Mentre l’azienda Balocco, quella del Pandoro gate, raddoppia fatturati e utili grazie alla collaborazione con Chiara Ferragni (bilancio del 2023), l’influencer sta passando un incubo lavorativo: gli hater la seguono in ogni dove e ovunque ella sia non mancano (ancora, e basta!) di commentare con il solito odio da persone frustrate che non si fermano davanti a niente e anzi, se vedono qualcuno a terra, accorrono come squadristi ad aggiungere sputi a calci. Godere delle disgrazie altrui è orribile ed è uno sport molto praticato nella “provincia”, anche e soprattutto nella provincia “social” che in fin dei conti è fatta dalle stesse persone che una volta (ma anche adesso) leggevano e leggono avidamente i cosiddetti “rotocalchi”: poveri che guardano la vita dei ricchi con un mix pericolosissimo di ammirazione e turpe invidia. Soltanto che i “rotocalchi” erano in qualche maniera “mediati”, dalla sensibilità dei direttori e dei giornalisti, che davano sì le notizie (il gossip è una sacrosanta e altissima forma di narrazione) ma evitavano di infierire. Adesso, invece, l’odio, la rivalsa, la risata sguaiata di fronte ai problemi altrui si esprime direttamente, anzi – ed è la cosa peggiore – alcuni “giornalisti” si comportano proprio come quel pubblico avido di linciaggio. Noi di MOW abbiamo raccontato questa “caduta degli dèi”, augurandoci una presa di coscienza da parte dei follower: ma pare invece che i meccanismi dell’idolatria e della rivalsa, dell’amore e della vendetta, siano rimasti uguali. Prima si ammirava acriticamente e oggi acriticamente si sputa e si insulta rafforzandosi l’un altro come bestie inferocite. Chiara Ferragni non è più libera di fare nulla: di andare in un resort, di fotografarsi su un aereo, come se i suoi hater siano tutti persone irreprensibile dalla morale ferrea. Sono tutti superuomini e superdonne, gli hater della Ferragni, persone che non hanno mai sbagliato in vita loro e che non vedono l’ora di fargliela pagare, e violentemente, a chi sbaglia. E questo si chiama fascismo. Se non si è in grado di guardare a se stessi e alle proprie malefatte, ma si è pronti a giudicare inesorabilmente chi ha sbagliato, si è nel campo del fascismo più becero, o addirittura del nazis*o, dove c’erano i superuomini e le superdonne. Ma per favore.
Chiara Ferragni ha sbagliato, non c’è dubbio. Si è macchiata di avidità. Lo ha fatto attraverso una finta beneficenza nei confronti di bambini malati. E questo sì, può generare indignazione. Ci mancherebbe. Ma trasformare la pur giusta indignazione in squadrismo è un abominio. Soprattutto in questo momento in cui la Ferragni è a terra. Fedez, a parte qualche problema di salute, se la sta spassando. Fabio Maria Damato – principale collaboratore di Chiara – ne è uscito illeso. La Balocco raddoppia il fatturato grazie alla collaborazione con l’influencer. La Ferragni posta frasi d’amore e selfie dei suoi viaggi e gli invidiosi, i frustrati, i maligni, vorrebbero cancellarla. Molti dicono che la “cancel culture” da noi in Italia non è mai veramente arrivata e fanno esempi di quello che succede in America. A me sembra che la Ferragni altroché se vogliono cancellarla, questi hater dall’animo candido che in vita loro non hanno mai lucrato, questi paladini dell’“io sono meglio di te” quando, molti di loro, hanno fatto imbrogli ben peggiori. Antonio Ricci, in una recente intervista, ha detto che l’errore della Ferragni è stato quello di non avere saputo sfruttare il momento in cui aveva tutti gli occhi addosso, tirando fuori dal cilindro dell’approssimazione quel video in pigiama grigio in cui parlava di “errore di comunicazione”. Senza sapere che in America, patria della più spietata “cancel culture” a tutti è data una seconda possibilità. Doveva essere, quello, un momento di riflessione, di autocritica, e di critica verso il mondo falso degli influencer. Doveva dirlo: ho perso la testa, io, come voi del resto, sono stata trascinata in questo vortice di soldi facili e commercio. Sarebbe diventata un’eroina. Non l’ha fatto. Pazienza. Ma la gogna alla quale è sottoposta ci sembra un delirio non meno sbagliato degli errori di Chiara. Infierire a morte su una persona ferita da parte di chi è nello stesso vortice di surrealtà in cui la Ferragni ha vissuto e ancora in parte continua a vivere. Chi si avventa contro di lei è esattamente uguale a lei. Gli dèi non sono caduti, il mondo dei social non è cambiato di una virgola. Come sempre ci sono i fan e gli hater. È aumentata la violenza verbale. Così come non bisognava idolatrarla adesso non bisognerebbe linciarla. Chiara, se vuoi farci da ambasciatrice per lo store di MOW con le nostre magliette, noi ti accogliamo a braccia aperte. Qui a MOW giudichiamo, informiamo, ma non odiamo. Siamo umani, tutti, e come tutti facciamo minchia*e ogni tanto. E soprattutto degli hater ce ne impipiamo.