Ci dev'essere una qualche spiegazione al teorema per cui si nasce incendiari e si muore pompieri. Calo ormonale, saggezza, esperienza, noia e successo, chissà. Ci sarebbe da farne un trattato, e in un libro del genere non dovrebbe mancare Roberto Benigni. Chiunque abbia visto Berlinguer ti voglio bene non potrà fare a meno di ricordare il suo interminabile freestyle di bestemmie e improperi in aperta campagna nei panni del Cioni, dopo che per scherzo gli avevano fatto credere che sua mamma fosse morta. Chi non l'ha visto, e chi si fosse perso il primo Benigni, quello che faceva body shaming, anche se ancora non si chiamava così, sulla mole di Giuliano Ferrara che durante il Giudizio Universale doveva farsi da parte per fare spazio a tutta la popolazione cinese, conoscerà il comico toscano per le dissertazioni entusiastiche su Bibbia e Costituzione. Durante l'ultima ospitata a Sanremo ha fatto solo qualche battuta politica, niente di trascendentale, ma Andrea Scanzi ha deciso, ancora una volta, di rottamarlo: “Il nulla ammantato di iperboli e retorica. Se è lecito nascere incendiari e morire pompieri, Benigni è purtroppo andato molto oltre: è nato Robertaccio ed è diventato disinnescato. Un ex satirico che ormai si compiace del suo equilibrismo infarcito di culturame citazionistico”. Andiamo avanti?
![Roberto Benigni nel film Berlinguer di voglio bene di Giuseppe Bertolucci](https://crm-img.stcrm.it/images/42529670/2000x/20240305-115736434-8977.jpg)
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La pars destruens di Scanzi analizza punto per punto le battute di Benigni a Sanremo: “Stringe il cuore vedere Benigni che, quando finge di fare “satira”, non va volontariamente oltre un livello da Bagaglino democristiano: Carlo hai paralizzato l’Italia con Sanremo, dovresti fare il ministro dei Trasporti!”. Non basta la frecciatina sui Frecciarossa a Matteo Salvini: troppo debole per Scanzi. “E poi: Ho detto Bella ciao a Marcella Bella ed è successo un casino, per par condicio ho dovuto salutare i Neri per caso. Battute da asilo nido, prevedibili e pigre: un mesto timbrare il cartellino di un fu giullare oggi stanco cerchiobottista”. Che Benigni negli anni sia diventato più simile a un sacrestano che a un leninista è palese, e forse ha senso che sia tornato a Sanremo proprio in un'edizione parrocchiale come quella di quest'anno. A Scanzi, che in questo si allinea cosmicamente a Mario Giordano, non è nemmeno sfuggita la ormai canonica beatificazione del Presidente Mattarella: un processo che può portare a clamorose figure di mer*a. Quando Benigni “ha detto che dalla bocca del nostro presidente della Repubblica escono solo parole di pace: neanche ha fatto in tempo ad affermarlo, che per poco Mattarella non ci ha fatto entrare in guerra con la Russia”. Ma anche a livello artistico, Benigni non si salva: “Al cinema non esiste da due decenni e in tivù torna solo per recitare messe laiche iper-ecumeniche e puntualmente cerchiobottiste. Capisco che non potesse essere un eterno irriverente come il Cioni Mario, ma anche questa cosa che invecchiare significhi implodere è una solenne bischerata: i Rolling Stones fanno ancora rock, Guccini è ancora Guccini e Roger Waters è più incazzato oggi di quarant’anni fa”.
![Andrea Scanzi](https://crm-img.stcrm.it/images/42530029/2000x/20241021-103710313-3319.jpg)
Se è vero, come dice Scanzi, che “tra il Benigni di Televacca e quello degli ultimi anni c’è la stessa differenza che passa tra i Metallica e Rkomi”, è altrettanto vero che essere ripetitivi e noiosi non è solo appannaggio della vecchiaia in generale, né solo della vecchiaia di Roberto Benigni. Lo stesso Andrea Scanzi, per esempio, ripete lo stesso articolo sul comico toscano da anni. Se ne ha già traccia undici anni fa, nel 2014. I concetti, e le parole, sono praticamente gli stessi. Anche il giornale, sempre il Fatto Quotidiano, e già allora Scanzi, criticava la trasformazione di Roberto Benigni da “giovane incendiario sboccato” a “pompiere ecumenico”, sottolineando come il suo stile fosse ormai segnato da “esagerazione continua, overdose di enfasi”, rendendolo più simile a un predicatore che a un comico satirico. Le stesse parole espresse di recente. Scanzi ironizzava sulla sua tendenza a definire tutto “meraviglioso”, citando l’entusiasmo con cui aveva descritto la Bibbia come “il più grande spettacolo per eccellenza”. Poi era già vivo il progressivo affievolirsi della vena satirica di Benigni, ormai ridotta a battute “senza entusiasmo né originalità”. L’articolo si concludeva con un ritratto impietoso: Benigni, un tempo artista ribelle, era “un ex guitto (quasi) qualsiasi che scodinzola a comando, un tempo monello, oggi irregimentato e disimpegnato per amore, ma pure per quieto vivere”. Come si vede, le parole utilizzate sono identiche, e lo stesso succedeva in un altro articolo del 2016, in alcuni video rintracciabili su YouTube del 2016, del 2017, del 2023. In fondo, anche quella di Scanzi è una contro-messa, una liturgia critica e salmodiante, con profeti e santini differenti. Al posto di Mattarella c'è Steve Vai; al posto del Papa, Mick Jagger. Incendiari o pompieri che siano, tutto è irrimediabilmente annacquato. Ma anche i tempi cambiano: se oggi Benigni strizzasse il pacco a Carlo Conti come aveva fatto con Pippo Baudo o prendesse in braccio la Marcuzzi provando a ingropparla come aveva fatto con la Carrà, siamo sicuri che non verrebbe denunciato per molestie?
![Benigni a Televacca](https://crm-img.stcrm.it/images/42530264/2000x/20250218-112559645-9738.jpg)
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