Chi è che spenderebbe 1.500 euro per una pizza ? Questa è la domanda che in molti si pongono dopo l’apertura durante la Milano fashion week del nuovo locale di Philipp Plein. Il noto stilista tedesco ha, infatti, appena inaugurato a Milano il suo Plein Hotel, progetto da 40 milioni di euro, che sembra avere come unica parola d’ordine quella del lusso. Ma siamo certi che si tratti davvero di lusso e non di pacchiano? Ne abbiamo parlato con lo chef Guido Mori, che ha parlato, di nuovo, anche di Flavio Briatore e del suo Crazy Pizza, al quale non ha risparmiato nessuna critica, arrivando a fare un appello al sindaco di Milano Beppe Sala. Critiche giunte anche a Gino Sorbillo, definito “un pizzaiolo mediocre”. Ma allora quali sono i pizzaioli che approva Mori? Ecco tutti i nomi su cui fare affidamento.
Guido, è polemica per la pizza da 1500 euro di Philipp Plein.
Stiamo parlando della pizza di uno stilista che a Milano decide di fare una roba con la bresaola di wagyu, il tartufo e nell’impasto, che si fa cinque o sei ore prima se non addirittura il giorno prima, c’è del Don Perignon. Il resto della bottiglia viene portata al tavolo e quindi il prezzo della pizza è giustificato da questo fatto. Ma stiamo parlando di una bottiglia che viene pagata tra i 220 e i 250 euro dal distributore e che lì vi rivendono a 600. Ma tutto questo non ha senso.
Perché?
Il Don Perignon ha quel valore perché viene consumato come champagne. Se io lo uso per capire se un orologio sia o meno resistente all’acqua o per sciacquare i calzini, non è che il lusso resta collegato all’oggetto. Oggetto che ha una funzionalità nel suo utilizzo, non al di fuori di esso. Questa pizza è l’icona del pacchiano, e se vuole gli consiglio di metterci dentro anche del caviale, così ha dentro tutto i simboli del lusso messi a cazzo. Così non si sta più proponendo un modello di lusso ma di pacchianità al 100%. Sono dei buzzurri quelli che ci vanno, perché se io ho 1500 euro, li faccio a pezzetti e li brucio, quello non è simbolo di ricchezza, ma di mancanza di cervello. È tutto molto triste e vorrei dire anche una cosa al sindaco di Milano.
Cosa?
Se fossi in Sala mi sentirei imbarazzato a vedere cose del genere nella mia città. Milano merita di avere di meglio rispetto a questi rozzi personaggi che fanno queste robe per personaggi altrettanto rozzi.
Su MOW avevi criticato anche Briatore per il Crazy Pizza ma è già sold out addirittura ottobre. Che cosa cerca la gente da questi posti?
Vogliono sembrare ricchi. Sia il locale dello stilista che quello di Briatore giocano sul fatto di proporre qualcosa che non è assolutamente lusso, ma sono proposte caciottare. Propongono un qualcosa che per una fetta di popolazione è lusso in quanto spesa. Lo pensano perché in qualche modo spendono soldi, e anche tanti, ma in maniera ingiustificata. Il lusso che propongono questi due soggetti è solo l’espressione di una società che confondono un’icona di stile con un buzzurro.
C’è stata la “faida” tra Briatore e Sorbillo per via dell’apertura a Napoli. Tu chi scegli?
Non mi piace nessuno dei due ma per motivi diversi. Briatore perché non ha nessuna conoscenza del mercato che sta affrontando. Ha dichiarato di essere il primo che porta il prodotto pizza all’estero, nonostante tanti prima di lui lo hanno già fatto e tra questi c’è proprio Sorbillo. Forse si dimentica che all’estero ci sono circa una cinquantina di catene di pizza napoletana, e questo già vi fa capire che non conosce il mercato di cui sta parlando. In più non conosce nemmeno il prodotto, perché afferma di avere una pizza senza lievito ma questo non c’entra un cazzo, perché nella pizza alla pala quello che fa davvero la differenza è la tecnica con cui questa viene fatta, non tanto la presenza e la quantità di lievito. In più non conosce nemmeno le terminologie.
Addirittura?
Stiamo parlando di uno che chiama il cornicione cordone, che non sa nemmeno che cosa sia il topping. È uno che dal punto di vista imprenditoriale non ci capisce un cazzo.
E Sorbillo?
È un pizzaiolo napoletano qualsiasi, con un livello tecnico normalissimo, che però è entrato in un grosso gruppo internazionale che lo ha finanziato e hanno confezionato un prodotto che non ha nulla di fantascientifico. Un prodotto mediocre lo definirei. È però una pizza fatta a regola d’arte che ha portato la pizza in giro per il mondo. Ma quello che interessa a Sorbillo sono le visualizzazioni sui social, è uno pronto a fare hype con cose tipo la pizza all’ananas. Non so come gestisca i lavoratori, mentre di Briatore si sa benissimo nell’ambiente.
Chi è allora un pizzaiolo noto che ti senti di elogiare?
Prendendo i “The Best pizza awards 2023”, c’è Franco Pepe che è bravissimo. Poi c’è Gabriele Bonci che, al di là delle sue uscite sulle donne che trovo riprovevoli, è un pizzaiolo che sa il fatto suo. Poi ci sono i maestri che sono Giorilli ed Ezio Marinato: i due riferimenti di tutti coloro che stanno crescendo e imparando. Purtroppo, però di questa gente si parla pochissimo e il mondo del food purtroppo è penalizzato da questo. Ci sono solo i nomi blasonati, per il resto non gliene frega niente a nessuno.