“Caro è tutto ciò che viene venduto a un valore superiore della qualità che ha. Costoso è qualcosa che non tutti si possono permettere, e dipende da tantissime cose: dalle materie prime, dalla ricerca approfondita per arrivare a un risultato estremamente qualitativo, scartare ciò che in fase di cottura non entra nei margini che abbiamo stabilito. Tutto questo fa aumentare i prezzi a dismisura. Poi c'è da dire che noi non nascondiamo niente: il prezzo al kg dei prodotti è sempre dichiarato sul cartello, e se uno ha delle difficoltà a comprarli mi dispiace per lui. Poi se non capiscono la differenza tra caro e costoso, che prendano il vocabolario. Probabilmente i loro genitori non glielo hanno mai fatto usare, oppure ogni pretesto è buono per dire qualcosa, anche perché poi ci sono quelli che vogliono creare dei presunti scandali tirandosi la zappa sui piedi perché sono contestabilissimi in qualsiasi momento. La pasticceria Massari è come la moda: vende unicità”. In questo modo il re dei pasticceri, Iginio Massari, tenta di giustificare i prezzi incredibili delle sue uova di Pasqua e delle sue chiacchiere di carnevale. Lo fa al Basement di Gianluca Gazzoli.

Noi lo abbiamo preso sul serio e siamo andati oltre. Invece di prendere un dizionario, abbiamo chiesto un parere direttamente a una linguista, Yasmina Pani, che, purtroppo, boccia la supercazzola del maître e lo riporta sul pianeta terra (quello in cui un uovo di Pasqua da 150 euro è, indistintamente, sia caro che costoso). “I due aggettivi sono perfettamente sinonimi, come attestano tutti i dizionari: caro vuol dire costoso e viceversa”. Ma allora che dizionario ha letto il nostro pasticcere? Resta un mistero, ma la sua distinzione filosofica, più che filologica, si potrebbe spiegare così: “Forse il signor Massari pensa che la parola costoso, in quanto meno ordinaria, nasconda in sé un elemento di nobiltà, ma si riferisce solo e unicamente al prezzo del prodotto: alto”. Insomma, le chiami come vuole, le sue uova. Costose o care che siano, il problema non è certo l’ignoranza di chi lo critica.

