È arrivato il momento di dire una cosa scomoda: i giornalisti dovrebbero pagare per fare le domande in conferenza stampa. Non tutti, ci mancherebbe altro. Ma alcuni di sicuro. Perché talvolta chi risponde dovrebbe essere adeguatamente indennizzato, per il solo fatto di dover prendere sul serio certi interrogativi senza capo né coda, o formulati come se avessero la risposta incorporata, o espressi al termine di sofferte perifrasi che solleciterebbero una sola risposta: “Sì, ma qual è la domanda?”. Questa riflessione ci è stata sollecitata dalla visione della rituale conferenza stampa pre-partita del tecnico milanista Paulo Fonseca, tenuta il 23 agosto alla vigilia di Parma-Milan. A un certo punto del giro di domande è toccato a Peppe Di Stefano, inviato di Sky. Che, povero figliolo, ogni volta ce la mette tutta e per questo va elogiato. Ma purtroppo il risultato è quello che è. Sicché vengono fuori domande come quella che testualmente riportiamo: “Salve mister. L’assenza di Alvaro Morata chiaramente, al di là che non aveva giocato titolare sabato contro il tono, contro il Toro, probabilmente impone una scelta tra Noah Okafor e Luka Jovic. Studiando un po’ i due profili sono due giocatori, i miglior giocatori del Milan a gara in corso. Qual è il vantaggio eventualmente di mettere lo svizzero (e) qual è il vantaggio di mettere eventualmente Jovic dall’inizio, o, o, vengono fatti anche dei ragionamenti per la seconda parte di gara?”. Qui il problema non è tanto capire la domanda, ché tanto è tempo perso. Qui il problema è che Fonseca ha dovuto pure rispondere. E come lui, tutti gli sventurati protagonisti del mondo del calcio, che durante le conferenze stampa sono tenuti a misurarsi con domande che sembrano test di Rorschach. Per questo sosteniamo che, dopo aver piazzato un quesito del genere, bisognerebbe pagare. Perché è come richiedere agli intervistati un contenuto premium. Stanno lì per rispondere, mica per sbrogliare geroglifici. E dunque, riprendendo la nostra tesi, sarebbe stato corretto che un addetto del Milan, Pos tra le mani, si avvicinasse e dicesse: “Di Stefano: 200 euro. Bancomat o carta”.
Va detto che quella conferenza stampa è stata particolarmente ricca di momenti fenomenali. Il top si è toccato con l’incursione di Francesco Letizia, di Sportitalia. Che ha voluto fare lo splendido piazzando la citazione musicale. Perciò ha esordito così: “Buongiorno mister, ci risulta che lei è un grande fan degli Iuciù, no?”. La faccia di Fonseca è stata tutto un programma, e soltanto dopo qualche secondo si è capito che il riferimento era agli U2. Visto l’equivoco, sarebbe stato tanto sano chiuderla lì. E invece Letizia voleva proprio portare avanti il suo numero a effetto: “C’è una canzone che dice astillanfoundvuodalluchinfforr”. Intendeva riferirsi a I still haven’t found what I’m looking for, ma detto con una pronuncia che, al confronto, il Biscardi di denghiù pareva il principe William. Questa intro è stata fatta per chiedere al tecnico portoghese cosa ancora non abbia trovato nella sua squadra. Ma il solo effetto è stato che, un minuto dopo, duecento lettori di madrelingua inglese sparsi per le nostre università si sono suicidati, lanciandosi dalla finestra e urlando: “Bedda màtri!” (P. S. Francesco Letizia, POS 500 euro). Ora, non crederete mica che in Rai non siano capaci di regalarci delle gioie? Nossignori, anche i giornalisti del servizio pubblico sanno farci sognare. Per esempio, Luca De Capitani. Che così ha cominciato la telecronaca sulla gara fra le nazionali Under 21 di Italia e San Marino, giocata il 6 settembre: “Nell’immaginario collettivo questa dovrebbe essere la gara più facile”. E già, perché l’immaginario collettivo della nazione era invaso dal pensiero della gara contro l’Under 21 di San Marino. E su Sky, come vanno le cose? Non granché. Per dire, domenica 8 settembre il prode Angelo Mangiante ha spiegato che la Roma, nella prossima gara di campionato contro il Genoa, potrebbe impiegare Paulo Dybala nel ruolo di “centravanti di manovra”. L’ultima volta che abbiamo sentito dire “centravanti di manovra” era ancora vivo Erminio Macario. Ma ancora meglio ha fatto, nello stesso giorno, Matteo Barzaghi. Così è iniziato il suo servizio sui prossimi impegni dell’Inter in campionato e in Champions League: “M&M, &M. Non sono cioccolatini, ma tre ostacoli enormi. La ripresa dell’Inter dopo la sosta non sarà semplice, visto che dovrà affrontare Monza, Manchester City e Milan. A parte la consonante iniziale sono squadre diverse”. Un bell’incipit di M.