Il grande fenomeno culturale e mediatico del momento è sicuramente Supersex, la serie Netflix che racconta la vita del re del cinema hot italiano (e non solo) Rocco Siffredi, interpretato da Alessandro Borghi. Ma siamo sicuri che si tratta solamente di sesso? Nelle sette puntate di cui si compone l’intero sceneggiato viene raccontata l’intera storia del divo di Ortona, dalla sua infanzia difficile fino al successo, passando per gli incontri professionali e privati, come quelli con Moana Pozzi e Riccardo Schicchi, figure di spicco nel settore hard italiano, e altre vicende di Siffredi che hanno sicuramente fatto discutere, come quella del rapporto orale al cimitero dopo il funerale della sua stessa madre. Ma in Supersex, oltre al mitico Teneré, anche le auto hanno avuto la loro parte, o meglio ancora un incidente d’auto, quello raccontato dallo stesso Siffredi, e quindi da Borghi, a Moana (nella serie interpretata da Gaia Messerklinger) nel quarto episodio, intitolato “Il Sogno”. Ma cosa c’entrano un “omino piccolo” e un contratto da firmare?
Dunque “Il Sogno”, omen nomen. Nell’episodio Rocco racconta a Moana il suo sogno, per l’appunto, ricorrente; che in realtà si rivela essere più che altro un incubo con tutti i crismi, con tanto di morte (e rinascita). “Sogno che sto guidando la macchina, forte - comincia a raccontare Siffredi (Borghi) -. Faccio un incidente e muoio. Arriva un omino piccolo, però si avvicina e diventa sempre più grande, più grande di me. E mi dice: ‘Vuoi essere mio amico? Perché se sei mio amico io ti posso salvare la vita’. C’ha una cartellina con un contratto che io devo firmare -continua il racconto -, però penso che se firmo la mia vita diventa sua. Quindi muoio comunque. Però poi, alla fine firmo”. Anche Moana confida un sogno ricorrente, ma lo fa all'orecchio di Rocco, quindi lo spettatore non può sentirlo e poi la scena si interrompe. Un racconto più profondo di quanto possa sembrare, e che assume toni ancora più toccanti con la presenza di Moana, deceduta in Francia nel 1994 a soli 33 anni; la sua morte prematura, dovuta ufficialmente a un carcinoma epatocellulare, è stata fulcro di molte teorie complottiste dell’epoca.