Sui piatti della bilancia del pugilato ci sono lo spettacolo e la tecnica. L’ago pende nettamente verso il primo elemento. Lo abbiamo visto con l’incontro tra Jake Paul e Mike Tyson trasmesso da Netflix, ma anche con il match tra Conor McGregor e Floyd Mayweather. In alcuni casi, però, c’è una situazione di equilibrio. Questo sembra essere il caso dell’evento pugilistico più atteso degli ultimi anni, quello che vedrà sul ring Tyson Fury e Oleksandr Usyk. Il primo incontro a maggio lo ha vinto l’ucraino e ora The Gipsy King cerca vendetta. Ne abbiamo parlato con il giornalista ed esperto di boxe Fausto Narducci: “È difficilissimo fare un pronostico”, ma se Fury non sottovaluterà l’avversario allora “potrebbe vincere”. Il main event sarà alle 19 di sabato 21 dicembre e in palio a Riyadh ci sono centinaia di milioni: “Non ha senso che dieci campioni prendano quelle cifre”, chiarisce Narducci. Anche perché “questi pugili prendono più di quello che danno dal punto di vista economico”, gli ascolti restano bassi (compresi quelli di Dazn) e ormai i soldi vanno trovati in Arabia Saudita. E in Italia “il 99% dei pugili deve fare un altro lavoro per campare”. Dei due atleti restano le differenze: Fury, “il demolitore. Ne ha passate di ogni” (e Narducci paragona il libro sulla sua vita a Open di Andre Agassi), e Usyk, “il bravo ragazzo cresciuto in palestra”. Diversissimi, ma ugualmente vincenti. La boxe, però, non è fatta per chi tiene il profilo basso. Poi l’assenza di un erede di Daniele Scardina, il match su Netflix (“Era comunque un modo per parlare di boxe”) e i rischi per la salute di Tyson. Infine, ci ha parlato del compromesso tra popolarità e diffusione dello sport: “Lo accetto, purché rinasca un po' di interesse”.
Fausto Narducci, quello di sabato forse è il match del decennio, tu cosa ne pensi?
Sicuramente è il più bello degli ultimi anni. È scontato ricordare il valore dei due rivali, però ci sono diverse cose che lo rendono speciale. Innanzitutto è difficilissimo fare un pronostico. Usyk è uno dei tre della storia ad aver vinto sia nei massimi leggeri che nei massimi, parte da una capacità tecnica elevatissima, che non ha nessuno, e la sua caratteristica principale è il footwork, il gioco di gambe. Non si era mai visto un pugile così mobile, con caratteristiche da peso medio. Fury è il demolitore, quello che costruisce sulla potenza le sue vittorie. Storicamente, a parte l'ultimo match, ha sempre vinto sovrastando l'avversario sul piano fisico. Sulla carta dovrebbe vincere Fury, ma era il favorito anche nel match precedente. In quel caso nessuno si aspettava che vincesse Usyk.
Ha sottovalutato l’avversario?
Probabilmente sì. Ma l’ucraino è stato sottovalutato fin dall’inizio in carriera. Certo, aveva dalla sua anche un titolo olimpico, ma con tanti alti e bassi si è dovuto far valere match dopo match. Adesso lo conoscono tutti e presumo che Fury riuscirà a controllarlo di più.
In un’intervista Fury ha detto che non darà più spettacolo come nell’incontro che si è tenuto a maggio.
Se riuscisse a trattenersi allora potrebbe vincere.
Ha anche sottolineato che non cambierà il suo stile, perché è convinto di aver fatto il miglior incontro degli ultimi cinque anni dal punto di vista tecnico.
Aveva anche detto che Usyk era stato premiato perché tutti tifavano per l'Ucraina. Al di là di questo è difficile pensare che Fury avesse meritato. Il match l'ha fatto Usyk, Tyson era stato anche atterrato. Insomma, mi è sembrato fuori luogo.
Come mai Fury, come sembra, si prenderà il grosso della borsa premio nonostante sia stato battuto già una volta?
Perché nel mercato inglese dal punto di vista televisivo è quello che interessa di più. Paradossalmente il più popolare al mondo in questo momento è sempre Anthony Joshua, che continua a riempire gli stadi. Il valore delle borse non è relativo solo alle capacità di un campione, ma a quello che si porta dietro economicamente. E il mercato inglese dopo quello americano è dominante. Fury è un personaggio super popolare per la sua storia, per la depressione, per tutto quello che ha combinato. Ho appena finito di leggere il suo libro, Dietro la maschera, che è stupendo. Io lo paragonerei a Open di Agassi per bellezza. Tyson è un personaggio eccezionale, ne ha combinate di ogni.
Tu la conosci bene la sua storia?
Io ho scritto un libro che si chiama Le leggende della boxe e adesso lo sto aggiornando con le storie di Usyk e di Fury, mi sto ristudiando tutta la loro carriera. Usyk, come tutti i pugili ucraini, non è un personaggio. Fa fatica a parlare inglese, ha un modo di fare poco spettacolare, ma non ha nemmeno un passato particolare: è il classico bravo ragazzo costruito in palestra. Se non ci fosse la questione dell'Ucraina e della guerra non sapremmo cosa dire di lui. Tyson è l'ultimo maledetto della boxe e ciò gli permette, anche a prescindere dal risultato, di guadagnare di più da un incontro.
Ma lo reputi giusto?
Ci dice semplicemente cos’è il pugilato oggi: spettacolo e poca tecnica.
Usyk sapeva già che sarebbe andata così dal primo match?
Quella del rematch era una clausola del contratto di cui nessuno sapeva e che è venuta fuori solo dopo. Secondo me Usyk avrebbe potuto dire di no, dato che è lui il campione.
