Iginio Massari, ospite al Basement di Gianluca Gazzoli, ha spiegato come è diventato il king dei dolci, e non solo. Dalla volta in cui ha steso uno svizzero sul ring in venti secondi all'incidente in moto, poi gli orari nottambuli in laboratorio e, immancabile, la polemica sui prezzi dei suoi prodotti. Ecco cos'ha raccontato
Iginio Massari, ospite al Basement di Gianluca Gazzoli con sua figlia Debora, ha spiegato come è diventato il king dei dolci, e non solo. Dalla volta in cui ha steso uno svizzero sul ring in venti secondi all'incidente in moto, poi gli orari nottambuli in laboratorio e, immancabile, la polemica sui prezzi dei suoi prodotti. Ecco cos'ha raccontato a Bsmt. La sua carriera inizia come quella di Obelix: “Mia madre aveva una trattoria gelateria, e da piccolo sono caduto in una bacinella di crema gelato vaniglia e cannella. È così che sono diventato l'uomo più dolce del mondo”. Tutti questi zuccheri gli sono stati utili anche in un'altra carriera: “Quando ero ragazzo ho praticato tutti gli sport. Ho fatto judo, ho fatto full contact, sollevamento pesi, pugilato. Facevo le gare, poi ho avuto un bruttissimo incidente e sono rimasto una promessa. Ho fatto pugilato dai 16 ai 19 anni. Lo sport mi ha insegnato che se arrivi secondo hai sempre una scusa, ma se arrivi primo di scuse non ne hai”. Se volessimo descrivere caratterialmente Massari in una parola, l'aggettivo forse sarebbe arcigno. Ma come mai tutti questi sport di contatto? “Quasi per caso. Ero in Svizzera, correvo in bicicletta e nel periodo invernale facevamo palestra. C'era il pugilato e c'erano gli svizzeri che non amano tanto gli italiani. C'era un ragazzo che ha detto, riferendosi a me: mi piacerebbe tanto rompergli la faccia a quell'italiano. Io sono salito sul ring e sarà durato sì e no venti secondi. Dopo non voleva più rompere la faccia all'italiano”. Ma gli allenamenti sono nulla in confronto al lavoro in pasticceria.


“Tutte le mattine mi alzo alle 2:30, sette giorni su sette, e arrivo in laboratorio alle 3 meno un quarto. La parte più bella della giornata è fino alle 6:00, quando arriva il primo turno di dipendenti. In quella parte riesco a ideare nuovi dolci e a scrivere nuovi racconti e nuove poesie”. Orari che farebbero venire le occhiaie e il cattivo umore anche a un Buddha, ma la parte letteraria non è una metafora sui dolci: Iginio Massari scrive poesie da quando aveva 10 anni, ma quando ne aveva 19 ha dovuto affrontare un brutto incidente in moto: ecco come è andata. “Percorrevo una strada, e un ubriaco è uscito fuori dallo stop. Ho fatto un volo sull'altra corsia e in quel momento sopraggiungeva una Volkswagen, un Maggiolone. Un incidente quasi mortale, tanto che ancora oggi, quando mi dicono che ho dei bei denti, rispondo che li ho pagati cari. I miei li ho lasciati lì su quella strada. E all'epoca non era come oggi che gli ospedali ti rimettono a nuovo in fretta per buttarti fuori e fare spazio agli altri che arrivano. Sono rimasto sei mesi ricoverato, poi altri 40 giorni: i più lunghi perché mi rendevo conto che stavo perdendo tutto quello che avevo iniziato a costruire, visto che avevo appena aperto il mio laboratorio di pasticceria”. Da lì in poi, dopo anni di lavoro, è arrivata anche la popolarità.

Come ha vissuto Iginio Massari l'essere diventato un personaggio nazional-popolare? “Ero in piazza Duomo, a Milano, con un grande cantante: io ero sulla sinistra e lui sulla destra. Da una parte la gente gridava Albano, dall'altra gridavano Iginio. Poi ci siamo avviati insieme verso la Galleria e lui mi fa: però, ne hai di fan. Io gli ho detto: anche tu, però non sei uno di quelli che hanno la puzza sotto il naso, ti fermi e gli fai l'autografo. Lui mi ha risposto: sono loro che mi hanno dato da mangiare fino ad adesso, quindi li rispetto. Poi io non ero un cantante o una divinità come lui, ma nel mio lavoro c'è un mondo intero che mi apprezza, e io li ringrazio”. Il dolce che rappresenta l'Italia nel mondo? “Il panettone”. La figlia Debora poi racconta della sua ossessione per l'estetica, cruciale per un pasticcere, tanto che “rubava la crema di bellezza a mia mamma”. Ma passiamo alla parte più sapida dell'intervista: le polemiche sui prezzi non certo concorrenziali del pasticcere. A partire dalle chiacchiere di Carnevale fino ai maritozzi. Massari ripropone la differenza tra caro e costoso: “Caro è tutto ciò che viene venduto a un valore superiore della qualità che ha. Costoso è qualcosa che non tutti si possono permettere, e dipende da tantissime cose: dalle materie prime, dalla ricerca approfondita per arrivare a un risultato estremamente qualitativo, scartare ciò che in fase di cottura non entra nei margini che abbiamo stabilito. Tutto questo fa aumentare i prezzi a dismisura. Poi c'è da dire che noi non nascondiamo niente: il prezzo al kg dei prodotti è sempre dichiarato sul cartello, e se uno ha delle difficoltà a comprarli mi dispiace per lui. Poi se non capiscono la differenza tra caro e costoso, che prendano il vocabolario. Probabilmente i loro genitori non glielo hanno mai fatto usare, oppure ogni pretesto è buono per dire qualcosa, anche perché poi ci sono quelli che vogliono creare dei presunti scandali tirandosi la zappa sui piedi perché sono contestabilissimi in qualsiasi momento. La pasticceria Massari è come la moda: vende unicità”. Con questa affermazione, da ex pugile, avrà messo in ko tecnico i detrattori?

