6% per la Juve, “una percentuale troppo bassa per pesare sulle strategie del gruppo”, commenta Open riprendendo Italia Oggi, e appena lo 0,2% per Gedi. Ma è in altri campi che si fanno i grandi affari… Per Exor, infatti, continua la fonte, “risultano più importanti altri rami della holding, come ad esempio il marchio del settore lusso Christian Louboutin. Nel bilancio di Exor, il 24% della società che produce le iconiche scarpe dalla suola rossa vale 700 milioni di euro, dieci volte l’editrice di Repubblica e Stampa”. Ma la colpa non è dell’editoria, quanto dei singoli giornali. La holding di Elkann, infatti, possiede anche il 34,7% delle quote della rivista britannica The Economist che, a differenza delle testate italiane, nel 2023 ha portato ben 16 milioni di dollari, stessa cifra del 2022. Anche se, in realtà, termina Open, “queste realtà sono solo un mattoncino dell’intera architettura Exor, i cui asset principali sono le partecipazioni in Ferrari, iscritta a bilancio per 13,56 miliardi di euro, Stellantis, 9,5 miliardi, Cnh Industrial, 4 miliardi, e Philips, 2,9 miliardi”.