Ivan Ljubicic conosce Wimbledon da ogni prospettiva: da giocatore non è mai riuscito a innamorarsene davvero, ma da allenatore di Roger Federer lo ha vissuto, e oggi ne parla da commentatore tecnico. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha analizzato lo scenario del torneo più iconico del tennis mondiale partendo dalla rivalità del momento: quella tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. “Carlos ha tutto quello che serve per giocare bene sull’erba. Risponde bene, si muove bene, è molto potente. Ma non è una sorpresa, perché ha trovato da subito il feeling: si tratta di una superficie particolare, o trovi subito la tua dimensione o fai fatica. Io ho avuto difficoltà tutta la carriera; Federer, come Carlos, ha subito trovato il giusto feeling”. Il problema dell’erba, sottolinea Ljubicic, è tecnico ma non solo: “Muoversi, rispondere, usare il servizio. Io ero un grande battitore, eppure sull’erba non riuscivo a servire. Spostarsi è complicato, e questa erba di oggi è fatta per il contrattacco: chi batte e scende a rete non fa più molta strada”.

Il cambiamento rispetto al passato è radicale: “La palla rimbalza molto più alta, molto più regolare. Ricordo che ai miei tempi i primi giorni del torneo quasi non si riusciva a palleggiare, la palla rimbalzava sotto il livello del ginocchio. Oggi rimbalza quasi come sul cemento”. E proprio quel dettaglio apre uno spiraglio per Sinner: “Sulla carta dovrebbe trovarsi bene, ma non mi sembra abbia avuto lo stesso feeling di Carlos. Lo spagnolo si muove bene, ha grande equilibrio. Però Sinner, a partire dal servizio, sta crescendo anche sull’erba. È una superficie su cui, se ti piace avere tutto sotto controllo, sei meno comodo”. Jannik, d’altronde, è reduce da una sconfitta dolorosa: la finale del Roland Garros. “È stata una bella tranvata, un colpo duro. Ma sapete come si cancella un colpo così? Se vai avanti e hai la possibilità di vincere uno Slam. La buona notizia è che questo è il momento ideale, perché se prendi la legnata a Parigi, hai tre settimane e ti rimetti in gioco subito. Se ti succede a New York, devi aspettare fino all’Australia”. Resta l’incognita della lunga pausa forzata: “Ogni medaglia ha due facce, sicuramente a lui manca ancora un po’ di ritmo partita, però fisicamente l’ho visto molto bene. Ha investito molto sulla preparazione ed è un investimento a lungo termine. Si è allenato, e penso che il ‘vantaggio’, se pure involontario, di questa programmazione lo vedrà più avanti nella stagione e anche, forse, nelle stagioni successive”.

Ma il nodo è sempre lo stesso: Alcaraz. È lui l’unico vero ostacolo nella testa di Sinner? “Può esserci, perché alla fine è l’unico che lo batte, e quando perdi con un giocatore solo è ovvio che la tua mente si ferma molto là. È il nodo che Jannik deve sbrogliare in questo momento. Passerà sicuramente del tempo a studiare il modo di battere Carlos, ma lo spagnolo non è uno che ti dà una mano da questo punto di vista”. E, allora, come si batte Alcaraz sull’erba? “Deve farlo difendere, metterlo sotto pressione. Non bisogna che Alcaraz si esalti perché ha dimostrato che, quando prende in mano il gioco, fa quello che vuole. Sa essere ingiocabile. Sull’erba da un lato è un po’ più facile perché non controlla tutti i punti, dall’altro è anche una superficie che esalta le sue qualità di creativo”. Ljubicic, però, non riduce tutto al dualismo Sinner-Alcaraz. “Beh, non vi sarete mica dimenticati di Djokovic? Uno che ha vinto Wimbledon sette volte non può mai essere considerato fuori dai giochi. In più, il Roland Garros l’ha rimesso in condizione: sta bene ed è molto motivato”.

Non solo big: Wimbledon è anche il torneo delle “schegge impazzite”, come le ha chiamate Adriano Panatta: “È successo che i più forti perdessero con degli outsider. Ricordo ad esempio Federer con Stakovsky, ma anche Nadal con Rosol e Brown. L’erba nuova dei primi turni è sempre molto, molto insidiosa”. Ljubicic attenziona Bublik (“Non è una sorpresa, sarà testa di serie ed è meglio non incontrarlo al primo turno”), ma anche su Mpetshi Perricard (“grande battitore, molto pericoloso”), Hurkacz e Jack Draper, “che gioca in casa ed è molto naturale sull’erba”. E su Musetti? “A differenza dell’anno scorso arriva senza tornei sull’erba e questo potrebbe metterlo in difficoltà”. Per Berrettini Ljubicic è cauto: “Vediamo cosa farà, se starà bene, se inizierà bene il torneo. Speriamo che Wimbledon gli risvegli ricordi piacevoli”.