Il doppiaggio, in Italia, è un tema che divide. Da una parte c’è chi, come Elio Germano, sostiene che i film debbano essere visti in lingua originale. Solo così, infatti, si può fare esperienza delle opere per come sono state concepite. Solo così gli attori possono essere percepiti al massimo delle loro possibilità. Ma ci sono anche coloro che seguendo Francesco Pannofino evidenziano le necessità commerciali del doppiaggio e delle abitudini del pubblico. E il valore aggiunto che il doppiaggio italiano garantisce. Di questo secondo fronte fa parte anche la doppiatrice Lilli Manzini, che di recente ha criticato la scelta di affidare le voci dei personaggi di Inside Out 2 a Pilar Fogliati e Deva Cassel, attrici e non doppiatrici di mestiere. Quali sono dunque le ragioni di questo attacco? “Queste persone con il doppiaggio non c'entrano niente”, e il loro impiego “destabilizza il settore e riduce la qualità”. Altro tema, invece, sono gli youtuber e gli influencer che, secondo Manzini, vengono reclutati dalle produzioni solo per il nome: “È inammissibile mandare a leggìo persone non preparate come Benedetta Rossi”. Poi l’attacco (di nuovo) a Elio Germano (“Parla male del doppiaggio, ma poi…”) e l’elogio di Francesco Pannofino: “Ha il diritto di finire sui cartelloni”. Dalla parte di Lilli Manzini, invece, sembra esserci Alessandro Borghi, che “si è voluto far doppiare. In chiusura, poi, una battuta su Stefano De Martino.
Lilli Manzini, Inside Out 2 sta andando bene al box office, come mai hai criticato così duramente le scelte di affidare ad attori non doppiatori, come Pilar Fogliati e Deva Cassel, le voci dei personaggi?
I talent, io li chiamo così, portano soldi al botteghino, quindi il potere imprenditoriale punta su di loro. Si sta sempre di più usando il metodo americano, quello di inserire personaggi famosi al posto dei doppiatori. Il problema è che queste persone con il doppiaggio non c'entrano niente. Vengono chiamati attori, cuochi, influencer sfruttando il fatto che il pubblico non sempre recepisce la qualità delle voci, ma guarda solo il prodotto in sé. Questo destabilizza il settore dei doppiatori e riduce la qualità. Invece il doppiaggio è un bene culturale. È inammissibile mandare a leggìo persone che non hanno mai studiato montaggio come Benedetta Rossi, che di professione è una cuoca (ed è tra le voci di Kina e Yuk alla scoperta del mondo, ndr).
Ci sono attori non doppiatori che invece condividono questa tua battaglia?
Ricordo la posizione del collega Alessandro Borghi, perché siamo artisti, quindi anche colleghi. Borghi si è voluto far doppiare perché ha riconosciuto la difficoltà nel dare la voce a se stesso, proprio perchè non è un doppatore professionista. Non perché sia stupido, ma semplicemente perché quell'elemento del mestiere non fa parte della sua formazione artistica.
In passato le cose funzionavano diversamente?
Molti attori si sono ridoppiati nei film, ma stiamo parlando di Giancarlo Giannini, Gigi Proietti, persone della vecchia scuola. Se ci fate caso i grandi sceneggiati erano tutti recitati da interpreti completi. Gino Cervi, Emilio Cigoli, Giorgio Piazza: persone che hanno fatto la storia della televisione, del cinema, del teatro e del doppiaggio. Poi c'è stata anche una grande polemica sul fatto che donne meravigliose come Rita Savagnone e un'altra grande regina, Maria Pia Di Meo, abbiano doppiato Sophia Loren o Claudia Cardinale. In quel caso si trattava più di un discorso di esigenze di produzione, che era un'altra cosa.
La differenza sta nella formazione che questi interpreti del passato avevano?
Certo, perché ai tempi c'erano esigenze attoriali e recitative molto diverse da quelle di oggi. Prima c'erano i tempi giusti per poter fare le cose, ma soprattutto c'era la qualità. Vogliamo mettere i doppiaggi degli anni Quaranta, fino ad arrivare agli anni Ottanta, e forse anche metà dei Novanta, con quelli di oggi? Adesso ci sono tutte voci intercambiabili, tutte uguali, solo tecnica e poche emozioni.
Dal punto di vista commerciale, però, funzionano: come te lo spieghi?
Ribadisco, il fatto che questi talent abbiano successo è solamente perché il potere imprenditoriale si approfitta dell'ignoranza della popolazione che non si intende di doppiaggio, che va a vedere quei film soprattutto perché ci sono le voci di Pilar Fogliati o di altri come lei. È il nome famoso che attira.
Come si fa a ristabilire un equilibrio tra i ruoli?