Se la boxe è solo spettacolo allora rimarranno solo gli incontri in stile Jake Paul vs. Mike Tyson?
Io ho la mia età, conosco la storia della boxe e ho visto il declino progressivo dell'interesse per la disciplina. Alla Gazzetta dello sport, se facciamo questo esempio, prima eravamo in quattro redattori solo di pugilato. Adesso non ce n'è neanche uno. L'interesse è piano piano regredito. Anche gli ascolti di Dazn, che di pugilato ne propone molta, non vanno benissimo. C'è poca gente interessata alla boxe vera e propria. Questo cosa ha comportato? Che devi alimentare l'interesse in qualsiasi modo. L’ultima di Tyson è stata veramente una farsa, però non si è mai parlato tanto di pugilato. La stessa cosa era accaduta con Mayweather, in quel caso per i soldi messi in palio. Per cui lo accetto, purché rinasca un po' di interesse per questo sport, che è sempre più minore.
Giovanni De Carolis e Clemente Russo ci hanno dato due versioni diverse proprio su questo tema. Per De Carolis quel match è stato dannoso.
Vi assicuro che un sacco di gente che incontravo per strada mi chiedeva di quell’incontro. Era comunque un modo per parlare di boxe. Le palestre poi sono piene, il problema è l’agonismo: sono pochi quelli che vogliono combattere. La boxe è popolarissima a livello di preparazione fisica, ma nessuno vuole prendersi i pugni in faccia. Il pugilato non è il tennis, ti devi fare male. E chi lo vuole fare più oggi?
Come siamo arrivati a questo?
In genere la boxe attinge alle periferie, alle categorie socialmente deboli. Per cui se aumenta il benessere e viene meno la voglia di sacrificarsi la boxe decade. È diventato uno sport di cultura fisica. Però questi sono ragazzi che non pensano di diventare pugili. È come il podismo di strada, bodybuilding quasi. C’è da dire che il fenomeno dell'mma ha un po' sottratto pubblico, ma anche quello è in declino.
Dopo grossi personaggi come Mayweather o McGregor per la Ufc la discesa sarà ancora più verticale.
Sì, specialmente in Italia, dove se non c’è il personaggio non se ne parla. Daniele Scardina poteva essere la grande occasione.
Qualcuno che può prendere il suo posto?
È una domanda che faccio sempre: chi è il più forte pugile italiano in circolazione? Lo chiedo agli addetti ai lavori e nessuno sa rispondere. Per me è chiaramente Guido Vianello, ma non ha quel tipo di immagine. Neanche gli esperti sanno indicare un campione oggi.
Ma tutti quei soldi che vengono messi in palio fanno bene agli atleti?
È tutto sovradimensionato ed è paradossale che oggi chi campa di boxe in Italia a livello medio-alto prenda borse da fame, a parte magari De Carolis o Russo. Il 99% dei pugili italiani fa un altro mestiere. Non ha senso che dieci campioni prendano quelle cifre. Infatti cos’è successo? Che la boxe, per sopravvivere, è dovuta andare in Arabia, dove almeno per un altro po’ di tempo saranno disposti a sborsare tutti quei soldi.
La boxe di massimo livello non si fa più al Madison Square Garden ma si fa a Riyadh, insomma.
Esatto. Già il Madison Square Garden era stato soppiantato da Las Vegas, poi anche quest’ultima è stata sorpassata dall’Arabia. Gli stessi campioni come Fury chiedono sempre di più, dicono che combatteranno solo per 100 milioni di dollari. Ma non ha senso, perché lo sport non è arricchirsi a dismisura: è anche condividere il valore culturale, tecnico e sociale della tua disciplina.
Il sistema rimane in salute nonostante queste follie?
Qualcosa dovrà cambiare. Questi pugili prendono più di quello che danno dal punto di vista economico.
Cioè il giro tra pubblicità, pay per view e tutto il resto è minore dell’incasso dei due atleti?
Sì, infatti chi è che mette i soldi? I petrolieri. Una volta li mettevano i grandi alberghi, ma ora non lo vogliono fare più nemmeno loro.
Qual è la prossima tappa in questo percorso?
Non lo so, davvero. Una cosa simile per certi versi è successa in Italia, dove sono state sperperate tantissime risorse a vantaggio degli organizzatori. I guadagni che c'erano negli anni Settanta e Ottanta erano esagerati, ma alla fine si sono trovati in mano le briciole, e oggi nessuno è più disposto a investire.
Parlando dell’incontro trasmesso da Netflix: Tyson secondo te ha rischiato per la sua incolumità?
Poteva essere un rischio perché non era assolutamente preparato, dato che ormai è un sessantenne che non ha più il gioco di gambe. Era immobile, infatti è durato una ripresa e mezzo. Avrebbe rischiato se l'incontro non fosse stato condizionato, diciamo così. Non è escluso che avessero stipulato fra di loro un accordo per non farsi del male.
Tornando invece a Fury contro Usyk: chi preferisci tra i due come atteggiamento, quello spaccone o l’atleta più tranquillo?
Tutto sommato penso che nel pugilato essere understatement sia negativo, perché è uno sport in cui la percentuale di spettacolo ha la sua parte, i grandi sono ricordati per il modo che avevano di trascinare le folle. Chi non partecipa allo show come Usyk alla fine finisce per non essere adatto al grande palcoscenico. Tanto è vero che ha bisogno di Fury o di Joshua per riflettere la loro popolarità, ma non ha un suo carisma. La boxe è la disciplina che più di tutte ha bisogno dello spettacolo per risaltare.