Chi non è più un ventenne ricorderà sicuramente quando sulle tavole natalizie imbandite vi erano panettoni Motta e Alemagna e nessuno avrebbe mai osato sognare una alternativa a queste due certezze del settore dolciario festivo. Si insediò nel panorama del candito anche Bauli con il suo pandoro e sparute altre divagazioni sul tema. Sempre piuttosto familiari erano Melegatti e Balocco, rassicuranti come il pastore nel presepe. Sui palazzi troneggiavano quelle gigantesche insegne blu della Motta, che dominavano lo skyline di alcune grandi città. A Roma ce n'era una dal ’56 che pareva avveniristica, affacciandosi sull'unica arteria che porta ancora oggi i romani al mare, grazie all'opera fascista. Fu grazie al Pazzo di Predappio infatti, che i cittadini poterono raggiungere il nuovo Lido di Ostia senza librarsi in volo ma in lambretta e in 500, col mangiadischi sulla cappelliera e i grandi successi di Edoardo Vianello, per andarsi a bagnare al Kursaal. Molti anni dopo, ad un certo punto, questa insegna che pubblicizzava il nordico “Pan de Ton” venne smontata e fu come se all’impero dell’industria pasticcera milanese fosse stato inferto un fendente mortale e le certezze iniziarono a vacillare. Ecco, da quel momento il futuro era segnato, aprendo il varco ai panettoni alla conquista del mondo, dove l’artigianalità ormai faceva la differenza sull’industria ed il libero mercato spadroneggiava. Dapprima timidamente, il pan de toni milanese rompeva gli argini maleducatamente, cominciando a declinarsi in dieci, venti, mille, diecimila varianti. Oggi è l'anarchia fatta panettone, i pasticceri d'Italia si contendono i premi più assurdi e disparati e orientarsi nella scelta è sempre più una ardimentosa rottura di palle. Noi di MOW, alle soglie del fatidico giorno in cui tutti secerniamo bontà al posto di feromoni, vi tendiamo una mano in questo fitto intrico di lievitazioni a cura di moltitudini mastri pasticceri e brand commerciali, consigliandovi su come spendere il vostro denaro, secondo noi, tra l’ampia scelta di prodotti a disposizione sul mercato.
Come ogni anno abbiamo atteso il momento di dare ufficialmente il via alla stagione del panettone e ci siamo diretti sicuri a testa bassa verso il nostro inconfutabile destino: ovvero farci il mazzo in una delle numerose fiere cittadine per uscirne a panza piena, col portafoglio vuoto e possibilmente con almeno due buste di panettoni artigianali in mano. Abbiamo affrontato quest'anno la pugna da veri eroi, sterminando gli assaggi dei ventiquattro espositori provenienti da tutta Italia con le loro eccellenze presso la storica Fiera del Pandoro e del Panettone tenutasi quest’anno presso l’Eur, e dopo una attenta valutazione abbiamo scelto il “Tradizionale” dello chef pasticcere Nicola Obliato, della pasticceria Mille Dolcezze di Frattamaggiore, Napoli, a lievitazione naturale. La pasta vellutata, la dolcezza equilibrata di uvetta e canditi ci hanno conquistati davvero al primo morso e lo consigliamo. Ne abbiamo affogato uno nel latte il primo giorno, per dire. Sempre per la categoria artigianali, caldeggiamo il panettone tradizionale dello chef Marco Macrì, proveniente da Caulonia in provincia di Reggio Calabria, terra di agrumi, con i quali fanno in casa anche la canditura e si sente. Marco ha vinto il Primo Premio Ambasciatore del Panettone 2023, stravincendo anche con la novità tra i salati, lo spettacolare, malandrino “Ndujattone”, sexy, ammiccante, con gocce di Nduja calabrese, ci ha davvero stregati. La novità dell’anno è infatti la versione saporita del tipico tradizionale, adatta ad aperitivi e buffet, come quella ai carciofi e guanciale di Dolce&Salato di Liscate, a cura dello Chef Patrick Zanesi.
Certo, questo non da pucciare nel latte. Segnaliamo poi il panettone al caramello salato e arachidi di Francesco Manno di Mandola, Roccella Jonica. Quest’anno la Calabria si è davvero distinta in qualità, insieme alla Campania, ricca di eccellenze. E che dire del panettone artigianale di Biasetto, quotato Chef della meravigliosa pasticceria padovana, in zona Pontecorvo? Una passeggiata tra le nuvole nel suo bistrot, con annesso laboratorio di colazioni più buone della vita, è davvero una esperienza da fare, la consigliamo. Tra i brand più preziosi segnaliamo poi i panettoni Tiri e il Muzzi, tra cui l’ottimo “Imbibito” con rum nicaraguense Flor de Cana, uvetta turca raccolta a mano e cioccolato, con settantadue ore di lievitazione, al prezzo di trentasette euro circa e per i più anticonformisti la versione con fragoline, cioccolato bianco e pepe verde, del medesimo brand. A Roma li vende Ercoli, blasonato ristorante di ottima qualità, per gli standard romani, che ha preso il posto dello storico ‘Celestina’ già da qualche anno, nel cuore dei Parioli. Li, dai quaranta euro in su potete soddisfare seriamente le vostre bramosie di panettone, oltre che di una vasta gamma di formaggi, salumi e tartufi bianchi di ottima caratura. Ercoli tra l’altro ha in vendita anche il fashion panettone di Dolce e Gabbana, con mandorle di Sicilia e crema di manna da spalmare, addirittura; una chiccheria che non abbiamo avuto il coraggio di approcciare, ma di cui abbiamo amato la scatola di latta rosa, con motivi relativi alla Trinacria, che porta in trionfo. La storica salsamenteria produce anche il suo panettone griffato Ercoli dal 1928 per la modica cifra di ventotto miseri euro. Consigliamo comunque una visita a questo tempio del gusto, a Roma. Tra i brand più comuni destinati alla grande distribuzione, segnaliamo quest’anno una novità nel mondo di Esselunga. Lo store ha infatti l’esclusiva del panettone di Elisenda, pasticceria che ci regala una ventata di glamour meneghino a cura dei Fratelli Cerea del Ristorante Da Vittorio, della Capitale lombarda. Esselunga è anche la felice detentrice del panettone Le Grazie, vincitore del Primo Premio come Miglior Panettone 2023 conferitogli da Altroconsumo, a quattro euro e nonvantanove. Bauli in confronto è solo in quarta posizione, per sei euro e novantuno. La cosa che ci fa restare basiti è che se Maina è al sesto posto, Balocco al nono e Motta al decimo, Tre Marie panettone tradizionale milanese - per noi il migliore in assoluto - risulta all’ultimo posto in classifica, al prezzo di dodici euro. Quasi la medesima valutazione riscuote Tre Marie per la classifica del Gambero Rosso, che lo mette sempre in basso – quarto posto - dopo Motta, Bauli e Melegatti. Non ce ne faremo giammai una ragione, noi che ne siamo dipendenti per qualità e sapore. Saranno gusti ma il nostro raffinato palato mette senza dubbio in testa Tre Marie, tra le marche di larga distribuzione, pandoro compreso. L’opzione vegana? Noi abbiamo acquistato un esemplare prodotto da Naturasì ma non ci ha messo gioia, anzi. Avevamo davvero le migliori intenzioni e non era nemmeno malaccio. Ma siamo dei cattivi ragazzi e non avremo regali per questo, a Natale. E quindi lo abbiamo lasciato a metà. Ve lo magnate voi? Fateci sapere quale sarà il vostro panettone preferito. Merry Xmas!