Quando si raggiunge una posizione come quella di presidente del Centro sperimentale di cinematografia, tra le più importanti dell’industria italiana, è fisiologico che le critiche arrivino da più parti. Sergio Castellitto non fa eccezione. Nel corso di questi mesi sono varie le ragioni degli attacchi all’attore: l’incendio alla Cineteca nazionale dell’8 giugno scorso, in cui sarebbero bruciate le pellicole di 220 film; l’introduzione di una nuova figura al Csc, Angelo Tumminelli, assunto con un contratto triennale a 105mila euro l’anno; le consulenze affidate alla moglie, Margaret Mazzantini, intervistatrice di David Grossman. All’ultima Mostra del cinema di Venezia, invece, Castellitto è stato criticato per la villa affittata al Lido, pagata con i soldi del Csc. E per Dagospia questo non è tutto: “L’ultima di Castellitto porta all’assunzione, dal 3 giugno al 31 dicembre di un autista. Al che al ministero, dov’è arrivato a passo d’oca Alessandro Giuli, si sono chiesti: ma a cosa gli serve una macchina fissa se al Centro sperimentale non si vede quasi mai?”, scrive Dago in un report. Per il sito di notizie, quindi, il problema non sarebbe tanto l’assunzione in sé, quanto il presunto assenteismo del presidente del Centro. Ma è davvero così?
“Si mormora che Castellitto voglia sempre essere scarrozzato. E se lo chaffeur non glielo pagano le case di produzione per i film, lo finanzia il Centro sperimentale”, leggiamo ancora nel pezzo. Negli ultimi mesi si è discusso tanto di cultura nel nostro paese, complice il caso di Gennaro Sangiuliano e della sua relazione con Maria Rosaria Boccia e il subentro di Alessandro Giuli come ministro. Poi le nomine sul cinema lasciate in extremis da Sangiuliano, il tax credit e i malumori degli indipendenti. Insomma, un terreno insidioso per chiunque. Anche per un attore del livello e con l’esperienza di Sergio Castellitto.