Il momento tanto atteso è arrivato anche quest'anno. Quello di afferrare tutte le uova di Pasqua dal mobile sul quale sono state allineate, portarle sul tavolo della colazione pasquale e stracciare la carta una ad una, liberandole dell’odioso laccio che le soffoca per poi rompere i gusci con un colpo assestato di karate e veder spuntare fuori la sorpresa. I bambini? Quali bambini? Non si è mai grandi per un uovo di Pasqua, anche perché, come si dice, ce lo dobbiamo mangiare, mica dobbiamo entrarci dentro. Ma quest'anno c'è una novità: nella selva di uova presenti dappertutto già da febbraio - non avevamo fatto in tempo a finire le frappe che già sistemavano le uova di cioccolato negli scaffali - è presente la gamma proposta dal pasticcere di Real Time Ernst Knam, quello con il curriculum più lungo e prestigioso del mondo, di origine tedesca ma ovviamente milanese d'adozione come tutti i fighi che si rispettino. Perché in Italia se vuoi essere figo devi almeno aprire una attività a Milano e Ernst l'ha fatto, con la sua pasticceria stra firmata.
Il valore aggiunto a tutto ciò è dato dal fatto che Knam ha preso il posto di Chiara Ferragni dopo l'epurazione post scandalo per i due cachet milionari intascati a scapito della beneficienza, nell'accordo con la Dolci Preziosi, che produceva già l'uovo rosa incriminato della bionda ex-blogger di Cremona. Senza battere ciglio abbiamo accolto la notizia del nuovo uovo del brand in collaborazione con Ernst Knam scrivendo alla Cerealitalia per individuare anzitempo i punti vendita nella Capitale. Detto fatto, il tempo di un viaggio in zona Prenestina verso una cattedrale del consumismo Esselunga per un bagno di folla pre-festività e almeno due delle otto uova firmate Knam erano nelle nostre grinfie, alla modica cifra di 24 euro circa, 12 euro l'uno.
Le uova Knam sono proposte in diversi formati e ai gusti al cioccolato bianco e vaniglia del Magadascar, al latte finissimo al 39%, cioccolato bianco e caramello salato, al latte crispy e passion fruit, al cioccolato fondente con cacao monorigine Ghana al 75%, al cioccolato fondente e lamponi e al cioccolato bianco, arachidi e pistacchio. Ci aspettavamo anche il cioccolato e scaglie di Grana Padano e invece no; magari per l’anno prossimo suggeriamo a Ernst Knam il variegato alla ‘Nduja. Essendo noi classici per quanto riguarda il cioccolato così come per i confetti - dei quali disdegniamo il “misto nozze” con le varie aberrazioni alla ricotta e pera - ci siamo aggiudicati i rassicuranti fondente e al latte. Ma siccome siamo pure impazienti e affrancati dall'atrocità dell'attesa imposta dai vari mamma e babbo per l’assalto alle uova, vista la maggiore età, a casa siamo saltati sopra quei fragili ciuffi scintillanti e li abbiamo fatti a pezzi.
Il packaging è di fantasia piuttosto fané, in un pacchiano mix di azzurro e viola, recante un cartoncino bianco triste quanto la corsia di gastroenterologia con un grosso numero e la K di Knam alquanto spartana. So brutte, ‘ste uova, insomma. Una volta scartato, l'uovo si presenta bene, liscio, lucido, dignitoso. Al suo interno la agognata sorpresa ci delude non poco - e qui gli amanti del piccolo dono smettano di leggere perché spoileriamo il contenuto -. Trattasi di 50 grammi di dragèes di cioccolato con all'interno la nocciola. Delle praline, insomma, nulla di più. Il fondente ha gusto intenso e vellutato al palato, ben bilanciato tra il dolce e l’acme sublime delle note più amare. Sicuramente un ottimo cioccolato. L’uovo al latte rivela una tendenza a fondere in bocca piacevolissima, con retrogusto di ottimo burro di cacao e lieve sentore di latte lievemente vanigliato. Insomma, finirebbe in un nanosecondo, fosse per noi. Inutile sottolineare che la sorpresa è la stessa, le solite stupide praline. Non abbiamo testato tutti i gusti ma ci sentiamo di dire che nonostante sia buono, l’uovo di Knam non lascia gioia, e non la lascia dal principio. Dal momento in cui si sceglie il gusto preferito tra i vari proposti nello stand di cartone al supermercato, tra le centinaia presenti delle altre marche molto più allettanti, diremmo. Il messaggio che sembra lanciare è che sia un uovo – de luxe perché blasonato - pensato per le masse, un qualcosa sottotono, di accessibile ma senza eccessivo studio né appeal. Insomma, va bene che hai soppiantato la Ferragni e già sei soddisfatto così, okay la rinascita, di cui l’uovo pasquale è icona e metafora, ma se consumismo dev’essere, almeno pensaci di più, Ernst. Per noi è no.