Oscar Farinetti non ci sta. Alle accuse di aver “perso il tocco” - rilanciate da Libero - risponde con la consueta sicumera: "È una vita che parlano male di me. All’inizio me la prendevo, ora no. Comunque dipende da cosa si intende per tocco: azzardo che non diamo la stessa interpretazione", ha detto in una recente intervista al Corriere della Sera. Ai conti in rosso di Grand Tour Italia ha replicato minimizzando: "Chi lo ha scritto si è dimenticato di dire che siamo stati aperti 4 mesi su 12. E che negli altri otto ho comunque pagato le bollette e non ho messo nessuno in cassa integrazione. Anzi, quando alcuni partner hanno dovuto farlo, io ho aggiunto la differenza sugli stipendi". E sul futuro, ha provato a rassicurare: "Nel 2026 forse non ancora, ma non perderò più così tanto". Certo, le chiusure ci sono state. Verona e il Brasile su tutte. Farinetti non ha negato l’amarezza: "Quando chiudi è sempre brutto. Però forse più a Verona. Ma ormai devi aprire solo in centro, in aeroporto e nei centri commerciali". E infine, persino sul prezzo del caffè ha dovuto chiarire: "Io avevo premesso che se si tenesse conto dei costi, vale a dire macchina, macina e lavoro del barista, dovrebbe costare molto di più. In Italia il prezzo resterà calmierato, ma in America un caffè al bar costa 4 dollari". Tutto molto rassicurante. Peccato che non tutti ci credano. Tra gli scettici c’è Guido Mori, chef e docente di cucina. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa del progetto Eetaly, delle chiusure e dei prezzi. Le risposte? Schiette e oneste. Come sempre.

"Farinetti è un personaggio che è sempre stato intessuto a doppio filo con la politica di centro-sinistra, di cui tra l’altro io faccio parte. Figurati se non mi dispiace parlare male della mia parte politica. Questo essere intessuto a doppio filo l’ha portato ad avere un prestito con tassi stracciati per aprire Fico. Ma veramente stracciati. Non so la cifra di preciso, ma se te lo chiedessero a te, compreresti una casa a Milano di 400 metri quadrati". Per Mori, insomma, il problema non è soltanto di gestione: Eataly e Fico partono da un concetto sbagliato. "Lui ha fatto un’offerta ristorativa vecchia. Quando l’ha costruita, già all’inizio, era un’offerta illustrativa che seguiva un filone interpretativo che era già da rifare. Il filone interpretativo era questo: io ti metto un Made in Italy e un biologico non ben selezionato, non ben individuato, tutto in un posto, e ti faccio pagare però tantissimo per questo. Che è un’offerta imbecille". E qui Mori entra nel dettaglio: l’idea del “chilometro zero nel 2025” in Italia non ha senso, perché è già la normalità. "Il tuo problema è nell’andare a comprare le mozzarelle. Le risolvi andando a comprarle a Eataly o le risolvi andandole a comprare sotto casa tua, che vivi in provincia di Caserta? Capisci che parlare di prodotti Dop in Italia e territoriali non è un valore aggiunto, perché io vado a comprare la pasta artigianale fatta dal pastificio accanto a casa mia, le verdure, la carne: è già incluso nella filiera questo discorso. Quindi lui parte con una roba che magari fatta a New York sarebbe anche funzionata bene, ma che non ha senso farla qui. E Fico è stato l’apogeo di questo".

Poi la mazzata estetica, senza pietà: "Intanto è brutto esteticamente. È veramente un pugno nell’occhio quando ci entri dentro. Sembra la Disney degli anni ’90. Disney è trash, è spazzatura allo stato puro. Entri dentro, è brutto, è carissimo e sostanzialmente mangi peggio di quello che c’è intorno pagandolo quasi il doppio. Quindi è un’offerta ristorativa che è vecchia, non funziona, rivolta ai turisti". Ma anche i turisti, avverte Mori, non bastano a tenere in piedi un modello che non convince. E fa riferimento a quel che ha detto Farinetti, che ormai devi aprire per forza in centro, in aeroporto o nei centri commerciali: "Se fai un posto che ha un’offerta e non è attrattiva, il problema non è di dove lo metti, è dell’offerta. Fico è una cattedrale nel deserto che non sarà mai ripagata. Mi pare, tra l'altro, che sia appoggiato a fondi nazionali". Quindi anche l’idea di rilanciare Eataly solo per attirare i turisti, per Mori non risolve nulla. "Eataly è un progetto morto, lo puoi portare soltanto in delle società vecchie. Per esempio lo porti negli Stati Uniti, che ormai è l’emblema della decadenza, e lì forse potrebbe funzionare, ma a New York, non certo se lo porti nei sobborghi di Las Vegas. Se lo porti in Inghilterra non funziona minimamente, perché questa idea del biologico, del localizzato, è un’idea del 1998, e siamo nel 2025, santo di Dio, sono passati 27 anni. Non se ne può più di sentire il chilometro zero e il biologico già localizzato, lo sanno tutti, non è più una novità, non è più interessante. E i suoi locali sono locali che non hanno contenuto". Per Mori, insomma, non c’è via d’uscita: Eataly non è solo in difficoltà, è un progetto morto.
