Per quante notti una generazione si è addormentata con una domanda in mente: “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Erano gli anni de I segreti di Twin Peaks, l'opera di David Lynch che forse più di tutte ha cambiato la percezione delle serie televisive. Un intreccio surreale, personaggi provenienti da un mondo a metà tra l’incubo e il reale. Un omicidio. A guidare le indagini c’è l’agente speciale dell’Fbi Dale Cooper, interpretato da Kyle MacLachlan, uno dei fedelissimi di Lynch (ha recitato, infatti, anche in Dune, Velluto Blu e, ovviamente, Fuoco cammina con me, il film prequel della serie). Di fronte a lui la cittadina di Twin Peaks si apre come un vaso di Pandora, mostrando tutto il marcio, la corruzione e il dolore che si nasconde dietro i suoi abitanti. Dopo le prime due stagioni, concluse nell’abisso della Loggia Nera, gli spettatori hanno dovuto aspettare 26 anni, più di quelli profetizzati in chiusura del ciclo originale, per il gran finale. Nel 2017, poi, arrivò l’ultima stagione, che però divise il pubblico. Alcuni la definirono un capolavoro, mentre altri, persi nelle fantasie del sognatore, rimpiansero l’atmosfera degli anni Novanta. Una volta conclusa la serie, l’agente Cooper sparì. Ma che fine ha fatto il suo interprete Kyle MacLachlan? Dopo una carriera in cui quel personaggio lynchiano l’ha seguito ovunque, è nel cast di Fallout, serie disponibile su Amazon Prime Video che riprende l’omonima saga di videogiochi. Tra i produttori esecutivi, tra l’altro, c’è anche Jonathan Nolan, fratello minore di Christopher Nolan, sovrano indiscusso degli Oscar 2024 con Oppenheimer. Come Twin Peaks, anche Fallout è stato un prodotto che ha definito gli anni Novanta. Riprendendo una vecchia fobia mondiale, quella del conflitto nucleare, il videogioco, così come la serie, sorgono in un futuro dove la tragedia è appena avvenuta. Alcuni, però, sono riusciti a salvarsi nel Vault, un ecosistema riparato dalle radiazioni abitato dagli eredi di coloro che, ricchi a sufficienza, poterono accedere ai rifugi antiatomici. A capo di uno dei blocchi esistenti c’è Hank McLean, interpretato proprio dal fu agente Dale Cooper, Kyle MacLachlan.
La protagonista, però, è sua figlia Lucy (Ella Purnell). Durante il matrimonio della ragazza, organizzato con degli abitanti di un altro blocco del Vault, il padre viene rapito: gli ospiti, infatti, provengono dal mondo esterno e coltivano l’obiettivo di distruggere i privilegiati nascosti. Lucy decide dunque di partire, lasciandosi alle spalle la sicurezza del mondo riparato: fuori da lì, il caos. Lo scenario è desolante e caratterizzato dall’iconica estetica cowboy punk che tanto piacque ai player dell’epoca. Nel mondo reale la gente sopravvive come può, minacciata dalla carestia e dai Ghoul, umani mutanti sopravvissuti al conflitto nucleare. L’America è divisa in fazioni, tra cui si distingue quella della Fratellanza d’Acciaio, una milizia che può contare anche sulle armature da combattimento Power Armour, uno degli elementi più iconici del videogioco. Lucy attraversa una realtà senza legge, confrontandosi con le contraddizioni del mondo che ha visto la distruzione. Forse, però, c’è ancora speranza per l’umanità. Fallout è stato un videogioco generazionale, e lo è stato non solo per la qualità di gioco, ma anche e soprattutto per la capacità degli sviluppatori di sviluppare un universo narrativo immenso, dove le curiosità, approfondimenti e misteri si contenevano l’un l’altro come scatole cinesi. Il primo Fallout è uscito nel 1997, l’ultimo nel 2018. Nel 2024, invece, il gioco è diventato una serie. Se il world building non ha forse la stessa profondità del videogioco, la capacità di variare registro in maniera repentina è sicuramente un plus della serie. Irriverente e seria, musica leggera in stile anni Venti affiancata da scene violente, l’alto e il basso: Fallout riesce a tenere bene queste variazioni. Puntare sulla nostalgia degli anni Novanta, per il tema e gli interpreti, e sulla freschezza dei toni ha sicuramente pagato. Un degno proseguo di carriera anche per chi, come l’agente Cooper, era già un’icona.