Dopo l’annuncio dei big da parte di Amadeus un’analisi risulta indispensabile. Ho già espresso il mio pensiero riguardo gli artisti in gara dividendoli in tre gruppi: passato, presente e futuro. C'è un unico artista inspiegabile e che non sono riuscito a collocare da nessuna parte: Dargen D’Amico. Ma il prezzemolo, si sa, sta bene in tutte le minestre, un po’ come adesso il pistacchio e la burrata. Ma quello che mi ha interessato e colpito è invece la suddivisione delle quote delle discografiche. Insomma, quel che si è capito dopo l’annuncio dei cantanti in gara è che la musica per il 2023, e a questo punto anche per il 2024, è in mano a Pico Cibelli e al suo luogotenente Gianluca Guido. Il duo ribelle che, nottetempo, ad aprile del 2022, è scappato da Sony e ha spodestato l’ex Presidente Alboni dalla scrivania di via della Repubblica con un golpe degno di Pinochet e dai quali avrebbe dovuto prendere lezione, se fosse stato in vita, Junio Valerio Borghese in Italia (per fortuna un golpe che fallì negli anni Settanta forse proprio perché non aveva casi esemplari cui rifarsi). Warner ormai fa incetta di tutto: da X Factor che per magia dopo anni di governo Sony Rca passa, guarda caso a Warner, fino a Sanremo. Transitando per festival in arene e festival radio. D’altronde si sa: Guido è il Richelieu delle radio. Grande esperto e conoscitore dei meccanismi e dei meandri radiofonici. Certo che Warner abbia a Sanremo una quota di 10 big su 27, ovvero Annalisa, Irama, Loredana Berté, Ghali, Fred De Palma, Il Tre, The Kolors, Mr. Rain, Rose Villain e Geolier è una casualità come casuale è il fatto (ma magari sbaglio) che negli anni precedenti la Warner aveva quote di presenza notevolmente inferiori. Ma non ficchiamoci troppo il naso: sono solo i casi della vita. Come un caso è che via della Repubblica nel nuovo regno è molto più frequentata da agenzie live, da agenzie. Di comunicazione (quelle che contano) e da addetti ai lavori, e che il bellissimo ingresso all’undicesimo piano è diventato una sorta di call center. Maligni! È solo un caso. La triade non c’entra. In musica si definisce triade la composizione di “due” (Ci maggiore è Gu minore) intervalli armonici. Scherzo. Sta di fatto però che tutto sembra andare quest’anno (e ormai credo anche il prossimo) in direzione Warner.
A rosicchiare un vecchio scarpone potrebbe esserci Andrea Rosi visto che la sua decisione di non “abdicare” nei confronti di Cibelli ha comportato il tradimento da parte del figliol prodigo, un po’ come Marco Giunio Bruto e Giulio Cesare. Chissà poi se dopo la fuga di tanti artisti accorsi alla corte del nuovo re abbia pronunciato la famosa frase: “Tu quoque, Brute, fili mi!”. E sarebbe poi da capire quale ulteriore frase ha pronunciato con la dipartita di Eleonora Rubino. Quest’ultima, nei confronti della quale nutro profonda stima, già contattata da me per valutare un passaggio in Warner nel 2022, ma che, probabilmente già in odore del colpo di stato che si preparava, con la sua innata educazione ed eleganza glissò i miei “inviti”. C’è un mondo, miei cari lettori, dietro la musica. Pensare che sia un'arte, che viaggi pulita nell’etere per allietare le nostre orecchie e farci divertire è un “credo” che forse conviene avere, perché nella realtà chi ci lavora o ci ha a che fare sa che è un mondo da cui potrebbe prendere spunto Francis Ford Coppola nel caso decidesse di rifare un film di genere. E poveri ragazzi, artisti che per dare libera espressione alle proprie passioni sono costretti a subire ingiustizie, vittime di una inesistente meritocrazia. Comunque torniamo a Sanremo e al secondo posto (mentre lo scrivo rido): dietro il nuovo Re, troviamo il vecchio Re! Andrea Rosi e la Sony con Francesco Renga e Nek (con la propria frontline Epic), Alessandra Amoroso (sempre con Epic), Il Volo, Big Mama e Maninni (forza Bari). Più defilato quest’anno Alessandro Massara, che con il Re condivide solo le origini ma non le capacità di conoscenza dei numeri e del mercato. Non a caso la Universal Music Italia è prima tra le major per quote di mercato, pur rappresentata al prossimo Festival solo da tre artisti, ovvero Dargen D’Amico (il prezzemolo in ogni minestra e che si è scelto la minestra migliore in Universal), Mahmood (entrambi in quota Island Records) ed Emma Marrone.
Non credo Massara abbia una grande necessità quest’anno di spingere sul festival della canzone italiana. Sopra i re, giovani e vecchi, ricordiamoci che c’è la figura dell’imperatore. E l’imperatore del mercato musicale italiano è senza alcun dubbio Alessandro Massara, che a corte ha un Federico Cirillo molto competente e una collaborazione consolidata con l’ex Jacopo Pesce e Shablo: altre due persone le cui capacità non vanno nemmeno per scherzo sottovalutate. Con il successo poi di Sfera Ebbasta e con Marracash, Guè, Rkomi in scuderia (giusto per citarne alcuni) me lo immagino seduto alla sua scrivania a guardare dalla finestra (tra l’altro dall’alto verso il basso) il vetusto dirimpettaio leccarsi le ferite. Non scherziamo: in gara ha un certo Mahmood! Che dire poi della sorpresa, gradita, della presenza delle indipendenti. Sugarmusic con i Negramaro e Sangiovanni è presente in due delle tre categorie in cui ho diviso il festival di quest’anno: passato e futuro. E su Sangiovanni correte dai bookmakers a scommettere “piazzato”. Carosello scaramanticamente (scherzo, ovviamente) ripresenta Diodato e speriamo che questa volta post Sanremo possa girare subito in tour senza Covid. Tanto credo che quella sia l’unica ragione che ne giustifica la presenza sul palco. Marta Donà ci riprova a vincere Sanremo e con la discografica La Tarma, piazza nel cast dei big Angelina Mango. A seguire in quota indie: i La Sad, La Sad Ent. / Believe, Alfa, Wanderlust Society / Artist First, Gazzelle, Maciste Dischi / Artist First, e Fiorella Mannoia Oyà / Sony Music Italy - Epic Records Italy. In ultimo i Ricchi e Poveri che rappresentano Dm Produzioni.
Si crogiola Mazzi quanto a presenza di dischi di oro e platino in questo festival. A conferma che il direttore artistico ha operato scelte tenendo conto dell’andamento del mercato musicale. Insomma, un festival in cui Papa Amadeus V ha aperto il Giubileo della musica imboccando l’ostia a tutti i peccatori, dopo attenta confessione, accingendosi a celebrare la messa per l’apertura della Porta Santa. Che poi nel Festival di un santo si tratta. Ma in tutto ciò nessuno parla della quota di presenza delle agenzie live a Sanremo? Il padrone indiscusso è il Gruppo FeP/Vivo. Se si contano gli artisti serve la calcolatrice. Ma tra i tanti che sono già noti per essere in forze all'agenzia più forte d’Italia aspettiamoci tante novità. Se, invece, già ci sono, verranno rese note nel corso del Festival. Anche qui la parola agli scommettitori. A proposito, una curiosità: ma i cantanti in gara possono scommettere o vale la stessa regola dei calciatori? Ad maiora.