Si può raccontare la contemporaneità usando gli strumenti del Novecento? Questa, che in apparenza potrebbe risultare una domanda capziosa, di quelle che o prevedono una risposta retorica, presumibilmente racchiusa nella mente di chi la domanda pone, o più semplicemente è atta a aprire un dibattito fine a se stessa, è in realtà alla base della progettazione del nuovo album di un artista. Un artista, intendiamoci subito bene, che del Novecento, o almeno dell’ultimo quarto del Novecento, ha segnato la storia, relativamente al pop. Parlo di Gianni Togni, e dico subito la parola Luna, così ce la siamo rispettosamente tolta dalle palle e possiamo appunto andare oltre. Perché Gianni Togni, che è una delle nostre eccellenze per quel che concerne il pop, chi prova a negare questa evidenza o è ignorante o in malafede, è da poco tornato con un nuovo album, interessantissimo, e lo ha fatto provando a fare essenzialmente due cose, che gli riescono benissimo, essere appunto pop, nel senso alto del termine, popolare, popular, e al tempo stesso di provare a raccontare l’oggi, la contemporaneità, guardando “davidfosterwallacianamente” alla finestra, sia essa lo schermo di un device con il quale scruta i social, le pagine, cartacee o digitali di un giornale, la strada o la piazza che si trova sotto casa sua. Il tutto, però, curando l’ascolto, che in fondo è quel che un artista che ha scelto la musica come propria arte, o dalla musica è stato scelto, dovrebbe sempre fare, quindi andando a lavorare come si faceva un tempo, quando la musica era al centro dei pensieri dei musicisti, assai più di quei numerini, veri o fittizi che siano, io propendo decisamente più per la seconda, leggi alla voce streaming. Edizione straordinaria, infatti, questo il titolo del nuovo album di Gianni Togni, è un concept album nel quale il cantautore romano prova a raccontare piccole e grandi storie a partire da notizie, di cronaca come curiosità, reali, aiutato in buona parte dei testi dal buon Alessio Bonomo. Il tutto, e qui torniamo al Novecento, vivaddio, registrando un album in analogico, a proprie spese, così da rendere l’ascolto su vinile, vinile da centoquaranta e non centottanta grammi, perché anche in questo la cura è stata tale da lavorare sull’ascolto, migliore in questo formato, sensato. La lotta, chiamiamola così, tra digitale e analogico è faccenda riservata ai cultori dell’ascolto, rientro tra questi, che faticano a capire il senso di riversare su vinile lavori registrati per essere ascoltati in digitale. Un discorso che parte da lontano, certo, e che oggi, quando leggiamo che il vinile ha superato il cd nelle vendite, consapevoli, spero, che in genere stiamo parlando di numeri infinitesimali, rispetto allo streaming, stiamo comunque parlando di qualcosa di forzato e forzoso, perché l’ascolto su vinile, il famoso fruscio della puntina, la profondità del suono, quella roba lì, ha senso appunto quando la registrazione è avvenuta in analogico, quindi dotando al supporto quella reale profondità che il digitale, ahilui, non ha, anche quando prova a darsela artificiosamente aggiungendo rumori di fondo per creare quella prospettiva.
Una spesa ingente, registrare in analogico, su nastro, figuriamoci, che però Gianni Togni ha deciso da tempo di portare avanti, ormai lui è autarchico nelle sue uscite, proprio perché è un cultore del suono, e ama ascoltare musica di qualità in modi qualitativamente alti. Parlare con Gianni Togni di musica, oggi, significa parlare di questo, certo, ma anche trovarsi di fronte un artista dal successo immenso, milioni di dischi venduti, milioni di dischi venduti davvero, non numeri fittizi, che non ha mai smesso di sperimentare e soprattutto di ascoltare, specie la musica che ci gira intorno, certo, un cultore di melodia e armonia come lui immagino fatichi non poco a confrontarsi con la bidimensionalità della nostra musica, nostra italiana, oggi. Edizione straordinaria ci presenta non solo dieci ritratti del mondo oggi, anno del Signore 2024, ma dieci viaggi musicali differenti, la sua caratteristica voce a fare da collante in un tourbillon di variazioni sul tema, dal midtempo, sua cifra riconoscibilissima, alla ballad (Non chiedermi perché, per dire, potrebbe essere parte della tracklist di un suo classico dell’epoca, di una bellezza senza tempo), lo spauracchio di paragoni con grandissimi classici come la già citata Luna, Giulia, Semplice e via discorrendo, fugato alla grande dal sapersi tenere al passo coi tempi. A sessantasette anni, si potrebbe pensare, uno sarebbe giustificato nel farsi i fatti propri, andando a godersi di volta in volta le cover dei propri grandi classici, recentemente Il Solito Dandy ha portato Giulia a X Factor, in passato era successo con Luna e Jovanotti, nel 2019, godendosi un successo oggi inipotizzabile, invece Gianni Togni è artista curioso e generoso, che preferisce mettersi in gioco, regalando qualità in un’epoca nella quale la qualità sembra l’ultimo dei pensieri di chi da contratto è definito forse con troppa generosità artista, a prescindere. Un tempo, quando i dischi uscivano a ragione in vinile, e per ascoltarli toccava uscire di casa, andare in un negozio di dischi, tirare fuori soldi dal portafogli e darli al rivenditore, poi tornare a casa, mettere il vinile sul piatto e ascoltarlo, gli ascolti, appunto, si facevano in doveroso silenzio, spesso al buio, alzandosi giusto per cambiare lato una volta che l’ultima traccia, letteralmente, era finita. Ecco, Edizione straordinaria è un lavoro che merita questo tipo di ascolto, silenzioso, attento, non come sottofondo per una lezione di zumba o mentre si è al supermercato, e lo merita non solo per l’alta qualità delle tracce, conoscere l’armonia e il segreto per scrivere melodie capaci di superare i decenni è arte riservata a pochi, ma anche per la cura che appunto l’artista ha messo nell’incidere il frutto della propria arte. Il resto, temo, sia musica da ascensore, dove l’ascensore è troppo spesso l’ovunque, questa idea che si debba poter ascoltare musica in ogni momento della giornata l’ha resa assolutamente priva di ogni valore, non solo inteso come valore economico, quindi gratis. Edizione straordinaria, in questo, diventa quasi un gesto politico, etico, dove quel quasi sta lì giusto per non caricare di significati altri quel che in effetti Edizione straordinaria di Gianni Togni è. Oggi, nell’era di Spotify, le recensioni non servono più, la musica sta tutta lì, pronta all’ascolto gratuito e immediato. Edizione straordinaria, se posso, lo ascolterei esattamente per come è stato concepito, strumenti veri, suonati da musicisti veri, in uno studio vero, di quelle che se il marziano lungo il Tevere del primo singolo, rappresentato dentro la propria navicella anche in copertina, dovesse mai arrivare sulla Terra, vorrebbe poter ascoltare per capire non tanto cosa siamo, ma cosa siamo stati. Poi voi fate come volete, ma non dite che non vi avevo avvisato. Anche io, a volte, vorrei scendere dal mondo, perché fatico a riconoscermi in quel che mi gira intorno, poi però c’è Gianni Togni, da qualche parte a Roma e sul mio stereo, e almeno per una quarantina di minuti mi sembra tutto un po’ meno squallido, anzi, decisamente splendido, altro che Parole in libertà, qui di libero c’è lo spirito dell’artista, e che artista.