Elvis Presley l’8 gennaio avrebbe compiuto novant’anni. È incredibile: pensavo che fosse nato più di cento anni fa, d’altra parte quando si muore così giovani, a 42 anni, e addirittura nel 1977, 48 anni fa, un’eternità, tutto è così lontano. Eppure nella vita di tutti noi Elvis vive: nella musica, nei Måneskin, addirittura, nella moda, nei blue jeans, nelle T-shirt, nei giubbotti. Oggi vive persino nelle pettinature un po’ rockabilly che vediamo in giro sui ragazzi di 14 anni che non sanno nemmeno chi è Elvis Presley, nei tagli a scivolo col ciuffo riportato, negli undercut, il taglio tanto usato dai calciatori. Elvis è stato forse uno degli artisti più contraddittori di sempre. È morto per overdose di farmaci (come Prince, come Michael Jackson, come Marilyn Monroe), con l’autopsia hanno trovato nel suo corpo tracce di ben 14 farmaci diversi, forse è morto anche per un’allergia alla Codeina, un oppiaceo tanto usato da dentisti (si stava curando il mal di denti). Eppure il presidente Richard Nixon lo aveva nominato poliziotto della Fbi nella sezione narcotici, in pratica risultava essere un agente impiegato nella lotta agli stupefacenti (un incarico solo formale e propagandistico per Nixon) e poi alla fine usava in maniera smodata qualsiasi farmaco che per la verità riusciva a farsi dare da medici autorizzati a farlo. Il suo modo di cantare e di ballare aveva creato scandalo, in tv all’inizio lo inquadravano solo dalla cintola in su per non dar risalto ai suoi movimenti del bacino che portavano l’attenzione “lì”. Solo i giovani lo amavano senza riserve, ma i predicatori e il clero americano si erano scagliati contro di lui, considerandolo blasfemo, eppure lui era un cristiano fervente, figlio di una madre, Gladys, cristiana della chiesa evangelica ma di origine ebrea, tanto che quando lei morì prematuramente a solo 46 anni nel 1958 Elvis pose sulla sua tomba la stella di Davide. Gladys gli aveva trasmesso la fede cristiana e anche nelle sue canzoni c’erano grandi riferimenti alla religione. Parlo di riferimenti che partivano dalla cultura gospel, la musica dei neri che lui tanto amava, e frequentava anche quando era ragazzo, eppure, altra contraddizione, fu accusato ingiustamente di essere razzista e ci mise molto a dimostrare che non lo era e soprattutto che non lo era mai stato.
Per molti è lui il padre del rock’n’roll, grazie alla sua musica e le sue canzoni il rock è entrato nelle case di tutto il mondo, eppure era molto critico nei confronti dei Beatles e dei Rolling Stones e in seguito anche del movimento hippy perché li considerava antiamericani. In fondo era un rivoluzionario, e già a 14 anni lavorava, eppure aveva un attaccamento quasi morboso alla madre Gladys e con i primi soldi le regalò una Cadillac rosa, una pelliccia e una casa. E anche Gladys era legatissima a lui: aveva fatto fatica ad averlo con il marito Aaron e quando partorì il primo bambino che nacque era morto. Gladys e Aaron erano disperati, ma poi mettendo una mano sul ventre di Gladys si accorsero che c’era un altro bambino in arrivo: erano due gemelli. Il primo nato morto lo chiamarono Jessie, e al secondo diedero il nome di Elvis, il secondo nome di Aaron. Si trovavano a Tupelo, era l’8 gennaio 1935 e facevano la fame, Gladys e Aaron campavano con lavori saltuari e decisero di trasferirsi a Memphis, che diventerà la città di Elvis, che iniziò a lavorare presto in un’azienda di prodotti elettrici. Ancora adolescente tornando a casa si fermò per strada ed entrò in un centro dove si potevano incidere dischi per pochi dollari. Incise un disco di vinile da regalare alla madre, il suo primo disco, ma la segretaria che gli consegnò il pacchetto lo richiamò un anno dopo e da lì partì la sua carriera che lo avrebbe portato a essere uno degli artisti più venduti di tutti i tempi con 1 miliardo di dischi venduti in tutto il mondo, secondo solo ai Beatles, e sono esclusi i dischi tarocchi che sono un’infinità.
Come ho detto anche i Måneskin hanno cantato una cover di Elvis Presley. Parlo di I can dream, io posso sognare, una canzone che hanno realizzato per la colonna sonora del biopic Elvis che ha per protagonista Austin Butler con Tom Hanks, uscito due anni fa. Oggi, di Elvis Presley, a novant’anni dalla sua nascita, rimangono le canzoni, molti non sanno neanche che sono sue, ma tutti le conoscono. Di lui rimangono ancora una moglie che lui aveva sposato che era ancora una ragazzina, Priscilla, diventata notissima in tutto il mondo come attrice per il ruolo avuto nella serie anni Ottanta Dallas, e della loro figlia Lisa Marie, che ha avuto troppi problemi, quasi tutti legati alla droga, ma è morta proprio due anni fa, a 54 anni, per un’occlusione intestinale dopo un intervento per cercare di dimagrire e prevenire l’obesità. Una dinastia quella di Presley segnata da tragedie: lui morto a 42, la madre a 48, e ancora Lisa che aveva sposato in seconde nozze Michael Jackson, anche lui, come il suocero mai conosciuto, morto per overdose di farmaci a 50, e anche uno dei figli che Lisa ebbe dal primo marito, Ben, nel 2020 morì suicida a soli 27 anni. E che è? Tutto terribile, una sequela di morti precoci, di funerali, di lutti. Solo Priscilla Presley oggi vive ancora: a maggio compirà ottant’anni ed è ancora bellissima anche se ha esagerato con gli interventi di chirurgia estetica. La sua sembra una storia ripetuta: è sopravvissuta a Elvis ed è sopravvissuta alla figlia, e al nipote, era successo lo stesso al padre di Elvis, Aaron, sopravvissuto alla moglie, al figlio, morto il 16 agosto del 1977 e non c’è niente di peggio, assicurava, parlare di un figlio che non c’è più. Ma forse Aaron si sbagliava. Elvis come dicevo all’inizio di questo articolo è ancora tra noi: basta indossare un paio di jeans o un giubbotto, sentire una radio con Love me tender e siamo tutti un po’ Elvis Presley.