Ci dovrebbe essere giustizia e mettere nei cartelloni, a fianco dei nomi di queste persone, anche, per esempio, Luca Ward e i nomi di tutti i doppiatori che partecipano al film. Il fatto che non vengano citati è una mancanza di rispetto.
Anche Francesco Pannofino ha speso parole di supporto al mondo del doppiaggio.
Sì, Pannofino è un grandissimo attore, anche teatrale, che ha lavorato per tantissimi anni ed è anche giusto che faccia cinema. Lui ha una formazione completa, basta vedere i suoi lavori per capire la sua bravura. Pannofino, quindi, ha tutto il diritto di essere citato sui manifesti. Non considerare noi doppiatori nella comunicazione di un film è una mancanza di rispetto. Lo dirò sempre: un conto è essere attori, un conto è essere attori doppiatori. Sono due cose diverse.
Anche Elio Germano, come sai, ha parlato di questo tema.
Germano ha parlato negativamente del doppiaggio, però poi ha fatto il narratore del documentario Fantastic Machine. È un grande attore che amavo, mi sono meravigliata quando ho sentito le sue parole. Bisogna che ognuno faccia il proprio mestiere. Se tu sei Elio Germano, per dire, e ti chiamano per fare il doppiaggio, tu devi avere la sensibilità di dire di no. Perché per fare questo mestiere serve preparazione. E allora ti fai uno, due, tre anni di accademia o di corso di doppiaggio. Se poi, per talento naturale, sei uscito credibile nella narrazione, bisogna anche citare il direttore di doppiaggio. Qui si apre un altro capitolo.
Ovvero?
Bisognerebbe fare un plauso alla pazienza dei direttori di doppiaggio come Marco Guadagno, Marco Mete, Carlo Cosolo e Massimiliano Manfredi, che spesso si trovano a lavorare, con grande pazienza, insieme a youtuber o comunque non doppiatori di mestiere. Loro sono tutti dei grandissimi attori doppiatori e degli straordinari professionisti del settore.
Secondo te il cinema in Italia avrebbe ancora più difficoltà senza il doppiaggio?
Noi doppiatori che prestiamo le voci per i film stranieri diamo un valore aggiunto, perché il doppiaggio italiano è il primo al mondo, il primo in assoluto a dare qualità ai prodotti. Ricordiamoci che se tutti si sono emozionati con La storia infinita, con Il padrino, ma anche con le saghe più commerciali come X-Men, il merito è anche nostro. Ecco perché non accetto la posizione di Elio Germano. Se guardasse i film di Akira Kurosawa in una lingua così lontana come il giapponese avrebbe le stesse emozioni? Per carità, io non sto dicendo, per esempio, che Meryl Streep non sia una straordinaria attrice, ma con la voce di Maria Pia Di Meo la sua interpretazione diventa ancora più bella, ne sono convinta.
Hai ricordato comunque grandi attori, poi però ci sono anche degli outsider che vengono ingaggiati dalle produzioni.
Ci sono quelli usciti da Amici di Maria di Filippi: Stefano De Martino (doppiatore di Elemental, ndr), che è un ballerino di formazione, perché deve essere messo a leggìo? L'ultimo video che ho fatto è stato sullo youtuber Gabby16bit, che è stato preso per fare un piccolo ruolo nel nuovo film dei Transformers. Ma ci rendiamo conto che quella parte la avrebbe potuta fare anche un ragazzo che sta spendendo denaro, sacrifici e speranze per studiare doppiaggio? Voglio essere chiara: non si tratta di attacchi personali. Non sto dicendo che anche loro non possano diventare dei bravi doppiatori. Ciò che voglio mettere in luce è la necessità di una formazione adeguata e del riconoscimento di chi invece è un professionista di questo settore.
C'è una differenza di retribuzione tra i doppiatori “non di ruolo” e quelli che invece lo fanno per mestiere?
Non sono a conoscenza dei costi di tutte le produzioni, però ci sono casi in cui i talent, i “vip”, gli influencer e gli youtuber vengono pagati tre volte di più di quello che prendiamo noi doppiatori professionisti da contratto nazionale. Detto questo, però, anche se dovessero essere pagati come noi, sarebbe ancora più vergognoso: perché vorrebbe dire mettere sullo stesso piano loro e persone straordinariamente preparate come Roberto Chevalier o Domitilla D'Amico.
Quali sono le reazioni che ottieni dai tuoi video?
Ci sono persone che commentano e dicono che preferiscono vedere i film in lingua originale perché sono doppiati male. Io non nego lo spessore di produzioni come Inside Out, ci mancherebbe. Però il nostro ambiente deve diventare più meritocratico. E occorre abolire l’impiego dei talent dal doppiaggio, perché rovinano la qualità delle grandi produzioni.